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Paola Lombroso Carrara

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Paola Lombroso (1899)

Paola Marzola Lombroso coniugata Carrara (1871 – 1954), giornalista, scrittrice e pedagogista italiana.

Artisti contemporanei: Leonardo Bistolfi

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  • Un tedesco cosmopolita, il D.r Pfungst, uno dei pensatori e poeti più moderni della Germania, dopo aver visto l'opera [di Bistolfi], aveva per esprimere il suo entusiasmo questa così ingenua espressione: «Si vorrebbe quasi esser morti per aver un tal monumento!». (pp. 3-4)
  • [...] Leonardo Bistolfi è ben un esempio del come la natura sia nello stesso tempo madre e madrigna quando profonde il talento, ma non dà modo all'individuo di ritrarne un frutto adeguato, quel premio in fama, ricchezza, successo che lo compensi del glorioso, ma pesante retaggio della genialità. Invece per quest'artista volta a volta squisito e potente – originale sempre – che ha portato in ogni filone – sia esso realismo o idealismo – la sua cifra propria e la propria bandiera, cioè guerra alle forme vuote dell'arte convenzionale – che ha prodotto in quindici anni tante e tali opere di cui una metà sarebbe bastata ad assicurar di gran lunga all'estero la fama di un artista – ogni lavoro non ha avuto fra noi che un significato di lotta, di amarezze e di sacrifici, lotta contro la materia – lotta contro il pubblico – contro gli artisti – e appena oggi si comincia a disegnar per lui l'alba rosata del successo. (pp. 4-5)
  • Leonardo Bistolfi personifica veramente il tipo che il pubblico immagina dell'artista; solo in lui tutto è vero, puro metallo quello che in altri non è qualche volta che posa e princisbecco. Eccessivo, bizzarro, fantastico, pieno di quello che gli inglesi chiamano pathos, anima, vita, nerbo, egli ha pagato a caro prezzo il suo scotto alla genialità col nervosismo, l'impressionabilità, la gracilità, lo spleen ecc. (p. 5)

Artisti contemporanei: Marco Calderini

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  • In Marco Calderini, che è uno dei nostri più vigorosi pittori piemontesi, l'artista è così strettamente legato, integrato coll'uomo, che non si può parlar dell'uno senza aver parlato dell'altro; compito del resto assai gradevole, perché in questi momenti in cui tutte le personalità che paion più integre da lontano, ci si presentano, viste da vicino, tronche, smozzicate – si può dir di Calderini che tutta la sua personalità psichica e artistica è rimasta intatta ed armonica. (p. 243)
  • [Marco Calderini] [...] egli è di quegli uomini di cui l'aspetto dice la vita. La figura, il modo di camminare, di parlare, di dipingere, tutto in lui si connette e corrisponde a un tipo di raro equilibrio. La persona è agile e complessa qual'è veramente quella di un uomo sobrio e sano. La fisonomia piena di serietà e di fermezza senza traccia di malizia, il gesto moderato, il vestire pieno di accuratezza, una parola facile e chiara, delle idee ben nette che gli fan accettar la discussione, ma ben difficilmente rimoversi dal giudizio che s'è formato da sé. (p. 244-245)
  • Fuori del Piemonte è poco nota l'opera del Fontanesi e la rivoluzione che 30 anni fa la sua arte nuova, avversata dalle accademie e dileggiata dal pubblico, iniziò e maturò.
    Per averne un'idea bisogna aver visitato il Museo Civico di Torino, aver veduto i paesaggi del D'Azeglio, che allora era considerato il gran maestro, freddi, duri, metallici, e accanto le tele del Fontanesi; la sua Primavera per es., cosi morbida, pastosa e potente, che porta in sé veramente una idea sintetica, come un simbolo dalla terra che gonfia e si rinnova. (p. 250)
  • La pittura del Fontanesi è una pittura filosofica, soggettiva, ed è questa la ragione per cui egli ha avuto tanti scolari e così pochi continuatori. Il segreto di far dal vero e sul vero egli poteva insegnarlo e diffonderlo, ma non poteva insegnare a sentire e riprodurre non solo degli alberi, dei prati, dei cieli, ma l'espressione, la sintesi del paesaggio; la sua era una pittura o meglio una poesia di temperamento, e mi si permetta il giuoco di parole, la prima condizione per poterla imitare era di essere originale e di sentire originalmente. (p. 250)
  • Il Fontanesi era un temperamento passionale, e tutti i suoi paesaggi hanno veramente un accento drammatico e quasi tragico; sono brume misteriose, e tramonti che han la solennità della caducità delle cose e simboliche primavere che rendon con un accento intraducibile la lieta rinascenza, il tepore della mite fioritura e la terra che esala il suo acre avvincente profumo di fecondatrice. (p. 250)
  • Calderini non possiede questa magniloquenza e drammaticità [del Fontanesi], è più delicato che appassionato, è un temperamento fino, equilibrato, aristocratico, sente non con veemenza, ma con penetrazione e con un orecchio squisito non ha mai cercato di uscir dalla sua gamma.
    Al paesaggio egli ha fatto parlare non il linguaggio solenne, ma quello cosi efficace dell'emozione e propriamente di quell'emozione fina e delicata, che non esorbita mai dai limiti dell'equilibrio, che fa dei suoi quadri (e questo è il segreto del suo successo) una nota di cui l'occhio non si stanca mai, in cui trova sempre un riposo, un vago rinfresco; egli possiede con una tecnica consumata il fascino e l'ingenuità di una ispirazione d'adolescente, sempre rinnovata e sentita. (p. 251)
  • Per questo suo amore del vero che lo fa cosi appassionare di uno stesso soggetto, si è data al Calderini la taccia di poca varietà. Ma come può non esser vario chi sente la natura, quando la natura è cosi varia? Visitando il suo studio e le sue cartelle, si vede quanti sono i soggetti che egli ha toccato e con quale maestria; dalla regale grandiosità dei giardini reali all'umile poesia delle casette rusticane coi loro pilastri e i loro curiosi porticati, i ballatoi zeppi di cenci e di pannocchie, le scale sgretolate, delizia dei bambini. Sui laghi, a Suna, a Baveno, ha trovato soggetti deliziosi, ha reso l'acqua in tutti i suoi aspetti, argentina sotto la leggera increspatura e imporporata di tramonti e placida di quiete; prima dei laghi, la montagna fu lungo tempo il suo soggetto preferito. (p. 254-255)
  • Calderini ha trattato anche con successo la figura, in cui le sue qualità di finezza e di coscienziosità dovevano riuscirgli preziose, ma è rimasto ed è essenzialmente paesagista.
    E il paesaggio che poteva solo rispondere alla natura della sua mente così netta, equilibrata, che aborre il mistero e la oscurità, che cerca la verità assoluta.
    Per una mente cosi nitida e chiara la figura umana deve apparire come qualche cosa d'inquietante, di sfuggente. Come pensare di poter rendere mai quello che passa dentro una fronte, esprimere che cosa si nasconde dietro il sorriso di una bocca? (p. 255)

Bibliografia

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  • Paola Lombroso, Artisti contemporanei: Leonardo Bistolfi, in Emporium Rivista mensile illustrata d'arte letteratura scienze e varietà, Istituto italiano d'arti grafiche Bergamo - Editore, vol. IX, Gennaio 1899, n. 49, pp. 13-17.
  • Paola Lombroso, Artisti contemporanei: Marco Calderini, in Emporium Rivista mensile illustrata d'arte letteratura scienze e varietà, Istituto italiano d'arti grafiche Bergamo - Editore, vol. VII, Aprile 1898, n. 40, pp. 243-256.

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