Richard Ambrosini

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Richard Ambrosini (1955 – vivente), critico letterario e traduttore italiano.

Citazioni di Richard Ambrosini[modifica]

  • [Su L'isola del tesoro] [...] Stevenson risale all'origine del romanzo d'avventura inglese, al secolo che si era aperto con Robinson Crusoe (1719) di Daniel Defoe, l'opera in cui venne per la prima volta data rappresentazione al concetto che un luogo abitato dai 'selvaggi' – sia esso un'isola o un continente – sia da considerarsi deserto: un comodo espediente, questo, che avrebbe in seguito legittimato le innumerevoli acquisizioni territoriali della Corona. Restituito al suo alveo letterario il sottogenere del romanzo d'avventura per ragazzi, Stevenson procederà poi a sovvertirne le basi ideologiche. Prima di partire, Jim già si vedeva protagonista di chissà quali gesta, su un'isola popolata di "selvaggi, contro i quali combattevamo" e di "animali pericolosi che ci perseguitavano". Ma queste fantasie verranno smentite, allorché si scoprirà che non sono i cannibali a portare la violenza e la morte sull'isola, ma la ciurma dell'Hispaniola, quei pirati cioè la cui mitografia è inscindibile dalla storia dell'espansione inglese sui mari – come Stevenson non omette di ricordare quando nella locanda i giovani del luogo, affascinati dai racconti del vecchio bucaniere, prendono ad ammirarlo, "asserendo che era proprio quel tipo di uomo a rendere l'Inghilterra temibile sui mari" [terribile in mare].
    Stevenson, quindi, anziché inscrivere il suo romance in un macrotesto storicamente e ideologicamente definito, usa le convenzioni del sottogenere dell'avventura per deviare dall'inevitabile progressione dall'infanzia alla maturità codificata dal romanzo di formazione ottocentesco. Se di un'evoluzione si può parlare nel caso di Jim, questa si ha allorché lui si lascia alle spalle il mondo che potrebbe condividere con il protagonista di un romanzo psicologico per entrare nel mondo del romanzo d'avventura, uscendone trasformato. Fatto sorprendente per un romanzo presentato dall'autore come scevro di analisi psicologiche, questa evoluzione è scandita da due incubi che rispettivamente inaugurano e suggellano – perpetuandola – la lotta di Jim contro la fascinazione del male, e dai diversi momenti della storia in cui Jim, addormentandosi, varca una soglia dopo l'altra, in un percorso che accompagna la sua progressiva metamorfosi in eroe dell'avventura. (Dall'introduzione a Robert Louis Stevenson, L'isola del tesoro, traduzione di Alessandra Osti, la Repubblica, 2004)