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Rosellina Balbi

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Rosellina Balbi (1923 – 1991), scrittrice e giornalista italiana.

  • Di una cosa sono certa: se ciascuno di noi facesse davvero i conti con se stesso, a proposito del razzismo, questo confronto - per parafrasare le famose parole di Churchill dopo la battaglia d'Inghilterra - potrebbe rappresentare, se non il principio della fine, almeno la fine del principio. (da All'erta siam razzisti, Mondadori, 1988)

Sui Protocolli dei Savi di Sion, La Stampa, 26 gennaio 1972.

  • Quell'opuscoletto, dall'apparenza banale, compare puntualmente nei luoghi e nei momenti di grave sconvolgimento: nella Russia del 1918, nella Germania di Weimar, negli Stati Uniti degli Anni Venti. Come quelle pustolette maligne che segnalano la presenza di certe malattie, così i Protocolli costituiscono la spia di un profondo malessere sociale e morale; meglio ancora, sono il sintomo di un oscuramento della ragione. E non solo perché il loro contenuto è talmente inverosimile da indurre qualsiasi persona dotata di intelligenza anche modesta a prestare maggior credito a una storia di Frankenstein; ma anche e soprattutto per il semplice motivo che la prova di questa grossolana falsificazione fu raggiunta e resa pubblica dal Times di Londra, nell'ormai lontano 1921.
  • Un dirigente dell'Ochrana a Parigi (l'Ochrana era la polizia segreta zarista) utilizzò il Dialogue dell'innocente Joly per fabbricare i Protocolli. Perché fece questo? Per fornire una efficace base propagandistica alla campagna antisemita che le autorità russe stavano portando avanti, con l'intento di screditare agli occhi del popolo il movimento progressista, presentandolo, appunto, come una subdola macchinazione ebraica. Non a caso, negli anni a cavallo del secolo, si scatenò in Russia tutta una serie di sanguinosi pogrom chiaramente ispirati dall'alto; non a caso si rispolverarono, contro gli ebrei, le accuse di omicidio rituale [...]; non a caso le bande armate delle cosiddette «Centurie Nere» si diedero a saccheggiare impunemente le case degli ebrei, col pretesto di difendere la Russia dal sovversivismo. Il falso dell'Ochrana ebbe dunque un movente ben preciso.
  • Tutto il libello è un insieme di ridicole contraddizioni: prima si dice che, con la conquista del mondo, tutte le ricchezze cadranno nelle mani degli «Anziani», poi si annuncia il proposito di introdurre, una volta diventati Signori della Terra, la tassazione progressiva dei redditi [...]. Un assurdo pasticcio, dunque. La cosa più assurda, tuttavia, è l'eccezionale fortuna che i Protocolli ebbero nel periodo compreso fra le due guerre (dopo la Bibbia, furono il libro più diffuso del mondo). Una fortuna che può spiegarsi soltanto con il disordine politico, il caos economico, le frustrazioni, i timori, l'incertezza del futuro. È sintomatico che il simbolo del «malvagio ebreo» fosse il plutocrate Rothschild per alcune classi sociali e il bolscevico Trockij per altre. Ed è ancora più sintomatico che nella Germania sconfitta gli «Anziani» fossero additati come gli occulti protettori della Francia e dell'Inghilterra, in Gran Bretagna come i mandanti del Kaiser, in Francia come i complici ad un tempo della Germania e delle potenze anglosassoni, negli Stati Uniti come i nemici giurati degli anglosassoni e della morale puritana. Ciascuno, insomma, ritagliava gli «Anziani» a misura dei propri avversari.
  • Nel Mein Kampf, il futuro Führer cita appunto i Protocolli come la dimostrazione del «pericolo ebraico», come prova di un complotto che [...] comincia con Mosè, passa per San Paolo e in ultimo arriva a Lenin (che Hitler riteneva ebreo). Le radici di Auschwitz sono qui.
  • Il nostro paese può vantarsi di avere dato ai Protocolli, in quegli anni tremendi, l'importanza che meritava, cioè nessuna.

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