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Riza Lushta

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Riza Lushta

Riza Lushta (1916 – 1997), calciatore albanese.

Citazioni di Riza Lushta[modifica]

  • [...] mi è subito piaciuta la Juventus, come società, come stile. [...] ero mezzo sinistro ma non mi limitavo a correre e portare palloni. Avevo, infatti, un buon senso della rete che si affinò avendo a fianco elementi della levatura di un Meazza, Borel, Sentimenti III, Locatelli. E prima ancora Colaussi e Gabetto. E con quella difesa che ti trovavi alle spalle era naturale puntare in avanti. Elementi come Parola erano eccezionali. Tutta grande sul piano puramente tecnico quella Juventus ricca di fuoriclasse, se pur la maggior parte avviati oramai sul viale del tramonto. Borel II, Meazza, Colaussi, ad esempio, non erano più quelli di qualche stagione prima. Fu invece un grosso sbaglio la cessione di Gabetto, questo sì. Lui scattava bene, faceva i goal difficili. [«E lei?»] Io ero più tecnico. Anche allora si giocava duro, però si poteva godere di una maggiore libertà d'azione. Se dovessi trovarmi oggi in un'area di rigore col gioco così stretto è certo che non farei bella figura.[1]
  • Sono jugoslavo, nativo esattamente di Mitroca, e da bambino i miei mi portarono in Albania e di qui è sorto l'equivoco. Pensi che anche Krieziu si diceva fosse albanese e invece anche lui, come il sottoscritto, era originario della Jugoslavia. A Tirana frequentai sino al quarto anno di agricoltura ma la passione per il calcio era al di sopra di ogni cosa, così andai allo Sport Club dove ebbi la fortuna di trovare un ottimo allenatore di scuola ungherese. Poi un amico italiano un giorno vedendomi giocare mi disse: "perché non vieni in Italia a provare?" Cosa che feci quasi subito e finii al Bari.[1]

Citazioni su Riza Lushta[modifica]

Marino Bartoletti[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Non è morto ricco, Riza Lushta, ma anzi povero e dimenticato dal mondo del calcio, come spesso capita alle vecchie glorie il cui ricordo ingiallisce nella memoria dei tifosi. Ma, almeno in Italia, aveva vissuto alla grande una breve stagione della sua vita, la stagione del pallone e dei calci alla sfortuna e alla cattiva sorte.
  • Era nato [...] nella terra [...] del Kosovo. La famiglia era ben presto emigrata a Tirana e quando il talento per il calcio emise i primi vagiti venne tesserato dallo Sportul Tirana. Agile e secco, dribbling e tiro come calcio comanda, gli bastò poco per imporsi nel campionato albanese, di cui divenne in breve la stella, il migliore. Quando nel 1939 l'occupazione lampo decisa dal Regime fascista fece dell'Albania una provincia dell'Italia, i migliori calciatori del Paese entranono nel mirino dei club italiani. Nell'estate di quell'anno, il Bari giocò un'amichevole con lo Sportul, rimanendo [...] impressionato da quella punta mancina e scattante e lo ingaggiò. Gli inizi non furono facili: [...] appena 3 gol. Uno di questi, però, pesò in modo decisivo sulla carriera di Lushta. Lo segnò alla Juventus, nell'ambito di una partita giocata alla grande, che convinse i dirigenti bianconeri ad acquistarlo [...]. E nelle successive tre stagioni, dal 1940 al 1943, gli ultimi tre campionati mentre già infuriava la guerra, Riza Lushta si dimostrò all'altezza della situazione, dando spesso grandi soddisfazioni ai tifosi, in un crescendo molto promettente [...]. Qui la sfortuna si prese la rivincita, visto che l'interruzione bellica ne fermò l'ascesa tra i migliori attaccanti del campionato, quando veniva considerato ormai secondo solo al grande Piola.
  • Nel 1954 andò a spremere gli ultimi frutti agonistici in Francia [...], dopodiché chiuse definitivamente col calcio. [...] si tagliò ogni ponte alle spalle ed emigrò negli Stati Uniti, dove lavorò come operaio ascensorista. La nostaglia per l'Italia tuttavia era grande, e lo convinse a tornare alla fine degli anni Sessanta. Si stabilì a Torino: aveva il passaporto statunitense e la pensione minima del Paese a stelle e strisce (una miseria), ma soprattutto contava ancora molti amici dei bei tempi e una famiglia di tifosi che lo ospitò per vent'anni [...]. Visse anni sereni, per parecchio tempo seguendo il calcio direttamente (rammentava con gratitudine che la Juventus non si era dimenticata di lui e finché la salute glielo aveva permesso aveva sempre trovato in sede un biglietto per la partita). Il 4 febbraio 1997 andò a schiacciare un pisolino dopo pranzo e non si svegliò più. [...] Al suo funerale, qualche vecchio compagno della Juve e pochi amici. Se ne era andato il più grande giocatore albanese di ogni epoca.

Note[modifica]

  1. a b Dall'intervista di Dante Grassi a Hurrà Juventus, ottobre 1979; citato in Stefano Bedeschi, Gli eroi in bianconero: Riza LUSHTA, tuttojuve.com, 22 febbraio 2024.

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