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Pietro Toesca

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Pietro Toesca

Giovanni Pietro Toesca (1877–1962), storico dell'arte italiano.

Citazioni di Pietro Toesca

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  • Durante la prima metà del Trecento l'influenza della Pittura oltramontana in Italia fu scarsa, e ristretta alle regioni più esposte ad essa, come osservammo nel Piemonte e anche in alcuni monumenti della Lombardia. Anzi, in quel tempo, la Pittura italiana, per opera specialmente di Simone Martini e dei suoi seguaci, penetrò in Francia, rivelandovi un realismo ben diverso dalle eleganti stilizzazioni gotiche proprie ai pittori e ai miniatori locali. (da La pittura e la miniatura nella Lombardia, p. 412)
  • Il maestro toscano [Masolino da Panicale], [...], sebbene mosso anch'egli dalle tendenze che animarono Michelino da Besozzo, Gentile da Fabriano e il Pisanello, aveva dato in breve un'impronta nuova al proprio stile, così che per la ricerca della prospettiva, del paesaggio, della espressione personale, per l'arguzia del racconto, egli può dirsi essere stato fra i pionieri della nuova Arte toscana. (da La pittura e la miniatura nella Lombardia, p. 501)

Masolino da Panicale

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Donde ebbe origine l'artefice «maraviglioso» agli stessi suoi contemporanei, che grandeggia allo schiudersi del Quattrocento in Firenze, e nella sua breve esistenza fa compiere all'Arte una rapidissima evoluzione creando già nel 1427 tale opera che, nella continua ascensione del Rinascimento, rimase sempre come segnacolo in vetta? La tradizione addita quale diretto maestro di Masaccio, Masolino da Panicale, ma l'attività di questo artefice – sia in realtà che per errati giudizi – appare talmente intrecciata con quella del grande discepolo da nuocere anziché giovare alla conoscenza della genesi, anzi della stessa natura, dell'arte di Masaccio. Nella incerta distinzione delle opere le figure dei due artisti hanno perduta ogni nitidezza; invano da molti anni la critica si affatica a sceverare i due profili: le più industri dimostrazioni non hanno portato sinora nessun accordo intorno alla esatta soluzione del quesito.

Citazioni

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  • Emana dall'affresco [di una lunetta nella chiesa di S. Stefano di Empoli] un senso di castità che purifica ogni cuore, una intensa luminosità, un tale gaudio di colore che esalta nell'animo la gioia della vita: forse soltanto nelle più ideali creazioni l'Angelico aperse ad occhio umano un simile sereno lembo di Paradiso! Altrove il tempo ha disfiorato l'opera di Masolino; qui il dipinto ci appare, come uscito appena dalla creazione dell'artista, di una impareggiabile freschezza; ed è ad una uguale gamma di colori, ad una pari intensità di luce, che dovremmo elevare le nostre sensazioni dinanzi a tutte le altre opere del maestro, ora deperite, per giudicarle nel loro primitivo valore! Invero non senza ragione il Vasari aveva scritto: «quello in che Masolino valse più che in tutte le altre cose, fu nel colorire in fresco; perché egli ciò fece tanto bene, che le sue pitture sono sfumate ed unite con tanta grazia, che le carni hanno quella maggiore morbidezza che si può immaginare»! (pp. 37-38)
  • [...] Masolino ci appare sotto un nuovo vaghissimo aspetto: egli non è più il pittore di figure graziose, ma sempre un po' manierate e leziose, quali anche i due bellissimi giovinetti che attraversano la scena della Resurrezione della Tabita o gli ascoltatori della Predica di S. Pietro nell'affresco della cappella Brancacci, egli qui afferra ed interpreta in tutte le più sottili differenze di temperamento la natura umana quale gli cade sotto gli occhi, con tale vivo compiacimento della riproduzione oggettiva del Vero, che può bene essere annoverato fra i pionieri della nuova arte naturalistica toscana. (p. 50)
  • [Masolino da Panicale] Dopo aver preparato all'arte il genio di Masaccio, egli non porta fuori di Toscana forme antiquate: l'opera sua ci sembra partecipare in ogni momento della vita dell'arte fiorentina, essere anzi fra i più evidenti segni del suo sviluppo. Se in essa, accanto agli elementi nuovi, persistono elementi tradizionali, se vicino al nuovo naturalismo fiorisce ancora l'idealismo, retaggio del Trecento, ciò non le forma che una maggiore ragione di bellezza e di originalità, tanto quei caratteri si compenetrano e si conciliano nel genio dell'artista. (p. 50)

Bibliografia

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Altri progetti

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