Pierre Toussaint de Chazelle

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Autoritratto

Pierre Toussaint de Chazelle o Dechazelle (1752 – 1833), pittore e letterato francese.

Studii sulla storia delle arti[modifica]

  • [...], le pitture di Zeusi, al dire degli antichi scrittori, producevano una completa illusione; essi vantarono altamente una certa cesta di uve che portavasi in capo da un ragazzo, ed in cui gli augelli ingannati correvano a dar di becco. Siffatti aneddoti possono per un momento divertire gli oziosi, ma è increscevole al vero amatore delle arti, sentirli citare troppo spesso. (vol. I, libro secondo, p. 176)
  • Zeusi non amava i soggetti troppo vasti, anzi prediligeva quelli che, esigendo soltanto un piccolo numero di figure, gli lasciavano campo a disporle in maniera che nessuna fosse sacrificata, e gli fosse permesso di esprimere tutte le bellezze individuali di ognuna. La grazia, diceva egli, non si dimostra che nella calma delle passioni. (vol. I, libro secondo, pp. 176-177)
  • Zeusi nulla negligeva di quanto poteva servirgli a perfezionar le sue opere, e modellava in creta tutti gli oggetti che prendeva ad imitare; metodo eccellente il quale si usava eziandio dal celebre Pussino[1]. Taluno gli rimproverava la lentezza di quella pratica, ed il pittore non altro rispondeva fuorché le sublimi parole: lavoro per la immortalità. (vol. I, libro secondo, p. 177)
  • Nei soggetti che concedevano libera facoltà al genio di Apelle, egli amava trattare di preferenza, conforme al sistema di Zeusi[2] suo predecessore, quelli che non ammettevano gran numero di personaggi. Una Diana circondata da un coro di vergini, destò grandissima ammirazione: ma la sua Venere Anadiomene[3], si tenne come un capo d'opera cui null'altro poteva essere paragonato. (vol. I, libro quarto, p. 250)
  • [Apelle] Nessuno meritò meno di lui di essere scopo alle calunnie della malevolenza: affabile con chicchessia, la sua borsa era sempre aperta agli amici, e le grandi ricchezze che aveva ammassate alla corte di Alessandro, gli diedero frequente occasione di spargere i suoi beneficii sopra artisti poco agiati. Soleva d'altronde assisterli coi suoi consigli, e parlare con lode delle loro opere, per facilitarne lo smercio. (vol. I, libro quarto, p. 252)
  • In tal concorso di rinascenti ingegni, primo ci si presenta a menzionare Eufranore dell'istmo di Corinto, insigne non meno nella statuaria che nella pittura. Quintiliano, ammirando, il bello stile delle sue opere, lo paragona a Cicerone, oratore sempre eloquente qualunque si fosse il soggetto che aveva a trattare. Plinio invece, esaltando la nobiltà di espressione colla quale quel dotto artista sapeva caratterizzare i suoi personaggi eroici, lascia intendere in pari tempo che le teste delle sue figure parevano alquanto grosse, ed i corpi di soverchio esili.[4] Questo rimprovero desta sorpresa, in quanto che Eufranore non poteva certo ignorare le regole della simmetria, se aveva composti due trattati, stimatissimi presso gli antichi, l'uno relativo alle proporzioni armoniche del corpo umano, l'altro sugli artifizii del colorire. (vol. I, libro quinto, pp. 306-307)
  • [Riferendosi all'abilità di Eufranore nel colorire] Se ne vantava egli stesso, anzi avendo rappresentato sotto uno dei portici di Atene la personificazione della Democrazia e Teseo in mezzo al popolo, disse, a proposito di un quadro di Parrasio[5] in cui era altresì effigiato quel re legislatore: colà l'eroe sembra nutrito di rose, io lo dipinsi invece nutrito di carne. (vol. I, libro quinto, p. 307)
  • [Mecenate] Quel ministro, il nome proprio del quale divenne qualificazione apologetica di ogni zelante proteggitore degl'ingegni, aveva nei suoi scritti, non meno che nelle sue maniere, un deciso carattere di affettazione. Se compariva in pubblico, il suo passo, i suoi gesti, il suo portamento e fino le attrattive della sua persona, tutto mostrava un che di stentato. Quando parlava, pareva che si ascoltasse da sé stesso [...]. (vol. II, libro terzo, p. 143)
  • Il genere di composizione che la feconda fantasia di Ludio aveva messo in voga, presentava un capriccioso accozzamento di oggetti svariatissimi, di figure imaginarie, con volti umani e terminanti in pesci, in rettili, in volute di fogliami, fiori ed arbusti di ogni maniera. (vol. II, libro terzo, p. 243)

Note[modifica]

  1. Intende il pittore francese Nicolas Poussin (1594–1665), noto in Italia anche come Niccolò Pussino.
  2. Pittore greco antico vissuto nella seconda metà del V secolo a.C.
  3. Anadiomene vale sorgente dal mare. Atenéo riferisce che Apelle concepì l'idea di dipingere Venere nata dal seno delle onde, scorgendo la cortigiana Frine, di cui era innamorato, arrossire di esser veduta senza velo uscir dal bagno. [N.d.A., pp. 250-251]
  4. Mediante una lieve alterazione al testo di Plinio, il quale di leggeri può essere stato alterato dall'ignoranza dell'amanuense, si leggerebbe: «Eufranore dava sveltezza alle figure dei suoi personaggi, e grandiosità al carattere delle teste». [N.d.A., pp. 306-307]
  5. Pittore greco antico (V secolo a.C. – IV secolo a.C.), attivo principalmente ad Atene.

Bibliografia[modifica]

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