Osvaldo Soriano

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Osvaldo Soriano

Osvaldo Soriano (1943 – 1997), giornalista e scrittore argentino.

Citazioni di Osvaldo Soriano[modifica]

  • Il contropiede del difensore ha sempre in sé qualcosa di colpevole, furbastro, sleale.[1]
  • Perfino in Vaticano parlano solo di calcio. Stamattina ho sentito che pregavano perché non crolli l'Olimpico.[2]

Incipit di alcune opere[modifica]

Futbol[modifica]

Ti voglio dire questo: la cosa dannosa del fascismo è che induce gli imbecilli a credersi molto furbi. Quanto più uno è idiota, tanto più il fascismo lo fa sentire orgoglioso di sé. Ci sono iniziative da tutte le parti, inaugurazioni, bandiere, preti, fútbol e molto silenzio. Ti tranquillizza non dover pensare, e finisci schiavo di un principe fantoccio.

La resa del leone[modifica]

Quel mattino, quando il console Bertoldi andò a far visita alla tomba di sua moglie, constatò sorpreso che la signora Burnett non aveva lasciato una rosa sulla lapide.[3]

Mai più pene né oblio[modifica]

"Hai degli infiltrati," disse il commissario.
"Degli infiltrati? Qui lavora soltanto Mateo e sono ventiquattro anni che è nella delegazione."
"È un infiltrato. Dammi retta, Ignacio, sbattilo fuori perché ci saranno casini".
"Chi vuoi che faccia casino? Sono io il delegato e tu mi conosci bene. Chi vuoi che pianti grane?
"L'ispettore."

Quartieri d'inverno[modifica]

I due uomini che aspettavano nella stazione avevano una faccia annoiata. Quello che sembrava il capo portava un vestito nero lustro e aveva una cicca fra le labbra. L'altro, uno grasso con un maglione azzurro, agitava una lampada languente in direzione del macchinista. Sollevai la valigia e avanzai per il corridoio. Il vagone era quasi vuoto e la gente dormiva della grossa. Saltai sul marciapiede e mi gurdai intorno.
Dal vagone di prima scese un tipo che doveva essere sui due metri e i cento chili; si fermò un momento a guardare da una parte e dall'altra, come se si aspettasse che qualcuno gli mettesse un mazzo di fiori tra le braccia.

Triste, solitario y final[modifica]

Fa giorno con un cielo tutto rosso, sembra di fuoco, eppure il vento è fresco e umido e l'orizzonte una foschia grigia. I due uomini sono saliti in coperta e sono due facce ben diverse quelle che guardano verso la costa, celata dalla nebbia. Gli occhi di Stan hanno il colore della foschia; quelli di Charlie, il colore del fuoco. La brezza salata spruzza i loro visi di gocce trasparenti. Stan passa la lingua sulle labbra e sente, forse per l'ultima volta in questo viaggio, il gusto salato del mare.

Un'ombra ben presto sarai[modifica]

Non m'era mai capitato di restare senza un soldo in tasca. Non potevo comprare niente e non avevo più niente da vendere. Finché ero in treno mi piaceva rimirare il tramonto sulla pianura, ma adesso mi lasciava indifferente e faceva tanto caldo che aspettavo con ansia il calare dalla sera per stendermi a dormire sotto un ponte. Prima che facesse buio mi ero messo a guardare una cartina perché non avevo idea di dove fossi.

Note[modifica]

  1. Citato in Marco Pastonesi e Giorgio Terruzzi, Palla lunga e pedalare, Dalai Editore, 1992, p. 26, ISBN 88-8598-826-2
  2. Citato in Marco Pastonesi e Giorgio Terruzzi, Palla lunga e pedalare, Dalai Editore, 1992, p. 22, ISBN 88-8598-826-2
  3. Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia[modifica]

  • Osvaldo Soriano, Triste, solitario y final, traduzione di Glauco Felici, La Biblioteca di Repubblica, 2003. ISBN 8496200051
  • Osvaldo Soriano, Un'ombra ben presto sarai, (Una sombra ya pronto seràs), traduzione di Glauco Felici, Einaudi Tascabili, 1994. ISBN 8806136275
  • Osvaldo Soriano, Mai più né pene né oblio, (No habrà màs penas ni olvido), traduzione di Angelo Morino, Einaudi Tascabili, 1993. ISBN 880613292X
  • Osvaldo Soriano, Quartieri d'inverno, (Cuarteles de invierno), traduzione di Angelo Morino, Einaudi Tascabili, 1993. ISBN 880613292X

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Opere[modifica]