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Roddy Doyle

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Roddy Doyle

Roddy Doyle (1958 – vivente), scrittore e sceneggiatore irlandese.

Incipit di alcune opere

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I Commitments

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– Chiediamolo a Jimmy, disse Outspan. – Jimmy lo sa di sicuro. Jimmy Rabbitte se ne intendeva di musica. Se ne intendeva eccome. Quando andava in centro, mai che lo si vedesse tornare a casa senza un nuovo album o un LP o come minimo un singolo. Leggeva Melody Marker e New Musical Express tutte le settimane, se li divorava, e Hot Press ogni due settimane. Ascoltava Dave Fanning e John Peel. Leggeva perfino Jackie, la copia di sua sorella, se nessuno lo vedeva. E allora era chiaro che Jimmy se ne intendeva.

Bella famiglia!

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«Sei cosa?» disse Jimmy Rabbitte senior. Lo disse a voce alta. «Mi hai sentito», disse Sharon. Jimmy junior era di sopra nella camera dei ragazzi a fare pratica come dee-jay. Darren era in soggiorno a guardare Scuola di Polizia II in tivù. Les era fuori. Tracy e Linda, le gemelle, erano in soggiorno a dar fastidio a Darren. Veronica, la signora Rabbitte, era seduta davanti a Jimmy senior al tavolo di cucina. Sharon era incinta e aveva appena detto al padre che pensava di esserlo. A sua madre l'aveva già detto, prima di pranzo.

La donna che sbatteva nelle porte

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Me lo disse un poliziotto che venne a bussare alla porta. Non era uno dei soliti, uno di quelli che avevo già visto altre volte. Era solo un ragazzo, magro e con un sacco di brufoletti rossi sul collo.
«La signora Spencer?»
Poteva avere al massimo vent'anni, non di più. Aveva un'aria infelice.
«La signora Spencer?»
Avevo capito prima ancora che parlasse.

Paddy Clarke ah ah ah!

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Venivano giù per la strada.[1]

Rory & Ita

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«La prima cosa di cui mi ricordo è l'arrivo del grammofono. So che dovevo avere meno di tre anni, perché mia madre era ancora viva. Era una meraviglia. Mi sembra ancora di sentire l'odore del legno. Era di un legno scuro, con un armadietto sotto il piatto per tenerci i dischi. E dietro il piatto alcune assicelle larghe come la mia mano, saranno state sei o otto in tutto, che si aprivano girando una manovella e lasciavano uscire il suono. Il suono era ottimo. Era stupendo. Lo ricordo ancora, e ricordo anche la scatoletta con il cane della Voce del Padrone sul coperchio e, dentro, le puntine. E la puntina andava infilata nel braccio. Più avanti imparai a farlo da sola, giravo la manovella e via.»

Una stella di nome Henry

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Mia madre alzò gli occhi a guardare le stelle. Ce n'erano tante lassù. Le tremava leggermente la mano mentre ne sceglieva una. Puntò un dito. «Eccolo là, il mio piccolo Henry. Guarda, è lassù.» Io guardai; ero l'altro suo piccolo Henry, seduto accanto a lei sul gradino. Guardai verso l'alto e lo odiai. Lei mi stringeva a sé, ma guardava il suo bambino che scintillava lassù. Povero me, là accanto a lei, pallido e con gli occhi arrossati, un ammasso di croste e pustole. Con lo stomaco che urlava perché voleva essere riempito e i piedi nudi che mi facevano male come quelli di un vecchio. Io, l'improbabile sostituto del piccolo Henry, troppo buono per questo mondo, l'Henry che Dio aveva voluto per sé. Povero me.

Note

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  1. Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia

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  • Roddy Doyle, Bella famiglia!, traduzione di Laura Noulian, Tea, 1997. ISBN 8878182044
  • Roddy Doyle, I Commitments, traduzione di Giuliana Zeuli, Guanda, 1998. ISBN 8877468122
  • Roddy Doyle, La donna che sbatteva nelle porte, traduzione di Giuliana Zeuli, Guanda, Parma, 1997. ISBN 8877468939
  • Roddy Doyle, Rory & Ita, traduzione di Giuliana Zeuli, Guanda, 2003, ISBN 8882465713
  • Roddy Doyle, Una stella di nome Henry, traduzione di Giuliana Zeuli, Guanda, 2000. ISBN 8882461815

Altri progetti

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