Peter Pomerantsev
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Peter Pomerantsev (1977 – vivente), giornalista britannico.
Citazioni di Peter Pomerantsev
[modifica]- L'America sta diventando socialista. Tutte queste nuove tasse, tutti questi nuovi permessi: non è più il paese dove siamo sbarcati, sta diventando come l'Unione Sovietica.[1]
- La vita in Russia è migliorata [...] ma lascia un retrogusto di merda.[2]
- Questo paese [la Russia] non premia chi ha grandi ambizioni.[3]
Intervista di Massimiliano Virgilio, Fanpage.it, 22 luglio 2020
- Stiamo assistendo a una grande e decisiva battaglia, da un lato tra una politica identitaria e basata sull'irrealtà e gli ultimi bastioni dei valori dell'illuminismo nella scienza e nei fatti dall'altro.
- Al virus non interessa l'identità. Uccide tutti. E così stiamo assistendo alla battaglia di quelle forze – scienziati e razionalisti – che possono effettivamente affrontare la realtà. Ma la guerra non è finita. Mentre la crisi economica diventa sempre più profonda, le disuguaglianze nella nostra società potrebbero aumentare e le cose diventeranno peggiori di prima...
- Nel XX secolo i potenti hanno controllato le critiche attraverso la compressione dello spazio delle informazioni con la censura. Siccome questo è oggi molto più difficile da realizzare, anche nei regimi autoritari, il potere inonda lo spazio digitale con la disinformazione, con eserciti di robot, troll e cyborg, finché le persone smettono di distinguere la verità dalla finzione e diventano prima confuse e poi passive.
- Nel XX secolo l'espressione personale era profondamente legata all'emancipazione. Ora puoi esprimere te stesso e tutto ciò che desideri su Facebook, ma ciò ti rende più vulnerabile alla manipolazione, non meno.
- Non c'è nulla nell'articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani sul fatto che la "disinformazione" sia illegale, afferma solo che le persone dovrebbero avere il diritto di dare e ricevere informazioni.
- Il problema con le cyber milizie e le troll farm non è tanto il singolo contenuto che pubblicano, ma il modo in cui le distribuiscono in massa in un modo che sembra organico, come se i suoi esponenti esercitassero la loro libertà di parola, quando in realtà questi sono campagne nascoste e coordinate da un'unica fonte.
- Siamo come Caliban sull'isola di Prospero, circondati dal tempo digitale e da strani suoni che ci spingono verso ondate di panico e isterie sui social media, ma che non possiamo capire o a cui dare un senso perché è tutto dettato da dietro un mantello. Questo mantello deve essere strappato via. E questo, ovviamente, è il tipo di trasparenza che le dittature non vogliono: i governanti di Pechino e Mosca non vogliono che i loro cittadini sappiano come controllano e manipolano i loro dati; come truccano gli algoritmi in modo che le persone vedano ciò che vogliono che vedano.
Intervista di Emanuele Martino sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022, Ilmanifesto.it, 3 marzo 2022
- Forse questo è il paradosso più evidente: più [Vladimir Putin] insiste sull’unità tra ucraini e russi, più ne esaspera le differenze.
- La disinformazione russa è ben conosciuta, ma ora mi sembra a corto di idee. In questa guerra forse ci si dovrebbe chiedere se Putin non sia vittima della sua stessa propaganda. La possibilità che sia lui per primo a sovradimensionare la capacità del suo esercito, e a mitizzarne il ruolo, non è senza fondamento.
- In Russia la situazione è di gran lunga peggiore rispetto a quando lavoravo lì: molti credono che in Ucraina non sia in corso una guerra, ma magari solo un piccolo intervento militare nella parte orientale, niente di più. Quindi sì, siamo messi male.
- Lo scenario peggiore è che l’Ucraina smetta di esistere come Stato indipendente, che diventi una sorta di paese colonizzato. Con lo scopo di mantenere il controllo, Putin potrebbe prendere di mira non più solo i nazionalisti, ma anche tutta quella classe di persone che guarda con simpatia all’Europa. A quel punto potremmo assistere a persecuzioni di vario genere, arresti di massa, e a una nuova ondata di rifugiati come l’Europa non ha mai visto. Quindi l’insediamento di un governo populista russofilo permetterà a Putin di concentrarsi sulla Moldavia, per poi iniziare a minacciare anche i Paesi baltici.
Note
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