Rudi Ghedini

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Rudi Ghedini (1959 – vivente), scrittore italiano.

Citazioni di Rudi Ghedini[modifica]

  • Ho sentito la necessità di fare i conti con Pazienza, di aggiornare lo sguardo sulla sua opera e su tutto ciò che in essa continua a brillare. Nonostante fosse tutt'altro che modesto e fin troppo consapevole delle sue qualità, non credo aspirasse a diventare un simbolo (anche se Pompeo, prima di tentare il suicidio, si domanda se il suo nome andrà a inserirsi "nella schiera delle leggende giovani"). Eppure è questo che gli è accaduto, come a Julien Sorel, James Dean o Kurt Cobain... giovani reali o inventati, di epoche diverse, apparentati dall'intensità con cui ci hanno rappresentato la fatica e il dolore del diventare adulti.[1] - p. 11 ISBN 88-88329-49-8
  • Miti e leggende si alimentano di teorie dissonanti, ipotesi, congetture. Fanno volentieri a meno di certificati di autenticità. Dalla memoria dello sport si sprigiona un'incalcolabile cifra d'immaginazione. A Sam Silverman, giornalista sportivo molto legato a Rocky Marciano, viene attribuita una frase emblematica: "Mai rovinare una bella storia con la verità". E in un capolavoro crepuscolare di John Ford, dopo aver scoperto cosa accadde dalla viva voce dell'uomo che non uccise Liberty Valance, chi raccoglie la testimonianza conclude che fra la verità e la leggenda, è sempre la leggenda a farsi preferire.[2] p. 13 ISBN 978-8899699-10-9
  • Platini: il nome dalle conseguenze incalcolabili. Individuato, opzionato, praticamente nostro, aspettavo con ansia la riapertura delle frontiere: poi, nell'estate del 1982, lo vidi finire alla Juve. Come sarebbe stata diversa la mia vita, in una fase decisiva per lo sviluppo della personalità, se quel fenomeno fosse arrivato davvero. Immagino le differenze, l'inevitabile iniezione di ottimismo. Sarei una persona più equilibrata, felicemente inserita nella società.[3] - p. 47 ISBN 88-241-0621-8
  • Fra le tante colpe di Berlusconi, c’è l’avere accelerato una tendenza in atto: la riduzione dei cittadini a tifosi. Ciò comporta una serie di conseguenze negative, il precipitare della razionalità a vantaggio dell’istinto di appartenenza, e l’obbligo a schierarsi all’interno di una logica Amico-Nemico, che il Cavaliere sollecita continuamente. Non passa giorno senza che Berlusconi si rivolga alla nazione per chiedere: “Sei con me o contro di me?” (…) Nel tifoso, il dubbio è una malattia da curare e la realtà riesce a confondersi con i propri desideri. Non provano rimorso, certi juventini, tuttora convinti che non fosse rigore il placcaggio di Ronaldo da parte di Iuliano. E per il perfetto milanista, Inzaghi non è mai in fuorigioco.[4], p. 88 ISBN 88-7563-038-0
  • Sisifo viene condannato a spingere un pesantissimo macigno fino alla cima di una montagna; nell'attimo stesso in cui questo sforzo si completa, la pietra rotola a valle e Sisifo deve ricominciare da capo. Spingere verso l'alto la pietra, vederla ogni volta ricadere e avere conferma dell'inutilità degli sforzi: ecco il supplizio. Difficile immaginare una situazione più disperata. Ma se cambia il punto di vista, seguendo l'intuizione di Albert Camus, si può arrivare a una valutazione diversa. Dovremmo chiederci cosa passi per la testa di Sisifo mentre osserva la pietra che rotola a valle, sapendo di doverla fare salire di nuovo, infinite volte. È in quell'attimo disperante, scrive Camus, che si manifesta la forza della presa di coscienza. Si tratta di un mito tragico, proprio perché l'eroe è cosciente della pena che deve sopportare, conosce la causa del suo tormento – la passione per la vita che l'ha portato a contraddire gli dei – e non si può pensare a Sisifo senza ammirarne la forza d'animo, la speranza invincibile. È un eroe consapevole della sua tragica condizione, non può fare a meno di pensarci mentre ridiscende a valle per ricominciare la sua fatica, allo sforzo si accompagna una coscienza di sé sempre più acuta. Perciò, conclude Camus, Sisifo ci insegna "la fedeltà superiore, che nega gli Dei e solleva i macigni... Ogni granello di quella pietra, ogni bagliore minerale di quella montagna, ammantata di notte, formano, da soli, un mondo. Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice". Come certi tifosi dell'Inter.[5] pp. 11-12 ISBN 88-6041-001-0

Note[modifica]

  1. Da Andrea Pazienza. I segni di una resa invincibile, Bradipolibri, 2005.
  2. Da Rivincite, Paginauno editore, 2018.
  3. Citato in Beppe Severgnini, Il fascino romantico dell' Inter contro la solidità della Juve, Corriere della Sera, 7 agosto 2000.
  4. Da Il Cavaliere a due punte, Fratelli Frilli, 2004.
  5. Da Confessioni di un interista ottimista, Limina, 2007.

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