Pier Carlo Masini

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Pier Carlo Masini (1923 – 1998), politico, giornalista e storico italiano.

Cafiero[modifica]

Incipit[modifica]

Un giorno di primavera del 1891 gli anarchici Amilcare Cipriani e Paolo Schicchi, in un momento di libera uscita dalle prigioni del Regno, salivano al manicomio di Nocera pei visitare il loro compagno Cafiero. Trovarono il malato che se ne stava, com'era sua abitudine o mania, mezzo nudo al sole. Interrogato sulla ragione di questo comportamento, Cafiero additò il sole e disse «Quello è mio padre».
La frase non va presa come una delle tante, sconnesse e strane, uscite da un cervello infermo ma ricollegata ad un mondo di simboli che popolano, non senza coerenza, la fantasia del malato.

Citazioni[modifica]

  • Ciò che più colpiva e affascinava in lui [Cafiero] era il garbo delle maniere, anche nei momenti in cui lo scontro politico o ideologico si accendeva di violenza. Al momento della pazzia, Le Revolté di Ginevra (n. del 17 febbraio 1883), nell'annunciare la perdita del devoto militante dell'idea libertaria, inviterà i giovani a prenderne il posto con pari ardore, coraggio e perseveranza, ma soprattutto a imitarne la perfetta amabilità, l'inalterabile dolcezza, la simpatia del cuore, lo charme che lo facevano stimare dagli amici e rispettare dagli avversari. (cap. I, p. 21)
  • L'ultimo anno di vita fu per Giuseppe Mazzini cosparso di triboli e di delusioni. I giovani, dopo la sua polemica contro la Comune, gli volgono le spalle. I suoi attacchi al materialismo, al socialismo e all'internazionalismo, negatori di Dio, della Proprietà e della Patria, anziché screditare, finiscono per accreditare le nuove idee presso gli elementi più vivaci e irrequieti di parte repubblicana. Il vecchio maestro assiste addolorato e corrucciato a questa «invasione d'ignoranti selvaggi», per giunta guidati da un russo, anzi da un «cosacco» (che è Bakunin) e ispirati da un tedesco «uomo d'ingegno acuto ma dissolvente» (che è Marx). (cap. II, p. 38)
  • [...] il Terzaghi non era un arnese di questura. Era solo un cattivo arnese: personalità contorta, intelligenza volta al maligno, carattere dissociato e dissociatore. Lodigiano, era stato per cinque anni sergente del Regio Esercito, retrocesso a soldato per cattiva condotta, sottoposto a processo per tentata truffa, assolto, congedato nel maggio 1870. Era entrato nel movimento rivoluzionario con le credenziali per i fatti della primavera 1870 (i moti repubblicani che avevano portato il caporale Pietro Barsanti al plotone di esecuzione) ed aveva trovato facile credito, grazie soprattutto alle sue doti di polemista intemperante e sguaiato. Ma egli non aveva niente del rivoluzionario e neppure del ribelle. Era semplicemente un riottoso. (cap. VI, p. 95)
  • [Carlo Terzaghi] Era semplicemente un riottoso. Prepotente col prossimo, diventava furioso non appena impugnava una penna; con questa graffiava un po' tutti, a cominciare da quelli che gli erano politicamente più vicini: i mazziniani, i garibaldini, gli internazionalisti che non andavano d'accordo con lui. Per questa sua inclinazione alla polemica interna e alla diffamazione personale divenne, fin dall'inizio, consciamente o inconsciamente, uno strumento di gruppi interessati alla disgregazione del movimento democratico e operaio. La natura di attaccabrighe e l'ingegnaccio dissolvente producevano guasti irreparabili in qualsiasi associazione di cui egli entrasse a far parte («flagello dell'Internazionale» lo definì il Nettlau). (cap. VI, pp. 97-98)
  • [...] Terzaghi non è ancora un confidente stipendiato della polizia, il futuro professionista della provocazione politica. Egli però è un disgregatore, un seminatore di discordia, ha contatti con spie e confidenti e con lo stesso questore di Torino che da lui, ciarliero e millantatore, attinge facilmente notizie attinenti al movimento rivoluzionario. Oggettivamente egli serve il governo e il governo si serve di lui, sollecitandone la vanità di giornalista e finanziando le sue ricorrenti intraprese editoriali. (cap. VI, p. 105)

Bibliografia[modifica]

  • Pier Carlo Masini, Cafiero, Rizzoli Eitore, Milano, 1974.

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