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Noam Soker

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Noam Soker, a fianco l'immagine della nebulosa planetaria Occhio di Gatto (2015)

Noam Soker (1958 – vivente), astrofisico israeliano.

Le nebulose planetarie

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  • Come le persone, anche le stelle invecchiano e muoiono: quelle di massa maggiore hanno una vita breve e scompaiono in una pirotecnica esplosione di supernova, ma le stelle di massa intermedia come il Sole, molto più comuni, concludono i propri giorni in maniera ben più elegante. Quando esauriscono il proprio combustibile nucleare, si gonfiano e, in un ultimo sussulto, espellono i propri strati più esterni creando una nube sferica di gas in espansione. Il nucleo pìccolo ma rovente, che è quel che rimane della stella, scalda il gas fino a farlo brillare. Per alcune migliaia di anni, quindi, la stella si circonda di una splendida nube scintillante: una nebulosa planetaria.
  • Negli ultimi 20 anni del XVIII secolo il grande astronomo inglese William Herschel diede inizio a uno studio approfondito e a una classificazione delle nebulose, chiazze sfumate di luce che non hanno aspetto stellare. Fu proprio Herschel, in un articolo pubblicato nel 1785, a coniare l'espressione «nebulosa planetaria» per descrivere una classe di oggetti la cui forma tondeggiante li faceva assomigliare a versioni spettrali di pianeti. [...]. Herschel ipotizzava erroneamente che le nebulose planetarie fossero oggetti giovani, non ancora condensatisi in stelle. (p. 34)
  • All'inizio del XX secolo si scoprì che le righe spettrali delle nebulose planetarie hanno una tipica forma a due picchi, che indica come questi oggetti si stiano espandendo. La radiazione emessa dal lato della nebulosa che si avvicina a noi risulta infatti spostata a una lunghezza d'onda leggermente inferiore, mentre quella del lato che si allontana assume una lunghezza d'onda leggermente più grande. È chiaro quindi che non si tratta di oggetti che sì contraggono per formare nuove stelle, ma di materia espulsa da astri vecchi. Nel 1956 l'astrofisico sovietico Iosif S. Šklovskij formulò e dimostrò l'interpretazione moderna, secondo la quale le nebulose si formano dall'espulsione degli strati esterni di vecchie stelle giganti rosse, e quindi rappresentano la fine, e non l'inizio, della vita di una stella. (p. 34)
  • Numerose osservazioni hanno dimostrato che le nebulose planetarie si espandono a una velocità compresa tra 5 e 100 chilometri al secondo, con un valore medio di circa 20 chilometri al secondo: in alcuni casi è possibile confermare questi valori esaminando visivamente l'espansione della nebulosa. (p. 34)

Bibliografia

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