Oliviero Forzetta

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Oliviero Forzetta o Forza (1299 o 1300 – 1373), collezionista italiano d'arte antica.

Citazioni su Oliviero Forzetta[modifica]

  • L'anno 1373, moriva in Treviso un ricchissimo cittadino popolare, che, fra l'altre sue munifiche disposizioni testamentarie, aveva già lasciato, in pecunia numerata, ottantamila ducati (di lire nostre, circa un milione e mezzo) all'Ospitale dei Battuti, obbligandolo ad erogarne la rendita nel maritar donzelle povere, nel soccorrere gl'imprigionati per debiti, e i poveri specialmente vergognosi.
    Lo splendido atto di carità – così viene qualificato da valenti scrittori di cose trevigiane – perde molto del merito suo, quando si consideri che il ricchissimo testatore, Oliviero Forzetta, nipote e figliuol d'usurai, processati dalla Curia pro male ablatis, commerciante del denaro egli stesso per tutta la vita, aveva già trattati come affari e conclusi cinque matrimoni, senz'averne sorriso ed orgoglio di prole; e pur voleva perpetuar il suo nome con le ingenti, ma impure ricchezze, e col fine pio stornar da esse e dalla sua memoria le inquisizioni e le condanne ecclesiastiche. (Augusto Serena)
  • Mentre Cola di Rienzo raccoglieva iscrizioni [latine], Oliviero Forza o Forzetta, ricco cittadino di Treviso e genero d'uno de' grandi officiali dell'Impero, si poneva a raccogliere le antichità: è la prima collezione di cui ci sia giunta memoria. Nell'andare a Venezia nel 1335 annotò per proprio conto gli acquisti che si proponeva di fare. Oltre i manoscritti (Seneca, Ovidio, Sallustio, Cicerone, Tito Livio, Valerio Massimo ecc.) e de' lavori d'oreficeria, cinquanta medaglie, «medaiae», che gli erano state promesse da mastro Simone, delle paste di vetro, dei bronzi, quattro puttini di marmo conservati nella chiesa di San Vitale a Ravenna (furono più tardi comprati dalla chiesa di Santa Maria de' Miracoli, a Venezia) e leoni, cavalli, bovi, uomini nudi ecc., ch'erano stati di un certo Perenzolo. Appare da questo documento che il commercio delle antichità era allora uno de' più fiorenti nell'Italia settentrionale. (Eugène Müntz)
  • Questo raccoglitore di classici latini, che riportava libri da Venezia come un tesoro, ventisett'anni prima che il Petrarca promettesse i suoi alla Repubblica, continuandone poi sempre l'incetta, si trovò ad avere, dopo più che un trentennio, una raccolta d'anticaglie ed una biblioteca, che gli studiosi certo gl'invidiavano. (Augusto Serena)

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