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Romolo Tavoni

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Romolo Tavoni (a destra) nel 1961

Romolo Tavoni (1926 – 2020), dirigente sportivo e imprenditore italiano.

Citazioni di Romolo Tavoni

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  • Io credo che dal punto di vista umano e personale, Ferrari abbia pagato i suoi successi a caro prezzo. Io non lo invidio. Ha avuto degli onori che nessuno forse ha avuto, ma dal punto personale ha pagato con sacrifici non indifferenti.[1]
  • [Nel 1998] [...] io mi chiedo se non ci fosse stata la Fiat, la Ferrari avrebbe ancora questo grande consenso, questa grande simpatia, questa grande continuità, questo contatto con la gente? Dal punto di vista industriale produce 3200 vetture e le vende tutte. Hanno delle ordinazioni per 9 mesi. La gestione sportiva non vince un campionato da 19 anni, però la gente continua ad apprezzare tutto questo insieme. Bene allora, le Ferrari sono due, a mio avviso, bisogna essere onesti fino in fondo. C'è una Ferrari 47-77, consentitemi questa data. Poi l'uomo [Enzo Ferrari] va un po' in decadenza e la Fiat da molto distante se ne occupa. Lui gestisce questa sua capacità facendo sempre e soltanto le cose che lo stimolano per la gestione sportiva lasciando poi progressivamente il tutto nelle mani di coloro che oggi hanno posto quel mito, questo marchio, questa memoria in una posizione mondiale.[2]
  • Un giorno dico a Ferrari: "Commendatore, a Modena la Ferrari è per il 50% ammirata e per il 50% non la vede nessuno perché?" Lui risponde: "Perché il successo non dà emulazione, dà invidia".[2]

Da una tavola rotonda per il centenario della nascita di Enzo Ferrari, Milano, 18 aprile 1998; citato in Antonio Azzano, formulapassion.it, 15 agosto 2012.

[Su Enzo Ferrari]

  • Se ero in America al GP degli Stati Uniti e i nostri piloti erano l'inglese Hawthorn o Tony Brooks che facevano tempi migliori dei nostri, lui mi faceva, al telefono, un discorso di questo tipo: "Guarda che sono convinto che Phil Hill domani farà meglio, forse li batte tutti e due". Un discorso così per un ingenuo come me inizialmente era difficile da capire, però il significato era: "In America, se è possibile io vendo 10 macchine di più se vince un americano". Andavamo in Inghilterra a fare il Tourist Trophy con le vetture sport e avevamo Phil Hill che andava benissimo su quel circuito ed aveva il miglior tempo e gli altri venivano dopo. Lui diceva: "Fate attenzione durante i rifornimenti vedrete che quel pilota inglese vincerà lui". Aveva questa abilità di gestire le corse anche stando a casa. Lui è sempre stato il vero Direttore Sportivo della scuderia, credo almeno fino al 1980, perché era la sua vita, le corse erano la sua vita.
  • In America mi ricordo che alle 12 Ore di Sebring, Henry Ford II chiese di venire ai box a conoscere la squadra. Noi siamo stati molto onorati e Ford disse: "Salutatemi il signor Ferrari, io non posso chiedere la rappresentanza della Ferrari, però vorrei che mi mandasse una macchina tramite Chinetti [...], io vorrei veramente sentirmi ambasciatore delle Ferrari", e poi gli scrisse una lettera con queste parole che io avevo riferito. Questo per dire la dimensione del personaggio. Gli scrive: "Io per propagandare un mio modello devo investire capitali enormi, lei viene a fare una gara qui due volte all'anno e sui giornali è in prima pagina, qual è il segreto per il quale lei ha i giornali a sua disposizione?" Ferrari risponde: "Io vorrei che lei comprasse una mia macchina e che poi la giudicasse, perché io sono un piccolo costruttore artigiano, faccio il sarto su misura". Henry Ford comprò una macchina da Chinetti pagandola.
  • Le auto Ferrari avevano un prezzo stabilito, ognuno pagava questo prezzo in Italia, ma non valeva altro che in Italia, perché i clienti parlano la stessa lingua che parlava lui, ma all'estero le macchine avevano il valore della gente che comprava. Il re Leopoldo del Belgio viene con Liliana de Rethy e gli ordina un bellissimo coupé per un regalo da fare alla principessa [...]. Ferrari dice senz'altro e la manda a Pininfarina, al quale aveva chiesto di carrozzarla. Quando ritorna l'addetto della casa reale gli dice che gli sarebbe piaciuto [...] un bellissimo foulard di quelli che aveva Ferrari con lo stemma Ferrari, con una spilla. Allora chiama Gardini: "Vai da Blundi ordina una spilla con brillanti. Che ci sia il Cavallino, mi raccomando d'oro ecc". "E quanto posso spendere?" "Cento mila, dovresti cavartela". Gardini torna indietro e dice: "Centocinquantamila". "Va bene, comprala lo stesso". La macchina costava 10 milioni di lire. Gardini dice: "Viene l'addetto della casa reale e devo dare la fattura". "Si dagliela, quanto 10 milioni? No, non c'è la spilla". "Allora 10 milioni 150 mila". "No mettici 10 milioni 500 mila, che siamo più sicuri". Ferrari era capace di tradurre qualsiasi cosa in vantaggio per la Ferrari Automobili.

Da una tavola rotonda per il centenario della nascita di Enzo Ferrari, Milano, 18 aprile 1998; citato in formulapassion.it, 21 dicembre 2020.

[Su Enzo Ferrari]

  • Direi che, forse, Ferrari non aveva studiato letteratura ma era uno che diceva: "Volli, sempre volli fortissimamente volli". Voleva costruire un'azienda che durasse nel tempo e, forse, a questa intenzione che anteponeva a tutti gli avvenimenti, ha contribuito, almeno dal 1953 in poi, anche il sapere che il figlio che gli assomigliava in tutto e per tutto, come carattere, come volontà, gli sarebbe venuto a mancare di lì a poco: quando l'ematologo, il più grande ematologo di Modena, il professor Coppo, gli disse: "In queste condizioni, Ferrari lei non ha molte speranze". Il suo imperativo era quello di vincere perché vincendo toglieva la promozione alla concorrenza, ma doveva trovare in ogni modo uno spunto positivo, anche quando perdeva, perché lui doveva continuare.
  • [...] quando non aveva la macchina vincente, voleva essere pagato di più come premio di partenza perché diceva: "Vengo per farmi battere, altrimenti voi non avete nessuno che possa avere un certo prestigio per essere battuto, quindi la vostra gara non ha importanza".
  • L'uomo Ferrari era il primo dipendente di se stesso, era molto esigente con gli altri, era padrone degli altri, almeno con me credo che mi avesse considerato come il tavolo, la scrivania o la macchina da scrivere. I suoi collaboratori dovevano essere suoi, non si poteva stare a mezza strada. Vi racconto un episodio che chiarisce meglio le cose. Io ho avuto il piacere di lavorare dalla fine del 1945 al luglio del 1949 alle Officine Alfieri Maserati [...]. La prima a partire con l'attività sportiva nel dopoguerra fu la Maserati, la Ferrari stava elaborando ancora il suo 125 [...]. Quando mi sono trovato in Ferrari e ho detto che ero stato alla Maserati, dopo una settimana non mi voleva più, perché ero di quelli che erano al di là della via Emilia; Modena è divisa in due dalla via Emilia, quindi di qui o di là, ma un altro al mio posto, in quel momento, non c'era, quindi si è adattato. Mi ha detto: "D'ora in poi, lei deve avere in testa una cosa sola: la Ferrari. È la sua famiglia, il suo lavoro e la sua attività".
  • Per sapere se gli uomini potevano essergli vicino fino in fondo, per sapere tutto dei suoi uomini, un lunedì mattina mi disse: "Ma ieri come è andata?" "Sono andato a Bologna a vedere il Modena giocare con il Bologna, abbiamo anche perso". "Con chi è andato?" "Sono andato con Maletti, Montagnani, Zanasi, gli atri amici, con due macchine, mi hanno portato". "E dopo?" "E dopo ci siamo fermati a Modena al Nazionale, loro hanno fatto una partita a boccette e io ho preso un caffè guardando". E ha tirato fuori una busta gialla e dice: "Ah si è vero". Non era una bugia. Il Sifar credo l'abbia inventato lui per conoscere la gente. [...] Ferrari con l'Arma dei Carabinieri, la Benemerita, aveva un rapporto tale che sapeva se i suoi uomini mangiavano, se non mangiavano, se dormivano, chi vedevano, chi frequentavano. Ecco il possesso dell'azienda era totale [...]

Note

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  1. Da una tavola rotonda per il centenario della nascita di Enzo Ferrari, Milano, 18 aprile 1998; citato in Antonio Azzano, Enzo Ferrari | Come nacque ATS formulapassion.it, 15 agosto 2012.
  2. a b Da una tavola rotonda per il centenario della nascita di Enzo Ferrari, Milano, 18 aprile 1998; citato in Antonio Azzano, Enzo Ferrari | La Fiat per la continuità della Ferrari formulapassion.it, 15 agosto 2012.

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