Reki Kawahara

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Reki Kawahara

Reki Kawahara (1974 – vivente), scrittore giapponese di light novel e manga.

Sword Art Online, intervista a Reki Kawahara e ABEC: non chiamatelo isekai

Gabriele Laurino, everyeye.it, 8 aprile 2019.

  • Sono cresciuto leggendo le prime light novel giapponesi, che risalgono agli anni Ottanta. All'epoca certe scene [di violenza sessuale] erano la prassi... leggendo questi prodotti sono arrivato a pensare che fosse quasi necessario inserirle a mia volta nei miei romanzi, come se fossero degli stereotipi. Poi mi sono reso conto che ci sono certi lettori a cui queste cose danno molto fastidio... ma è pur vero che, dal punto di vista del processo creativo, questo [escluderle] potrebbe costituire un problema.
    Facciamo un esempio: ci sono personaggi come Oberon, che vivono seguendo i propri bassi istinti. Personaggi del genere sono fondamentali per lo sviluppo della storia e qui la faccenda si fa spinosa: un personaggio deve comportarsi in un certo modo, ma alcune cose non sono permesse, mentre altre sì... è un equilibrio molto sottile.
  • Il personaggio di Yuuki era stato creato, sin dall'inizio, con l'obiettivo di morire entro il finale. Da un lato era il suo destino, sin dall'inizio, dall'altro aver creato un'eroina così tragicamente predestinata mi ha fatto soffrire, lo ammetto.
    Per uno scrittore, creare un personaggio dal destino già scritto significa un precludersi di possibilità: e quindi sì, mi sono pentito. Ma attenzione: ribadisco che SAO non è realmente un isekai. Non esiste la magia e, di conseguenza, neanche i miracoli. Morti come quelle di Yuuki sono state anche un modo, da parte mia, per comunicare ai fan che nulla accade semplicemente desiderandola ardentemente. A volte alcune cose sono impossibili da realizzare.
  • In effetti nei videogiochi di Sword Art Online, distribuiti da Bandai Namco, ci sono tante eroine davvero fighe! Ammetto, però, che mi risulterebbe difficile introdurle nella mia storia: sono personaggi che non ho creato io.
    Le storie e i personaggi dei videogiochi vengono creati e proposti a me dagli sviluppatori, io e ABEC poi supervisioniamo il tutto. Sia la trama che il design, insomma, non sono nostre creature. Insomma, non riuscirei proprio a decidere come caratterizzarli o muoverli nel mio romanzo. E poi... tutti i personaggi creati da me è come se fossero miei figli, eppure gli succede di tutto! Mi dispiacerebbe riservare un simile trattamento a figure che non sono state create da me.

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