Vai al contenuto

Protocolli dei Savi di Sion

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Edizione russa dei Protocolli del 1912

Protocolli dei Savi di Sion, falso documentale ideato per suscitare sentimenti antisemiti.

Parleremo apertamente, discuteremo il significato di ogni riflessione e, per mezzo di paragoni e deduzioni, arriveremo a dare una spiegazione completa esponendo così il concetto della nostra politica e di quella dei Goys (parola ebraica per definire tutti i Gentili).

Citazioni

[modifica]
  • Si deve anzitutto notare che gl'individui corrotti sono assai più numerosi di coloro che hanno nobili istinti, perciò nel governare il mondo i migliori risultati sono ottenuti colla violenza e l'intimidazione, anziché con le discussioni accademiche. Ogni uomo mira al potere, ognuno vorrebbe essere un dittatore e sono, in vero, assai rari coloro che non sono pronti a sacrificare il benessere altrui pur di raggiungere le proprie finalità. (protocollo I; p. 19)
  • Il concetto della libertà non è realizzabile perché nessuno sa adoperarla con discrezione.
    Basta dare l'autonomia di governo ad un popolo, per un periodo brevissimo, perché esso diventi una ciurmaglia disorganizzata. Da quel momento stesso cominceranno i dissidi, i quali presto si trasformano in guerre civili, l'incendio si appicca ovunque e gli Stati cessano virtualmente di esistere. (protocollo I; p. 20)
  • La politica non ha niente di comune con la morale; un sovrano che si lascia guidare dalla morale non è un accorto politico, conseguentemente non è sicuramente assiso sul trono. Chi vuol regnare deve ricorrere all'astuzia ed all'ipocrisia. L'onestà e la sincerità, grandi qualità umane, diventano vizi in politica. Esse fanno perdere il trono più certamente che non il più acerrimo nemico. Queste qualità devono essere gli attributi delle nazioni Gentili, ma noi non siamo affatto costretti a lasciarci andare da esse. Il nostro diritto sta nella forza. La parola "diritto" rappresenta un'idea astratta senza base alcuna, e significa né più né meno che: "datemi quello che voglio perché io possa dimostrarvi in conseguenza che io son più forte di voi". (protocollo I; p. 21)
  • La nostra forza, nelle attuali traballanti condizioni dell'autorità civile, sarà maggiore di qualsiasi altra, perché sarà invisibile, sino al momento che saremo diventati tanto forti da non temere più nessun attacco per quanto astutamente preparato. Dal male temporaneo, al quale siamo obbligati a ricorrere, emergerà il benefizio in un regime incrollabile che reintegrerà il funzionamento dell'esistenza naturale, distrutto dal liberalismo. (protocollo I; p. 22)
  • Si deve comprendere, che la forza della folla è cieca e senza acume; che porge ascolto ora a destra ora a sinistra. Se il cieco guida il cieco, ambedue cadranno nella fossa. Conseguentemente quei membri della folla che sono venuti su da essa, non possono, anche essendo degli uomini d'ingegno, guidare le masse senza rovinare la Nazione. Solamente chi è stato educato alla sovranità autocratica può leggere le parole formate con l'alfabeto politico. (protocollo I; pp. 22-23)
  • Soltanto un autocrate può concepire piani vasti, assegnando la sua parte a ciascun ente del meccanismo della macchina statale. Quindi concludiamo essere utile per il benessere del paese, che il governo del medesimo sia nelle mani di un solo individuo responsabile. Senza il dispotismo assoluto la civiltà non può esistere, perché la civiltà può essere promossa solamente sotto la protezione del regnante, chiunque egli sia, e non dalla massa. (protocollo I; p. 23)
  • I popoli della Cristianità sono fuorviati dall'alcool; la loro gioventù è resa folle dalle orgie classiche e premature alle quali l'hanno istigata i nostri agenti – e cioè i precettori, i domestici, le istitutrici, gli impiegati, i commessi e via dicendo –; dalle nostre donne nei loro luoghi di divertimento; ed a queste ultime aggiungo anche le cosiddette "Signore della Società" – loro spontanee seguaci nella corruzione e nella lussuria. (protocollo I; pp. 23-24)
  • La violenza deve essere il principio; l'astuzia e l'ipocrisia debbono essere la regola di quei governi che non desiderano di deporre la loro corona ai piedi degli agenti di una potenza nuova. Il male è l'unico mezzo per raggiungere il bene. Pertanto non dobbiamo arrestarci dinanzi alla corruzione, all'inganno e al tradimento, se questi mezzi debbono servire al successo della nostra causa. (protocollo I; p. 24)
  • Il nostro appello di: "libertà, uguaglianza, fratellanza", attirò intiere legioni nelle nostre file dai quattro canti del mondo attraverso i nostri inconsci agenti, e queste legioni portarono i nostri stendardi estaticamente. Nel frattempo queste parole rodevano, come altrettanti vermi, il benessere dei Cristiani e distruggevano la loro pace, la loro costanza, la loro unione, rovinando così le fondamenta degli Stati. Come vedremo in seguito, questa azione determinò il nostro trionfo. Esso ci dette, fra l'altro, la possibilità di giocare l'asso di briscola, vale a dire di ottenere l'abolizione di privilegi; ossia, in altre parole, l'abolizione dell'aristocrazia dei Gentili, la quale era l'unica difesa che le Nazioni ed i paesi possedevano contro di noi. Sopra le rovine di una aristocrazia naturale ed ereditaria, costruimmo un'aristocrazia nostra a base plutocratica. Fondammo questa nuova aristocrazia sulla ricchezza, che noi controllavamo, e sulla scienza promossa dai nostri dotti. Il nostro trionfo fu facilitato dal fatto, che noi, mediante le nostre relazioni con persone che erano indispensabili, abbiamo sempre agito sulla parte suscettibile della mente umana; cioè sfruttando l'avidità di guadagno delle nostre vittime, la loro ingordigia, la loro instabilità, nonché profittando delle esigenze naturali dell'uomo, poiché ognuna di queste debolezze, presa da sé, è capace di distruggere l'iniziativa, ponendo così la potenza volitiva del popolo in balìa di coloro che vorrebbero privarlo di tutto il suo potere di iniziativa. Il significato astratto della parola libertà rese possibile di convincere le turbe che il Governo non è altro che un gerente rappresentante il possessore – vale a dire la Nazione –; e pertanto può essere messo da parte come un paio di guanti usati. Il fatto che i rappresentanti della Nazione possono essere destituiti li diede in nostro potere e fece sì che la loro nomina è praticamente nelle nostre mani. (protocollo I; pp. 25-26)
  • Per il nostro scopo è indispensabile che le guerre non producano modificazioni territoriali. In tal modo, senza alterazioni territoriali, la guerra verrebbe trasferita sopra una base economica. Allora le nazioni dovranno riconoscere la nostra superiorità per l'assistenza che sapremo dare ad esse, e questo stato di cose metterà entrambe le parti alla mercé dei nostri intermediarii internazionali dagli occhi di lince, i quali hanno inoltre mezzi assolutamente illimitati. Allora i nostri diritti internazionali cancelleranno le leggi del mondo e noi governeremo i paesi nello stesso modo che i singoli governi governano i loro sudditi. (protocollo II; p. 27)
  • Le classi istruite dei Gentili si vanteranno della propria erudizione e metteranno in pratica, senza verificarle, le cognizioni ottenute dalla scienza che i nostri agenti scodellarono loro allo scopo prefisso di educarne le menti secondo le nostre direttive. Non crediate che le nostre asserzioni siano parole vane: notate il successo di Darwin, di Marx e di Nietsche, che fu intieramente preparato da noi. L'azione demoralizzatrice di queste scienze sulle menti dei Gentili dovrebbe certamente esserci evidente. (protocollo II; p. 28)
  • La stampa è una grande forza nelle mani dei presenti Governi, i quali per suo mezzo controllano le menti popolari. La stampa dimostra le pretese vitali della popolazione, ne rende note le lagnanze e talvolta crea lo scontento nella plebe. La realizzazione della libertà di parola nacque nella stampa, ma i governi non seppero usufruire di questa forza ed essa cadde nelle nostre mani. Per mezzo della stampa acquistammo influenza pur rimanendo dietro le quinte. In virtù della stampa accumulammo l'oro: ci costò fiumi di sangue ed il sacrificio di molta gente nostra, ma ogni sacrificio dal lato nostro, vale migliaia di Gentili nel cospetto di Dio. (protocollo II; p. 28)
  • Sotto i nostri auspici la plebe ha completamente distrutto l'aristocrazia, la quale sempre la sovvenne e la custodì per il vantaggio proprio, che era inseparabile dal benessere della popolazione. Oggi giorno il popolo, avendo distrutto i privilegi dell'aristocrazia, è caduto sotto il giogo di furbi sfruttatori e di gente venuta su dal nulla. Noi abbiamo l'intenzione di assumere l'aspetto di liberatori dell'operaio, venuti per affrancarlo da ciò che lo opprime, quando gli suggeriremo di unirsi alla fila dei nostri eserciti di socialisti, anarchici e comunisti. Sosteniamo i comunisti, fingendo di amarli giusta i principii di fratellanza e dell'interesse generale dell'umanità, promosso dalla nostra massoneria socialista. L'aristocrazia, la quale – per diritto – spartiva il guadagno delle classi operaie, si interessava perché queste classi fossero ben nutrite, sane e robuste. Il nostro scopo è invece l'opposto, vale a dire che ci interessiamo alla degenerazione dei Gentili. (protocollo III; pp. 30-31)
  • La fame conferirà al Capitalismo dei diritti sul lavoratore infinitamente più potenti di quelli che il legittimo potere del Sovrano potesse conferire alla aristocrazia. (protocollo III; p. 31)
  • Determineremo una crisi economica universale con tutti i mezzi clandestini possibili coll'aiuto dell'oro, che è tutto nelle nostre mani. In pari tempo getteremo sul lastrico folle enormi di operai, in tutta l'Europa. Allora queste masse si getteranno con gioia su coloro dei quali, nella loro ignoranza, sono stati gelosi sin dall'infanzia, ne saccheggeranno gli averi e ne verseranno il sangue. A noi non recheranno danno, perché il momento dell'attacco ci sarà ben noto, e prenderemo le misure necessarie per proteggere i nostri interessi. Siamo riusciti a persuadere i Gentili che il liberalismo avrebbe dato loro il regno della ragione. Il nostro dispotismo sarà di questa specie perché avrà il potere di sopprimere le ribellioni e di sradicare con giusta severità ogni idea liberale dalle istituzioni. (protocollo III; pp. 32-33)
  • Ricordatevi della rivoluzione francese, che chiamiamo la Grande Rivoluzione: ebbene, tutti i segreti della sua preparazione organica ci sono ben noti, essendo lavoro delle nostre mani. Da allora in poi abbiamo fatto subire alle nazioni una delusione dopo l'altra, cosicché esse dovranno perfino rinnegarci, in favore del Re Despota, uscito dal sangue di Sionne, che stiamo preparando al mondo. (protocollo III; p. 33)
  • Nel momento attuale noi come forza internazionale siamo invulnerabili, perché quando siamo assaliti da uno dei governi dei Gentili, altri ci sostengono. Nella loro immensa bassezza, i popoli Cristiani aiutano la nostra indipendenza. Ciò fanno quando si prosternano davanti alla forza; quando sono senza pietà per i deboli; crudeli per le colpe e indulgenti per i delitti; quando si rifiutano di ammettere le contraddizioni della libertà; quando sono pazienti fino al martirio nel sopportare la violenza di una tirannia audace.
    Essi tollerano da parte dei loro attuali dittatori, Presidenti dei Consigli e Ministri, degli abusi per il più piccolo dei quali avrebbero ucciso cento re. (protocollo II; pp. 33-34)
  • La parola "libertà" porta la società a lottare contro tutte le potenze, persino contro le potenze della Natura e di Dio. Questo è il motivo per cui, quando noi arriveremo al potere, dovremo cancellare la parola "libertà" dal dizionario umano, essendo essa il simbolo della forza bestiale che trasforma le popolazioni in belve assetate di sangue. (protocollo III; p. 34)
  • Dobbiamo cancellare persino il concetto di Dio dalle menti dei Cristiani, rimpiazzandolo con calcoli aritmetici e bisogni materiali. Allo scopo di stornare le menti Cristiane dalla nostra politica è assolutamente necessario di tenerle occupate nell'industria e nel commercio. (protocollo IV; p. 36)
  • La lotta per la supremazia e la speculazione continua nel mondo degli affari, produrrà una società demoralizzata, egoista e senza cuore. Questa società diventerà completamente indifferente e persino nemica della religione e disgustata dalla politica. La bramosia dell'oro sarà l'unica sua guida. E questa società lotterà per l'oro, facendo un vero culto dei piaceri materiali che esso può procacciarle. Allora le classi inferiori si uniranno a noi contro i nostri rivali – cioè contro i Gentili privilegiati – senza neppur fingere di essere animate da un motivo nobile, e neppure per amore delle ricchezze, ma unicamente per il loro odio schietto contro le classi più elevate. (protocollo IV; p. 36)
  • Organizzeremo un governo fortemente centralizzato, in modo da acquistare le forze sociali per noi. Per mezzo di nuove leggi regoleremo la vita politica dei nostri sudditi come se fossero tanti pezzi di una macchina. Tali leggi limiteranno gradatamente tutte le franchigie e le libertà accordate dai Gentili. In questo modo il nostro regno si svilupperà in un dispotismo così possente, da essere in grado di schiacciare i Gentili malcontenti o recalcitranti in qualunque ora ed in qualunque luogo. (protocollo V; p. 37)
  • Allorquando i popoli consideravano i loro sovrani come l'espressione della volontà di Dio, si sottomettevano tranquillamente al dispotismo dei loro monarchi. Ma dal giorno in cui infondemmo nelle popolazioni il concetto dei loro diritti, esse cominciarono a considerare i Re come semplici mortali. Al cospetto della plebe la Santa unzione cadde dal capo dei monarchi, e quando ad essa togliemmo anche la religione, il potere fu gettato sulla via come pubblica proprietà e venne afferrato da noi. (protocollo V; pp. 37-38)
  • Leggiamo nella Legge dei Profeti, che siamo prescelti da Dio per governare il mondo. Dio ci ha dato l'ingegno e la capacità di compiere questo lavoro. Se vi fosse un genio nel campo nemico, egli potrebbe forse ancora combatterci, ma un nuovo venuto non potrebbe competere con dei vecchi lottatori come noi, e il conflitto fra lui e noi assumerebbe un carattere tale, che il mondo non ne avrebbe ancora visto l'eguale. Oramai è troppo tardi per il loro Genio. Tutte le ruote del meccanismo statale sono messe in moto da una forza che è nelle nostre mani: l'oro!
    La scienza dell'economia politica studiata dai nostri grandi sapienti ha già dimostrato che la forza del capitale supera il prestigio della Corona. (protocollo V; p. 39)
  • Oggi giorno conviene disarmare i popoli piuttosto che condurli alla guerra. È più importante sapersi servire per la nostra causa delle passioni ardenti che spegnerle. Incoraggiare le idee altrui e farne uso pel piano nostro piuttosto che disperderle. Il problema principale per il nostro governo è questo: come indebolire il cervello pubblico mediante la critica; come fargli perdere la facoltà di ragionare che è fomite d'opposizione; come distrarre la mentalità del pubblico per mezzo di fraseologie insensate. (protocollo V; p. 39)
  • Per impadronirci della pubblica opinione dovremo anzitutto confonderla al massimo grado mediante la espressione da tutte le parti delle opinioni più contraddittorie, affinché i Gentili si smarriscano nel labirinto delle medesime. Ed allora essi comprenderanno, che la miglior via da seguire è quella di non avere opinioni in fatto di politica; la politica non essendo cosa da essere intesa dal pubblico, ma riservata soltanto ai dirigenti gli affari. E questo è il primo segreto.
    Il secondo segreto, necessario al successo completo del nostro governo, consiste nel moltiplicare ad un punto tale gli errori, i vizi, le passioni e le leggi convenzionali del paese, che nessuno possa vederci chiaro in simile caos. Quindi gli uomini cesseranno di comprendersi a vicenda. Questa politica ci aiuterà pure a seminare la zizzania in tutti i partiti; a dissolvere tutte le forze collettive, a scoraggiare ogni iniziativa individuale, la quale potrebbe in qualche modo intralciare i nostri progetti. Non vi è nulla di più dannoso dell'iniziativa individuale: se è assecondata dall'intelligenza essa ci può recare maggior danno dei milioni di esseri che abbiamo aizzato a dilaniarsi vicendevolmente. (protocollo V; pp. 40-41)
  • Opprimeremo i Cristiani ad un tale punto, che li obbligheremo a chiederci di governarli internazionalmente. Quando raggiungeremo una simile posizione, potremo immediatamente assorbire tutti i poteri governativi del mondo e formare un Super-governo universale; al posto dei governi ora esistenti, metteremo un colosso che si chiamerà l'"Amministrazione del Supergoverno". Le sue mani si allungheranno come immense tanaglie e disporrà di una tale organizzazione, che otterrà certamente la completa sottomissione di tutti i paesi. (protocollo V; p. 41)
  • L'aristocrazia dei Gentili non esiste più quale potenza politica, di modo non dobbiamo ulteriormente tenerne conto da questo punto di vista. Però essa, in quanto proprietaria di terreni, costituisce sempre un pericolo per noi, giacché le sue rendite le assicurano l'indipendenza. Pertanto è essenziale per noi di privare l'aristocrazia delle sue terre, a qualunque costo. Per raggiungere questo scopo, il modo migliore è quello di aumentare continuamente le tasse e le imposte, e con ciò il valore dei terreni si manterrà al più basso livello possibile. (protocollo VI; p. 42)
  • Aumenteremo i salari, ciò che non porterà beneficio all'operaio, perché contemporaneamente accresceremo il prezzo delle sostanze più necessarie, col pretesto dei cattivi risultati dei lavori agricoli. Con astuzia mineremo le basi della produzione, seminando i germi della anarchia fra gli operai ed incoraggiandoli nell'abuso degli alcoolici. Nel tempo stesso adopreremo tutti i mezzi possibili per iscacciare dal paese tutti i Gentili intelligenti. (protocollo VI; p. 43)
  • Per noi è essenziale aggiustare le cose in modo, che oltre noi, in tutti i paesi non siavi altro che un enorme proletariato, cioè altrettanti soldati e poliziotti fedeli alla nostra causa. (protocollo VII; p. 44)
  • Dobbiamo metterci in condizioni tali da poter rispondere ad ogni opposizione, con una dichiarazione di guerra da parte del paese confinante a quello Stato che osasse attraversarci la strada; e qualora tali confinanti alla loro volta decidessero di unirsi contro noi, dovremo rispondere promuovendo una guerra universale. (protocollo VII; p. 44-45)
  • In breve: per dimostrare che tutti i governi dei Gentili sono nostri schiavi, faremo vedere il nostro potere ad uno di essi per mezzo di atti di violenza, vale a dire, con un regno di terrore. (protocollo VII; p. 45)
  • Circonderemo il nostro governo con un vero esercito di economisti. Questo è il motivo per cui si insegna principalmente agli Ebrei la scienza dell'economia. Saremo circondati da migliaia di banchieri, di commercianti e, cosa ancora più importante, di milionarii, perché, in realtà, ogni cosa sarà decisa dal danaro. Nel frattempo, fintanto che non sarà prudente riempire gli incarichi di governo con i nostri fratelli Giudei, affideremo i posti importanti a individui la cui fama e il cui carattere siano così cattivi da scavare un abisso fra essi e la Nazione, ed anche a gente di tal risma, che abbia timore di finire in galera se ci disobbedirà. E tutto questo allo scopo di obbligare costoro a difendere i nostri interessi finché abbiano fiato in corpo. (protocollo VIII; p. 47)
  • Alle parole liberali della nostra divisa massonica: "libertà, uguaglianza e fratellanza", sostituiremo, non quelle del nostro vero motto, ma bensì delle parole esprimenti semplicemente un'idea, e diremo: "il diritto della libertà, il dovere dell'uguaglianza ed il concetto della fratellanza" e così prenderemo il toro per le corna. (protocollo IX; p. 48)
  • Posso onestamente asserire che al momento attuale noi siamo legislatori; giudichiamo e castighiamo, giustiziamo e perdoniamo; siamo, per così dire, il comandante in capo di tutti gli eserciti e cavalchiamo alla loro testa.
    Governiamo con una forza potentissima, perché abbiamo nelle mani i frammenti di un partito che una volta fu forte ed è ora soggetto a noi. Abbiamo un'ambizione senza limiti, un'ingordigia divoratrice, un desiderio di vendetta spietato ed un odio intenso. Siamo la sorgente di un terrore che esercita la sua influenza a grande distanza. Abbiamo al nostro servizio individui di tutte le opinioni e di tutti i partiti: uomini che desiderano ristabilire le monarchie, socialisti, comunisti, e tutti coloro che aderiscono ad ogni genere di utopie. Tutti costoro sono aggiogati al nostro carro. Ciascuno di essi mina, a modo proprio, i residui del potere cercando di distruggere le leggi tuttora esistenti. Con questi procedimenti tutti i governi sono tormentati, urlano tranquillità e per amor di pace sono disposti a qualunque sacrificio. Ma noi negheremo ad essi tranquillità e pace finché non riconosceranno umilmente il nostro super-governo internazionale. (protocollo IX; p. 49)
  • Abbiamo corbellato e corrotto la nuova generazione dei Gentili, insegnandole principii e teorie di cui conoscevamo la falsità assoluta, pur avendoli inculcati con assidua cura. (protocollo IX; p. 50)
  • Ci si contesta, che le nazioni possono insorgere contro di noi qualora i nostri piani siano scoperti prematuramente; ma noi, anticipando questo avvenimento, possiamo esser sicuri di mettere in azione una forza talmente formidabile da far rabbrividire anche gli uomini più coraggiosi.
    In quel tempo tutte le città avranno ferrovie metropolitane e passaggi sotterranei: da questi faremo saltare in aria tutte le città del mondo, insieme alle loro istituzioni e ai loro documenti. (protocollo IX; p. 51)
  • La Nazione tiene in considerazione speciale la potenza di un genio politico e tollera tutte le sue prepotenze commentandole in questo modo: "Che tiro birbone, ma con che abilità lo ha eseguito!". Oppure: "Che canagliata, ma come ben fatta, e con quanto coraggio!". (protocollo X; pp. 52-53)
  • Quando faremo il nostro colpo di Stato, diremo al popolo: "Tutto andava in malora; tutto avete sofferto, ma ora noi distruggiamo le cause delle vostre sofferenze; vale a dire le nazionalità, le frontiere, e le monete nazionali. Certamente sarete liberi di condannarci, ma il vostro verdetto non può esser giusto se lo pronunciate prima di esperimentare ciò che possiamo fare per il vostro bene". Allora il popolo, esultante e pieno di speranza, ci porterà in trionfo. La potenza del voto, al quale abbiamo addestrato i membri più insignificanti dell'umanità per mezzo di comizi organizzati e di accordi prestabiliti, adempirà allora il suo ultimo compito. Questa potenza, che è stato il mezzo con cui "ci siamo messi sul trono", ci pagherà l'ultimo suo debito nella sua ansia di vedere il risultato delle nostre proposte, prima di pronunciare il suo giudizio in proposito. Per raggiungere la maggioranza assoluta dobbiamo indurre tutti a votare senza distinzione di classe; una maggioranza simile non si potrebbe ottenere dalle classi educate o da una società divisa in caste.
    Dunque, avendo inculcato in ogni uomo il concetto della propria importanza, distruggeremo la vita familiare dei Gentili e la sua influenza educatrice. Impediremo agli uomini di cervello di farsi avanti, ed il popolo, guidato da noi, non solo li terrà sottomessi, ma non permetterà neppure ad essi di manifestare i loro piani. (protocollo X; p. 53)
  • Quando inoculammo il veleno del liberalismo nell'organismo dello Stato, la sua costituzione politica cambiò; gli Stati diventarono infettati da una malattia mortale: la decomposizione del sangue. Dobbiamo solo attendere la fine della loro agonia. Il liberalismo fece nascere i governi costituzionali, che sostituirono l'autocrazia, l'unica forma sana di governo dei Gentili. La forma costituzionale, come ben sapete, non è altro che una scuola di dissensioni, disaccordi, contese e inutili agitazioni di partito: in breve, essa è la scuola di tutto ciò che indebolisce l'efficienza del governo. La tribuna, come pure la stampa, hanno contribuito a rendere i governanti deboli ed inattivi, rendendoli in tal modo inutili e superflui; ed. è per questo motivo che in molti paesi vennero destituiti.
    Allora l'istituzione dell'era repubblicana diventò possibile, ed al posto del Sovrano mettemmo una caricatura del medesimo nella persona di un presidente, che scegliemmo nella ciurmaglia, fra le nostre creature e i nostri schiavi. (protocollo X; pp. 55-56)
  • Può darsi che il riconoscimento del nostro autocrate avvenga prima dell'abolizione delle costituzioni. Vale a dire che il riconoscimento del nostro regno avrà inizio dal momento stesso che il popolo, scisso dai dissensi e dolorante per il fallimento dei suoi governanti (e tutto questo sarà stato preparato da noi), griderà: "Destituiteli e dateci un autocrate che governi il mondo, che ci possa unificare distruggendo tutte le cause di dissenso, cioè le frontiere, la nazionalità, le religioni, i debiti dello Stato ecc., un capo che ci possa dare la pace ed il riposo che non abbiamo sotto il governo del nostro sovrano e dei nostri rappresentanti". (protocollo X; p. 58)
  • È tassativamente necessario disturbare senza posa in tutti i paesi le relazioni esistenti fra popolo e governo, promuovere ostilità, guerre, odii e persino il martirio, mediante la fame, la carestia e l'inoculazione di malattie, in tale misura che i Gentili non vedano altro modo per uscire da tanti guai, che un appello per la protezione al nostro denaro e alla nostra completa sovranità. (protocollo X; pp. 58-59)
  • I Gentili sono come un branco di pecore, noi siamo i lupi. Sapete cosa fanno le pecore quando i lupi entrano nell'ovile? Chiudono gli occhi. A questo saranno costretti anche i Gentili, perché prometteremo loro la restituzione di tutte le loro libertà dopo che avremo soggiogato i nemici del mondo e costretti tutti i partiti a sottomettersi. Non occorre che vi dica quanto tempo dovranno aspettare per riavere queste loro libertà! (protocollo XI; pp. 61-62)
  • Per grazia di Dio il suo Popolo prediletto fu sparpagliato, ma questa dispersione, che sembrò al mondo la nostra debolezza, dimostrò di essere la nostra forza, che ci ha ora condotto al limitare della Sovranità Universale. (protocollo XI; p. 62)
  • Che cosa fa la stampa attualmente? Essa serve a suscitare nel popolo passioni furenti, oppure, talvolta, dissensi egoistici di partito; cause entrambe che possono essere necessarie al nostro scopo. La stampa è spesse volte vana, ingiusta e mendace, e la maggior parte della gente non ne capisce affatto le sue vere intenzioni. Noi la barderemo e ne terremo fermamente in pugno le redini. Inoltre dovremo acquistare il controllo di tutte le altre ditte editrici. (protocollo XII; p. 63)
  • Nessuno potrà impunemente attentare al prestigio della nostra infallibilità politica. Per sopprimere qualunque pubblicazione prenderemo un pretesto: diremo, per esempio, che eccita l'opinione pubblica senza ragione e senza fondamento. Ma vi prego di tener presente, che fra le pubblicazioni aggressive ve ne saranno anche talune istituite da noi apposta con tale intento. Ma esse attaccheranno solo quei punti della nostra politica, che abbiamo l'intenzione di cambiare. Nessuna informazione giungerà al pubblico senza essere stata prima controllata da noi. Stiamo già raggiungendo questo scopo anche attualmente, per il fatto che tutte le notizie sono ricevute da poche agenzie, nelle quali sono centralizzate da tutte le parti del mondo. Quando giungeremo al potere, queste agenzie ci apparterranno completamente e pubblicheranno solo quelle notizie che noi permetteremo. (protocollo XII; p. 64)
  • Chiunque desidererà diventare editore, libraio o tipografo, dovrà ottenere un certificato ed una licenza, che perderanno in caso di disubbedienza. I canali attraverso i quali il pensiero umano trova la sua espressione, saranno con questi mezzi posti nelle mani del nostro governo, che li userà come organi educativi, e così impedirà che il pubblico sia messo sulla falsa strada mediante l'idealizzazione del "progresso", o con il liberalismo. (protocollo XII; pp. 64-65)
  • Tutti i cosiddetti liberali sono degli anarchici, se non per le loro azioni, certamente per le loro idee.
    Ognuno di essi corre dietro il fantasma della libertà, credendo di poter fare quello che vuole, vale a dire, cadendo in uno stato di anarchia per l'opposizione che fa, unicamente per il gusto di farla. (protocollo XII; p. 65)
  • Tutti i nostri giornali sosterranno partiti diversi: l'aristocratico, il repubblicano, il rivoluzionario e persino l'anarchico. Ma, naturalmente, questo sarà solamente fino a quando dureranno le costituzioni. Questi giornali, come il dio indiano Vishnu, avranno centinaia di mani, ognuna delle quali tasterà il polso della variabile opinione pubblica.
    Quando il polso batterà più forte, queste mani faranno inclinare l'opinione pubblica verso la nostra causa, perché un soggetto nervoso è facile ad essere guidato e facilmente cade sotto un'influenza qualsiasi. I chiacchieroni che crederanno di ripetere l'opinione del giornale del loro partito, in realtà non faranno altro che ripetere la nostra opinione, oppure quella che desideriamo far prevalere; nella convinzione di seguire l'organo del loro partito, costoro seguiranno in realtà la bandiera che faremo sventolare d'innanzi ai loro occhi. (protocollo XII; pp. 66-67)
  • La necessità del pane quotidiano obbligherà i Gentili a tacere ed a rimanere nostri umili servitori.
    Quei Gentili che potremo impiegare nella nostra stampa, discuteranno, dietro i nostri ordini, quei fatti che non sarebbe conveniente per noi di pubblicare nella nostra gazzetta ufficiale. E mentre avranno luogo così discussioni e dispute d'ogni genere, noi promulgheremo le leggi che ci occorrono e le presenteremo al pubblico quali fatti compiuti. (protocollo XIII; p. 70)
  • Fra poco principieremo a mettere degli avvisi nei giornali invitando il popolo a competere in ogni genere di nuove imprese, come ad esempio alle gare artistiche, di sport, ecc.
    Questi nuovi interessi distoglieranno definitivamente l'attenzione del pubblico dalle quistioni che potrebbero metterci in conflitto con la popolazione. (protocollo XIII; p. 71)
  • Quando ci stabiliremo come Signori della Terra, non ammetteremo altra religione che la nostra; cioè una religione che riconosce il Dio solo, a Cui il nostro destino è collegato dall'averci Egli eletto, e da Cui il destino del mondo è determinato.
    Per questa ragione dobbiamo distruggere tutte le professioni di fede. Se il risultato temporaneo di questa distruzione sarà di produrre degli Atei, ciò si frapporrà al nostro scopo, ma servirà come esempio alle generazioni future, che ascolteranno i nostri insegnamenti sulla religione di Mosè, la quale, con le sue dottrine risolute e ponderate, ci impose come un dovere il mettere tutte le nazioni sotto i nostri piedi. (protocollo XIV; p. 73)
  • I nostri filosofi dimostreranno tutti gli svantaggi delle religioni cristiane, ma nessuno potrà mai giudicare la nostra religione nel suo vero significato, perché nessuno ne avrà mai una completa cognizione fuorché i nostri che non si arrischieranno mai a svelarne i misteri. (protocollo XIV; p. 74)
  • Quando, infine, avremo ottenuto il potere per mezzo di numerosi colpi di Stato, che saranno da noi preparati in modo che abbiano luogo simultaneamente in tutti i paesi; e quando i governi di questi saranno stati dichiarati ufficialmente incapaci di reggere la pubblica cosa (potrà trascorrere un periodo di tempo considerevole prima che tutto ciò avvenga: magari un secolo): faremo ogni sforzo per impedire che siano fatte delle congiure contro di noi. Per raggiungere questo intento applicheremo la pena capitale, senza pietà, per coloro che prendessero le armi per impedire lo stabilimento del nostro potere.
    Sarà passibile della pena capitale la fondazione di qualunque nuova società segreta; scioglieremo, mandandone i membri in esilio nelle parti più remote del mondo, le società segrete tuttora esistenti, che ci sono ben conosciute e che servono ed hanno servito al nostro scopo. L'esilio sarà la sorte di quei frammassoni Gentili che per avventura sapessero più di quello che a noi convenga. E quei massoni che, per una ragione o per un'altra potremo perdonare, li terremo sempre nel continuo timore d'essere esiliati. Decreteremo una legge per condannare tutti i preesistenti membri delle società segrete all'esilio fuori di Europa perché quivi noi avremo il centro del nostro governo. (protocollo XV; p. 75)
  • Un governo il quale è convinto che la propria esistenza dipende non solo dai privilegi di cui gode, ma anche dall'adempimento del suo dovere, ha l'obbligo di conseguire la prosperità anche a costo di molti sacrifici. La condizione principale della sua stabilità consiste nel rafforzamento del prestigio del suo potere, e questo prestigio si ottiene soltanto per mezzo di una maestosa ed incrollabile potenza, che deve mostrarsi inviolabile, nonché circondata da un potere mistico. Ad esempio, dimostrare che sussiste per mandato divino. Questi sono i requisiti goduti finora dall'Autocrazia russa, l'unica nostra nemica pericolosa, se non teniamo conto della Santa Sede. (protocollo XV; p. 76)
  • Fino a quando non avremo conseguito il potere, cercheremo di fondare e moltiplicare le logge massoniche in tutte le parti del mondo. Alletteremo a farne parte coloro che possono diventare, o sono di già, animati da amore per il pubblico bene. Queste logge saranno la fonte principale ove attingeremo le nostre informazioni; saranno pure i nostri centri di propaganda. Centralizzeremo tutte queste logge sotto una direzione unica, conosciuta a noi soli e costituita dai nostri uomini più sapienti.
    Queste logge avranno anche i loro rappresentanti, per mascherarne la vera direzione. Questa soltanto avrà diritto di decidere a chi spetti di parlare e di preparare l'ordine del giorno. In queste logge annoderemo tutte le classi socialiste e rivoluzionarie della società. I piani politici più segreti. ci saranno subito noti appena formulati e ne guideremo l'esecuzione. Quasi tutti gli agenti della polizia internazionale segreta faranno parte delle nostre logge. È per noi sommamente importante di assicurarci i servizi della polizia, perché essi possono mascherare le nostre imprese, inventare ragioni plausibili per spiegare il malcontento delle masse, come pure colpire coloro che rifiutano di sottomettersi a noi. (protocollo XV; pp. 76-77)
  • Quanto furono previdenti i nostri sapienti d'un tempo quando ci dissero che, pur di raggiungere uno scopo veramente grandioso, dovevamo ricorrere a qualunque mezzo senza fermarci a contare le che si dovessero sacrificare al successo della causa! E noi non abbiamo mai contato le vittime uscite dal seme di quei bruti di Gentili, e pur avendo sacrificato molta gente nostra, abbiamo dato al nostro popolo una posizione tale nel mondo, che esso non si sarebbe mai sognato di raggiungere. Un numero relativamente piccolo di vittime da parte nostra ha salvato la nostra nazione dalla distruzione. (protocollo XV; p. 79)
  • È precisamente in questa differenza di mentalità tra noi e i Gentili, che possiamo facilmente riconoscere di essere gli eletti di Dio nonché la nostra natura sovrumana, in paragone con la mentalità istintiva e bestiale dei Gentili. Costoro non vedono che i fatti, ma non li prevedono e sono incapaci di inventare qualsiasi cosa, eccetto le materiali. Da tutto questo risulta nettamente, che la natura stessa ci ha destinato a guidare ed a governare il mondo. Quando verrà per noi l'ora di governare apertamente, sarà giunto il momento di dimostrare la bontà del nostro governo. Allora miglioreremo tutte le leggi. Le nostre leggi saranno brevi, chiare, e concise: non avranno bisogno di interpretazioni; sicché tutti potranno conoscerle da cima a fondo, dentro e fuori. La caratteristica predominante di queste leggi sarà l'obbedienza dovuta all'autorità; e questo rispetto all'autorità sarà spinto al massimo grado. Allora cesserà ogni genere di abuso di potere, perché ognuno sarà responsabile di fronte all'unico potere supremo, cioè a quello del sovrano. L'abuso di potere da parte di chiunque, che non sia il sovrano, sarà così severamente punito, che tutti perderanno la voglia di provare la loro forza in tale direzione. (protocollo XV; p. 80)
  • Aboliremo il diritto di appello, riservandolo per noi stessi; e ciò per la ragione che non dobbiamo permettere al popolo di credere che i nostri giudici possano sbagliare nelle loro decisioni. E, nell'eventualità di un giudizio che richiede la revisione, destituiremo immediatamente il giudice che lo avrà emesso, castigandolo pubblicamente, affinché un errore simile non abbia a ripetersi. (protocollo XV; p. 83)
  • Il nostro governo avrà l'aspetto di una fede patriarcale nella persona del suo sovrano. La nostra Nazione ed i nostri sudditi considereranno il sovrano come un padre, il quale si cura di tutti i loro bisogni, si occupa delle loro azioni, sistema le relazioni reciproche dei suoi sudditi, nonché quelle di essi verso il governo. Così che il sentimento di venerazione per il regnante si radicherà tanto profondamente nella nazione, che questa non potrà esistere senza le sue cure e la sua guida. Il popolo non potrà vivere in pace senza il sovrano e finalmente lo riconoscerà come autocrate. Il popolo nutrirà per il sovrano un sentimento di venerazione talmente profondo da avvicinarsi alla adorazione, specialmente quando si convincerà che i suoi dipendenti seguono i suoi ordini ciecamente e che egli solo regna su di essi. Il popolo si rallegrerà vedendoci regolare la nostra esistenza come se fossimo genitori desiderosi di educare la propria prole in un sentimento profondo del dovere e dell'ubbidienza. (protocollo XV; pp. 83-84)
  • Il Re di Israele, nel giorno che porrà sul suo capo consacrato la corona che gli verrà presentata da tutta l'Europa, diventerà il Patriarca Mondiale.
    Il numero delle vittime che il nostro Re dovrà sacrificare, non sorpasserà mai quello delle vittime che i sovrani Gentili hanno sacrificato nella loro ricerca di grandezza e per le loro rivalità reciproche. (protocollo XV; p. 85)
  • Invece di far studiare i classici e la storia antica, che contengono più esempi cattivi che buoni, faremo studiare i problemi del futuro. Dalla memoria degli uomini cancelleremo il ricordo dei secoli passati, che potrebbe essere sgradevole per noi, ad eccezione di quei fatti che mostrano a colori vivaci gli errori dei governi Gentili. (protocollo XVI; p. 87)
  • Aboliremo ogni specie di educazione privata. Nei giorni di vacanza gli scolari ed i loro genitori avranno il diritto di intervenire nei loro collegi, come se questi fossero dei "clubs", a riunioni nelle quali alcuni professori faranno delle conferenze, apparentemente libere, parlando sulle quistioni dei rapporti reciproci fra gli uomini, delle leggi, dei malintesi che generalmente sono la conseguenza di una concezione erronea intorno la posizione sociale degli uomini. Infine essi faranno delle lezioni sulle nuove teorie filosofiche, che non sono ancora state rivelate al mondo. Noi faremo di queste dottrine degli articoli di fede, servendocene come di gradini per l'ascendere della Fede nostra. (protocollo XVI; pp. 87-88)
  • Abbiamo messo molto impegno nello screditare il clero dei Gentili agli occhi del popolo, e siamo così riusciti a nuocere alla sua missione che avrebbe potuto ostacolare molto il nostro cammino.
    L'Influenza del clero sul popolo diminuisce di giorno in giorno.
    Attualmente la libertà di religione prevale ovunque, e l'epoca che il Cristianesimo cadrà in frantumi non è oramai troppo distante. Sarà ancora più facile per noi di distruggere le altre religioni. (protocollo XVII; p. )
  • Il Re di Israele diventerà il vero Papa dell'universo: il Patriarca della Chiesa Internazionale. (protocollo XVII; p. 90)
  • Il nostro governo somiglierà al dio centimane Vichnu degli Indiani. Ognuna delle sue cento mani terrà una delle molle della macchina sociale dello Stato.
    Sapremo tutto senza l'aiuto della polizia ufficiale, che è stata così insidiosamente corrotta da noi, da non servire ad altro che impedire ai governi dei Gentili di venire alla conoscenza dei fatti veri. Il nostro programma persuaderà una terza parte della popolazione a sorvegliare il resto, per un alto senso di dovere ed in base al principio del servizio governativo volontario. Allora non sarà più considerato come un disonore, ma anzi come cosa lodevole il fare la spia. D'altra parte, chi porterà notizie false sarà veramente punito, per evitare che l'alto privilegio del rapporto diventi un abuso. I nostri agenti verranno scelti tanto fra le classi alte quanto fra le basse. (protocollo XVII; p. 91)
  • Il nostro sovrano sarà protetto da una guardia segretissima, giacché non permetteremo mai che si possa credere possibile una congiura contro il nostro sovrano, che egli non sia in grado di sventarla personalmente, o dalla quale egli sia costretto a nascondersi. Se permettessimo che prevalesse un'idea simile, come prevale fra i Gentili, firmeremmo la condanna a morte del nostro sovrano, e se non di lui personalmente, della sua dinastia. (protocollo XVIII; p. 94)
  • Per togliere al colpevole politico la sua corona di eroismo, lo metteremo al livello degli altri delinquenti, alla pari con i ladri, gli assassini ed i più ripugnanti malfattori. Abbiamo fatto il possibile per impedire ai Gentili di adottare questo sistema. Per raggiungere lo scopo ci siamo serviti della stampa, di discorsi in pubblico e di libri scolastici di storia ingegnosamente compilati; abbiamo così fatto nascere l'idea che ogni assassino politico sia un martire, morto per l'ideale del benessere umano. (protocollo XIX; p. 96 )
  • Il potere del nostro sovrano si baserà principalmente sul fatto, che egli sarà garante dell'equilibrio del potere e della pace perpetua del mondo. Quindi, per ottenere questa pace, i capitalisti dovranno rinunciare ad una parte delle loro ricchezze, salvaguardando così l'azione del governo. Le spese dello Stato devono essere pagate da coloro che sono meglio in grado di sostenerle e col denaro che si potrà togliere ad essi. Tale misura farà cessare l'odio delle classi popolari per i ricchi, perché esse vedranno in costoro i necessari sostegni finanziari del governo, riconosceranno in essi, inoltre, i sostenitori della pace e del benessere pubblico. Le classi povere comprenderanno che i ricchi forniscono i mezzi per i benefizi sociali.
    Per evitare che le classi intelligenti, vale a dire i contribuenti, si lagnino soverchiamente del nuovo sistema di tassazione, daremo ad esse dei resoconti particolareggiati, esponendo chiaramente il modo come il loro denaro viene speso; eccettuato, si capisce, quella parte che sarà impiegata per i bisogni privati del Sovrano e per le esigenze dell'amministrazione. (protocollo XX; pp. 98-99)
  • Tutte le crisi economiche da noi combinate con tanta astuzia nei paesi dei Gentili, sono state determinate ritirando il denaro dalla circolazione. Lo Stato si è trovato nella necessità per i suoi prestiti di fare appello alle grandi fortune che sono congestionate pel fatto che la moneta è stata ritirata dal governo. Questi prestiti hanno imposto dei pesanti carichi sui governi, obbligandoli a pagare interessi, e così sono legati mani e piedi. (protocollo XX; p. 101)
  • Alle Borse sostituiremo enormi organizzazioni governative, che avranno il dovere di tassare le imprese commerciali in quel modo che il governo crederà opportuno. Queste istituzioni saranno in grado di gettare sul mercato milioni e milioni di azioni commerciali, o di comperarle in un sol giorno. Quindi tutte le imprese commerciali dipenderanno da noi, e vi potete immaginare quale forza sarà la nostra. (protocollo XXI; p. 109)
  • La nostra potenza sarà gloriosa, perché sarà immensa e regnerà e guiderà e certamente non darà ascolto ai caporioni popolari, o a qualunque altro oratore vociferante parole insensate alle quali si attribuisce l'altosonante titolo di "principii elevati", mentre non sono altro che utopie. La nostra potenza sarà l'organizzatrice dell'ordine in cui consiste la felicità dei popoli. Il prestigio di questa potenza sarà tale, che avrà l'adorazione mistica, nonché la soggezione di tutte le nazioni. Una potenza vera non si piega ad alcun diritto, neanche a quello di Dio. Nessuno oserà avvicinarsi ad essa allo scopo di toglierle sia pure un briciolo della sua forza. (protocollo XXII; p. 111)
  • Perché il popolo si abitui all'ubbidienza, deve essere educato alla modestia e alla moderazione; quindi diminuiremo la produzione degli oggetti di lusso. Con questi mezzi introdurremo per forza la moralità, che ora viene corrotta dalla continua rivalità nel campo del lusso. Patrocineremo le industrie casalinghe, per danneggiare le fabbriche private. La necessità di tali riforme è anche nel fatto che i padroni di grandi fabbriche private spesse volte incitano, forse anche inconsciamente, i loro operai contro il governo.
    La popolazione impiegata nelle industrie locali non conosce il significato delle parole: "senzalavoro" ; e questo fa sì che essa è attaccata al regime esistente e la invoglia ad appoggiare il governo. La disoccupazione è il più grande pericolo per il Governo; essa avrà servito al nostro scopo appena, per mezzo suo, saremo giunti al potere.
    L'ubriachezza sarà pure proibita e considerata un delitto contro l'umanità e come tale punita, perché sotto l'influenza dell'alcool l'uomo somiglia alla bestia. (protocollo XIII; p. 112)
  • I progetti immediati del Re, e tanto più quelli per il futuro, non saranno conosciuti neanche dai suoi più intimi Consiglieri. Solamente il nostro Sovrano ed i Tre che lo avranno iniziato, conosceranno il futuro. Nella persona del Sovrano, che regnerà con una volontà incrollabile, controllando sé stesso come l'umanità, il popolo vedrà – per così dire – il destino personificato e le sue vie umane. Nessuno conoscerà i fini dei Sovrano quando emetterà i suoi ordini, quindi nessuno oserà ostacolare il suo misterioso cammino. (protocollo XIV; p. 115)

Il Sostegno dell'Universo nella persona del Regnante Mondiale, germogliato dal Seme Santo di Davide, deve rinunciare a tutte le passioni personali per il bene del suo popolo.
Il nostro Sovrano deve essere irreprensibile.

Citazioni sui Protocolli dei Savi di Sion

[modifica]
  • [È] troppo terribilmente vero per essere una finzione, troppo profondo nella sua conoscenza degli ingranaggi segreti della vita per essere un falso. (Henry Ford)
  • Essi racchiudevano, infatti, proprio quel paradigma cospirazionista, e antiintellettuale, che dai tempi dell'abate Barruel e di Bonald costituisce la forma mentis stessa della destra controrivoluzionaria ed in genere di quanti temono l'incidere geometrico del tempo storico e dei mutamenti strutturali del mondo moderno. Non solo Hitler e Preziosi, e troppi altri razzisti d'estrema destra tra le due guerre mondiali, furono così sedotti dalla teoria del complotto ebraico, che azzerava la scena della storia per enfatizzare i fantasmi che dietro le quinte tutto muovevano, ma anche l'industriale Henry Ford e diversi altri personaggi traumatizzati dal secolo così brutalmente iniziato nel 1914. Pochi lo sanno. Ma ancora nel 1974 un sorpresissimo e imbarazzato Aldo Moro, in visita nell'Arabia Saudita, si vide offrire in dono dal re Feisal un piccolo e maledetto libriccino. Erano i «Protocolli dei Savi di Sion». (Bruno Bongiovanni)
  • I Protocolli hanno servito infatti tante dittature, e ancora oggi non smettono di far danni. In quelle pagine si capisce con chiarezza in cosa esattamente consiste l'avvelenamento intellettuale: nell'idea che il mondo non sia una costruzione collettiva, ma solo una tela intessuta da Pochi e Potenti. Questo concetto è il diniego del protagonismo individuale umano nella costruzione della storia; ed è dunque, anche, la negazione di ogni principio di trasparenza e fiducia, senza la quale non esiste comunità umana. (Lucia Annunziata)
  • Il comportamento presente del sionismo costituisce la migliore testimonianza di quanto era stato affermato in quel documento. (Hamas)

Citazioni in ordine temporale.

  • Quell'opuscoletto, dall'apparenza banale, compare puntualmente nei luoghi e nei momenti di grave sconvolgimento: nella Russia del 1918, nella Germania di Weimar, negli Stati Uniti degli Anni Venti. Come quelle pustolette maligne che segnalano la presenza di certe malattie, così i Protocolli costituiscono la spia di un profondo malessere sociale e morale; meglio ancora, sono il sintomo di un oscuramento della ragione. E non solo perché il loro contenuto è talmente inverosimile da indurre qualsiasi persona dotata di intelligenza anche modesta a prestare maggior credito a una storia di Frankenstein; ma anche e soprattutto per il semplice motivo che la prova di questa grossolana falsificazione fu raggiunta e resa pubblica dal Times di Londra, nell'ormai lontano 1921.
  • Un dirigente dell'Ochrana a Parigi (l'Ochrana era la polizia segreta zarista) utilizzò il Dialogue dell'innocente Joly per fabbricare i Protocolli. Perché fece questo? Per fornire una efficace base propagandistica alla campagna antisemita che le autorità russe stavano portando avanti, con l'intento di screditare agli occhi del popolo il movimento progressista, presentandolo, appunto, come una subdola macchinazione ebraica. Non a caso, negli anni a cavallo del secolo, si scatenò in Russia tutta una serie di sanguinosi pogrom chiaramente ispirati dall'alto; non a caso si rispolverarono, contro gli ebrei, le accuse di omicidio rituale [...]; non a caso le bande armate delle cosiddette «Centurie Nere» si diedero a saccheggiare impunemente le case degli ebrei, col pretesto di difendere la Russia dal sovversivismo. Il falso dell'Ochrana ebbe dunque un movente ben preciso.
  • Tutto il libello è un insieme di ridicole contraddizioni: prima si dice che, con la conquista del mondo, tutte le ricchezze cadranno nelle mani degli «Anziani», poi si annuncia il proposito di introdurre, una volta diventati Signori della Terra, la tassazione progressiva dei redditi [...]. Un assurdo pasticcio, dunque. La cosa più assurda, tuttavia, è l'eccezionale fortuna che i Protocolli ebbero nel periodo compreso fra le due guerre (dopo la Bibbia, furono il libro più diffuso del mondo). Una fortuna che può spiegarsi soltanto con il disordine politico, il caos economico, le frustrazioni, i timori, l'incertezza del futuro. È sintomatico che il simbolo del «malvagio ebreo» fosse il plutocrate Rothschild per alcune classi sociali e il bolscevico Trockij per altre. Ed è ancora più sintomatico che nella Germania sconfitta gli «Anziani» fossero additati come gli occulti protettori della Francia e dell'Inghilterra, in Gran Bretagna come i mandanti del Kaiser, in Francia come i complici ad un tempo della Germania e delle potenze anglosassoni, negli Stati Uniti come i nemici giurati degli anglosassoni e della morale puritana. Ciascuno, insomma, ritagliava gli «Anziani» a misura dei propri avversari.
  • Nel Mein Kampf, il futuro Führer cita appunto i Protocolli come la dimostrazione del «pericolo ebraico», come prova di un complotto che [...] comincia con Mosè, passa per San Paolo e in ultimo arriva a Lenin (che Hitler riteneva ebreo). Le radici di Auschwitz sono qui.
  • Il nostro paese può vantarsi di avere dato ai Protocolli, in quegli anni tremendi, l'importanza che meritava, cioè nessuna.

Citazioni in ordine temporale.

  • Qualcuno ha scritto che nella classifica mondiale dei bestseller i Protocolli occupano il secondo posto, subito dopo la Bibbia. Si tratta probabilmente di un'esagerazione; certo è però che nuove edizioni dei Protocolli appaiono ogni anno, in Medio Oriente, nell'America Latina, in Giappone, in Europa (ricordo di averli visti nella vetrina di una libreria nel centro di Budapest).
  • Nel 1921 Philip Graves, corrispondente del Times da Istanbul, scrisse tre articoli dimostrando che i Protocolli erano un falso, dato che molti passi ricalcavano strettamente brani di un libro dimenticato, apparso più di mezzo secolo prima: il Dialogo agli Inferi tra Machiavelli e Montesquieu di Maurice Joly. Graves aveva saputo del nesso che legava i due testi da un personaggio che non nominava, un emigrato russo, più tardi identificato come Mikhail Raslovlev. Benché alcune "fonti" dei Protocolli fossero state segnalate in precedenza, gli articoli di Graves fecero scalpore. Ma la diffusione dei Protocolli continuò ininterrotta.
  • Chi confezionò i Protocolli utilizzò il Dialogo agli Inferi come un modello, spesso cadendo in qualche sciatteria, come mostra la ricomparsa in un altro capitolo dei Protocolli della metafora imperniata su Vishnu. Esiste una forte somiglianza strutturale tra le strategie che si propongono di controllare la società descritte, rispettivamente, dai Savi di Sion e dal Machiavelli di Joly: per esempio, si dice che l'antisemitismo finirà col rafforzare il potere occulto degli ebrei, così come gli oppositori politici avrebbero finito col diventare uno strumento del regime di Napoleone III.
  • Coloro che confezionarono i Protocolli riversarono i materiali tratti dallo scritto di Joly in uno stampo preesistente: il fantomatico complotto ebraico. Ma a quest'operazione contribuirono anche elementi che facevano parte del modello formale utilizzato da Joly. Ogni ambiguità scomparve. Una raffinata parabola politica si trasformò in una rozza falsificazione.

Citazioni in ordine temporale.

  • Se dovessi definirle in due parole, non certo accademiche, i «Protocolli» [...] sono un'interessante porcata. Interessante perché si tratta del primo impiego di un'arma poi rivelatasi di grande efficacia, la disinformazione. I «Protocolli dei Savi di Sion» – il piano ebraico per il controllo del mondo attraverso la manipolazione delle masse, il controllo della finanza e degli organi di informazione – sono, ed ecco la porcata, un falso.
  • L'autore diciamo così ufficiale del libello antisemita fu un certo Sergei Nilus il quale, nella prefazione all'opera, affermava d'aver ricevuto quelli che erano gli atti di un congresso sionista tenutosi segretamente, da un Maresciallo di Corteche che a sua volta li aveva ottenuti da una donna che prestava servizio presso uno degli «anziani». Si venne poi a sapere che erano invece parto di alti funzionari della «Okhrana», la polizia segreta della Russia zarista, con l'intento di accreditare la tesi che i moti rivoluzionari – quelli che 14 anni dopo raggiunsero l'acme nel golpe di ottobre – fossero espressione di un complotto ebraico internazionale.
  • Dopo la guerra, a un temporaneo disinteresse seguì un ritorno di fiamma e questo grazie all'interesse di molti governi arabi che dopo averne finanziato la stampa in milioni di copie, in certi casi imposero i «Protocolli» come libro di testo nelle scuole in quanto «documento storico». Qualche anno fa, la televisione egiziana ne fece anche uno sceneggiato, poi venduto ad altre emittenti arabe, che ottenne vertiginosi indici di ascolto. Tutto ciò, va da sé, in nome del dialogo e della ricerca della pace.

Citazioni in ordine temporale.

  • Non credevo che i Protocolli di Sergej Nilus fossero autentici; spiegavano troppo con la teoria di una vasta cospirazione ebraica. Il resoconto del professor Nilus sulla maniera in cui furono ottenuti era troppo melodrammatico per essere credibile, ed era difficile credere che i veri "savi Anziani di Sion" non avrebbero prodotto uno schema politico più intelligente delle sottigliezze crude e teatrali dei Protocolli. Ma non avrei potuto credere, se non lo avessi visto, che lo scrittore che fornì a Nilus i suoi originali fosse un plagiario disattento e spudorato.
  • I Protocolli seguono quasi lo stesso ordine dei Dialoghi. I Dialoghi 1-17 corrispondono complessivamente ai Protocolli 1-19. [...] Gli ultimi cinque Protocolli (inclusi i numeri 20-24) non contengono tante parafrasi dei Dialoghi di Ginevra quanto i primi 19. Certe somiglianze e parafrasi sono, però, molto vistose. [...] Ma nel complesso i Protocolli 20 e 21, che trattano (in modo piuttosto poco convincente) del programma finanziario dei Savi Anziani, devono meno ai Dialoghi di Ginevra, numeri 18-19, che all'immaginazione dell'autore plagiario che aveva per una volta modo di dimostrare un po' di originalità. Questo è abbastanza naturale, poiché i Dialoghi in questione descrivono l'effettiva politica finanziaria del Governo imperiale francese, mentre i Protocolli parlano del futuro.
  • Sia "Machiavelli" che l'autore dei Protocolli concordano [...] quasi con le stesse parole sul fatto che la politica ha poco a che fare con la moralità. Il diritto è descritto nei Protocolli come "un'idea astratta fondata sul nulla", nei Dialoghi come una manifestazione "infinitamente vaga". Il fine, dicono entrambi, giustifica i mezzi. [...] Sia Machiavelli che gli "Anziani" dei Protocolli promuovono il dispotismo come la sola salvaguardia contro l'anarchia. Nei Protocolli questo dispotismo deve essere ebraico ed ereditario. Il dispotismo di Machiavelli è ovviamente napoleonico.
  • Non ci sono prove sul modo in cui i Dialoghi di Ginevra arrivarono in Russia. Si potrebbe proporre la seguente teoria.
    La polizia segreta del terzo Napoleone, di cui molti erano corsi, deve aver saputo dell'esistenza dei Dialoghi e quasi certamente li ottennero da alcune delle tante persone arrestate per il reato di cospirazione politica durante il regno di Napoleone III. Negli ultimi due decenni del diciannovesimo secolo e nei primi anni del ventesimo, c'erano sempre alcuni corsi nella Polizia di Palazzo dello zar, e nel servizio segreto russo. Unendo il coraggio alla segretezza, un'elevata media di intelligenza alla fedeltà al suo capo, il corso diventa un agente segreto o guardia del corpo di prim'ordine . Non è improbabile che i corsi che erano stati al servizio di Napoleone III, o che avevano avuto familiari nel suo servizio segreto, portarono i Dialoghi di Ginevra in Russia, dove qualche membro dell'Ochrana o qualsiasi funzionario della Corte se ne impossessò. Ma questa è solo una teoria.
  • Per quanto riguarda il testo dei Protocolli, e confrontandolo con quello dei Dialoghi di Ginevra, ci si stupisce dell'assenza di qualsiasi sforzo da parte del plagiario di nascondere il suo plagio. La parafrasi è stata molto inaccurata; parti delle righe, a volte intere frasi, sono identiche; lo sviluppo del pensiero è lo stesso; non c'è stato alcun tentativo degno di nota di alterare l'ordine dei Dialoghi di Ginevra. Il plagiatore ha introdotto Darwin, Marx, e Nietzsche in un passaggio per essere "al passo coi tempi"; ha dato un colore ebraico agli intrighi di "Machiavelli" per la dittatura, ma ha completamente fallito nel mascherare il suo debito verso i Dialoghi di Ginevra. Questo dà l'impressione che il vero scrittore dei Protocolli, che non sembra aver avuto niente a che fare con Nilus e potrebbe essere stato un quasi insignificante scrittore di sommari impiegato dalla Corte o dall'Ochrana, fu obbligato a parafrasare l'originale in fretta. Serviva subito una prova di una cospirazione ebraica come arma per i conservatori contro gli elementi liberali in Russia.
  • L'importanza principale dei Protocolli fu il loro utilizzo durante la prima rivoluzione russa. Questa rivoluzione era appoggiata dall'elemento ebraico in Russia, in particolare il Bund ebraico. L'organizzazione Ochrana ne era perfettamente a conoscenza; disponeva dei propri agenti ebraici e cripto-ebraici, uno dei quali in seguito assassinò il sig. Stolypin; era in combutta con la potente fazione conservatrice; tentò, con i suoi alleati, di ottenere ascolto dallo zar. Per molti anni prima della rivoluzione russa del 1905-1906, c'era stato un racconto di un concilio segreto di rabbini che complottavano incessantemente contro gli ortodossi. La pubblicazione dei Protocolli nel 1905 giunse certamente al momento opportuno per i conservatori.
  • I Protocolli sono in gran parte una parafrasi del libro qui provvisoriamente chiamato i Dialoghi di Ginevra. [...] Erano progettati per alimentare la credenza tra i conservatori russi, e soprattutto nei circoli della Corte, che la causa primaria di malcontento tra gli elementi politicamente attivi in Russia non era la politica repressiva della burocrazia, ma una cospirazione mondiale ebraica. Servirono perciò come un'arma contro i liberali russi, che sollecitavano lo zar a fare determinate concessioni all'intelligencija. [...] Tali parti dei Protocolli non derivate dai Dialoghi di Ginevra erano probabilmente fornite dall'Ochrana, organizzazione che molto probabilmente le ottenne dai tanti ebrei che assunse per spiare i loro correligionari.
  • Non hanno causato molti danni, secondo lo scrittore, fomentando un sentimento antiebraico, che è più antico dei Protocolli e persisterà in tutti i paesi in cui c'è un problema ebraico fino a che quel problema venga risolto; piuttosto, hanno causato danni convincendo molti tipi di persone, per la maggior parte benestanti, che ogni recente manifestazione di scontento da parte dei poveri sia un fenomeno innaturale, un'agitazione artificiosa provocata da una società segreta di ebrei.

Citazioni in ordine temporale.

  • Questo documento venne nelle mie mani circa quattro anni fa (1901) insieme con l'assoluta garanzia che è la traduzione verace di documenti (originali), rubati da una donna ad uno dei capi più potenti e più altamente iniziati della Massoneria. [...] Il furto fu compiuto alla fine di un'assemblea segreta degli «Iniziati» in Francia – paese che è il nido della «cospirazione massonica ebraica».
  • Ribolle fra le righe quell'arrogante e profondo odio di razza e di religione che per lungo tempo è riuscito a nascondersi; ora questo odio gorgoglia, si riversa e sembra che trabocchi da un recipiente colmo di furore e di vendetta, odio pienamente conscio della meta agognata che si avvicina!
  • Non possiamo, nell'attuale complicazione di procedimenti delittuosi, sperar di avere prove dirette, ma dobbiamo contentarci della certezza acquistata mediante l'insieme delle circostanze, per cui non rimarrà alcun dubbio nella mente di ogni osservatore cristiano. Ciò che segue dovrebbe esser prova sufficiente per tutti coloro che hanno «orecchi per sentire».
  • Fra poco saranno quattro anni che i "Protocolli degli Anziani di Sion" sono in mio possesso. Dio solo sa quanto sono stati numerosi gli sforzi che ho fatto per portarli alla luce, ed anche per mettere in guardia coloro che sono al potere rivelando loro le cause della tempesta che si addensa sulla Russia apatica, la quale, disgraziatamente, sembra che abbia perso la conoscenza di ciò che le sta succedendo intorno.

Citazioni in ordine temporale.

  • Fu soprattutto un ex gesuita e abate francese, Augustin de Barruel, considerato oggi per i suoi libri il più grande teorico del complotto della storia, ad alimentare le accuse paranoiche contro gli ebrei. Fu lui, per esempio, a ipotizzare che dietro le tre grandi società degli Illuminati, dei Massoni e dei Templari ci fossero gli onnipresenti ebrei, veri padroni di un impero invisibile. Non è dunque un’esagerazione affermare che le sue idee, oltre a rappresentare la fonte primaria per i Protocolli, stabilirono alcune delle fondamenta intellettuali delle visioni del mondo che culminarono nei regimi sovietico e nazista.
  • Il testo fu redatto nel 1903, forse da un agente della polizia segreta russa, all’epoca dell’Affare Dreyfus, quando un ufficiale dell’esercito francese di famiglia ebraica fu accusato ingiustamente di spionaggio a favore della Prussia. Fu l’antisemitismo di chi voleva a tutti i costi vedere condannato Alfred Dreyfus, e quindi dimostrata la pericolosità degli ebrei, a favorire la costruzione dei Protocolli.
  • Questo libercolo sarebbe finito nel dimenticatoio se Henry Ford, il magnate dell’automobile, non l’avesse preso per vero facendolo ristampare negli Stati Uniti. [...] In Germania, i nazisti ne presero atto e Hitler fece dei Protocolli uno dei cardini della sua campagna antisemita, citandoli spesso a dimostrazione che «l’intera esistenza di questo popolo si basa su una continua menzogna».

Bibliografia

[modifica]

Voci correlate

[modifica]

Altri progetti

[modifica]