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Roberto Esposito

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Roberto Esposito

Roberto Esposito (1950 – vivente), filosofo italiano.

Citazioni di Roberto Esposito

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  • Recalcati ricostruisce in tutte le sue pieghe lo sviluppo, tutt'altro che lineare, di un pensiero, come quello di Lacan, costituito nel punto di confluenza e di tensione tra esistenzialismo e strutturalismo, capace di assorbire, traducendoli in un impasto originalissimo, gli influssi di Hegel e Heidegger, di Sartre e Kojève, di Saussurre e Jakobson – per non parlare di Freud, restato fino all’ultimo il suo interlocutore privilegiato.[1]

la Repubblica, 7 febbraio 2013.

  • Da questo gorgo non c'è vera risalita. Dalla peste ci si può immunizzare soltanto esponendosi al suo contagio. Ma ciò significa inevitabilmente divenirne preda in un circuito senza fine. La peste genera se stessa, si riproduce instancabilmente, nonostante e proprio attraverso i tentativi di debellarla – in realtà nascondendola, schiacciandola sulla fragile parete della dimenticanza e della rimozione. L'umanità non è che quella sottile striscia di terra che si stende tra un'ondata e l'altra della peste – emergendo allo scoperto soltanto quando la marea si ritira, prima di risalire e sommergerci di nuovo. Che in alcune stagioni la peste – questa peste nell'uomo e dell'uomo – dilegui, si ritiri, scompaia, è una nostra impressione. Essa è sempre stata lì, in agguato, in attesa di ritornare a esplodere più forte di prima, come l'ombra bruna che si allungò, negli anni Trenta del Novecento, nel cuore in fiamme della civiltà occidentale.
  • La peste è la metafora del male. Del male che viene da fuori, o dall'alto, come le frecce scagliate da Apollo sui Greci in partenza per Troia. Ma anche, e soprattutto, del male che nasce, e cresce, dentro di noi. All'interno del mondo e dal mondo. Radicato in quella natura che insieme ci avvolge e ci costituisce come esseri finiti, fragili, esposti al vento gelido della morte.
  • Ma la questione della peste – nel suo significato non solo patologico, bensì morale, ontologico e metafisico – era già stata posta da Lucrezio e, prima ancora, da Anassimandro. La peste è destino, ma anche, se misurata sul metro dell'etica, colpa di un uomo che, facendo parte della natura, ne condivide il carattere malvagio o, almeno, insensato.

Note

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  1. Da Tutto su Lacan, la Repubblica, 28 novembre 2012.

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