Patto di Locarno
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Citazioni sul patto di Locarno, sottoscritto il 1º dicembre 1925.
- I frutti di Locarno furono effimeri, anche perché in Germania, eletto il vecchio maresciallo Hindenburg alla presidenza della Repubblica, già si profilava il revanscismo; e la Francia reagiva alla minaccia riarmandosi. Contro la Francia si accaniva di più la stampa fascista: e alla Francia Mussolini presentava, con arroganza verbale, un «cahier de doléances» che andava dalla spartizione ingiusta dei mandati coloniali allo statuto degl'italiani di Tunisi, da una più favorevole sistemazione dei confini meridionali della Tripolitania alla mano libera nei Balcani, e alla situazione dei fuorusciti antifascisti. (Indro Montanelli e Mario Cervi)
- Il Patto di Locarno fu [...] un tentativo estremamente apprezzabile di uscire dalla cerchia malefica delle alleanze contrapposte (già formate o in via di gestazione o, comunque, possibili a formarsi), per sostituirvi gli accordi fra parti antagonistiche. Stresemann insistette ripetutamente [...] che Locarno, per produrre tutti i suoi effetti, avrebbe dovuto essere ben di più che una serie di paragrafi giuridici; occorreva uno spirito nuovo, sistematico, di collaborazione. (Mario Missiroli)
- L'iniziativa di Locarno era stata vista con sospetto da Mussolini, soprattutto per una ragione: essa «raddoppiava» la difesa della Francia, ma lasciava senza garanzie la frontiera del Brennero. Per poter vantare una parità internazionale con l'Inghilterra, l'altra garante, e anche per non restare isolato, Mussolini si rassegnò a firmare. Ma non perse più occasione di dichiarare che lo spirito di Locarno si andava «decolorando», che le illusioni da esso suscitate erano mal riposte, e che la corsa agli armamenti non ne era stata minimamente frenata: il che era vero. (Indro Montanelli e Mario Cervi)
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