Andrea Pazienza

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Andrea Pazienza

Andrea Pazienza (1956 – 1988), fumettista italiano.

Citazioni di Andrea Pazienza[modifica]

  • Amore è tutto ciò che si può ancora tradire.[1] (dall'incipit di Lupi)
  • Andrea Pazienza è nato a San Menaio, Foggia, ed è praticamente pugliese, pur vivendo tra Bologna e New York. (da Andrea Pazienza, una estate: Saint'Mnà, spiagge contigue e le altre bellezze del Gargano)[2]
  • Fai l'artista, te ne freghi, ma in verità è la gente che se frega! Dici: che mi frega, sono un artista, se vi va bene così, sennò cicca. Ma sai che gliene frega alla gente che sei un artista! Sei un artista?, e ce lo cachi che sei un artista! In pratica, o diventi produttivo o vaffanculo. E guarda che Andrea Pazienza che non caca, tutto così insomma, è un fatto che ti sei inventato tu, cioè un mito che non esiste! Non sei tu che non cachi, ma gli altri che ti hanno emarginato! Dormi una notte in facoltà e hai fatto l'occupazione, squacqui due manifesti e sei con la coscienza a posto! L'Espresso una settimana sì e due no e Linus quando ti capita, ed ecco risolto il problema di tenersi aggiornato! E manco hai il buonsenso, macché, il pudore di starti zitto! Noooo! Dice: vabbe', almeno sta zitto. Il compagno qua spara giudizi sugli autonomi o che so, su Robbe Grillet con l'aria di chi da sempre è immerso fino al collo di cose circa collettivi, jaquerie o Nouvelle Vogue! Oooh, ma ci credi tutti scemi? Sai cosa si dice di te dopo che hai sparato qualche palla atomica? Si dice: oh, inutile parlargli, tanto è scemo! Oppure: ma sì fatelo dire, quel coglione! O al massimo ti si concede l'alibi della pazzia, e in questo caso tu parli e qualcuno dietro di te ci fa segno come dire "ditegli sempre di sì"...
    Ma che significa "ti lascio"! Che non faremo mai più l'amore, che non ci vedremo più, o che incontrandomi non mi saluterai?
    Niente di tutto questo, o forse sì, tutto questo. È il concetto che conta, ti lascio, amen. La meccanica non m'interessa. La meccanica non m'interessa. M'interessa la meccanica? No! La meccanica non m'interess... (da Le straordinarie avventure di Pentothal)
  • Mai tornare indietro, neanche per prendere la rincorsa. (da Le straordinarie avventure di Pentothal)
  • Mi chiamo Andrea Michele Vincenzo Ciro Pazienza [...] Ho la patente da sei anni ma non ho la macchina. Quando mi serve, uso quella di mia madre, una Renault 5 verde. Dal '76 pubblico su alcune riviste. Disegno poco e controvoglia. Sono comproprietario del mensile "Frigidaire". Mio padre, anche lui svogliatissimo, è il più notevole acquerellista ch'io conosca. Io sono il più bravo disegnatore vivente. Amo gli animali ma non sopporto di accudirli. Morirò il sei gennaio 1984. (da Paese Sera, 4 gennaio 1981)
  • Oh San Severo | la città del mio pensiero | dove prospera la vite | e l'inverno è alquanto mite. (da Sturiellet, Grifo Editore)
  • – "Oìa, è proprio un deserto."
    – "E ringrazia che ci sono io, che sono una moltitudine." (da Le straordinarie avventure di Pentothal)
  • Perché il freddo, quello vero, sa essere qui, in fondo al mio cuore di sbarbo. (da Giallo Scolastico)
  • Perché la pazienza ha un limite, Pazienza no. (da Giallo Scolastico)
  • Prima di fare fumetti dipingevo quadri di denuncia. Erano tempi nei quali non potevo prescindere dal fare questo. Ma i miei quadri venivano comprati da farmacisti che se li mettevano in camera da letto. Il fatto che il quadro continuasse a pulsare in quell'ambiente mi sembrava, oltre che una contraddizione, anche un limite enorme. Da qui il mio desiderio di fare fumetti. (da Extrapaz)
  • Solo a quest'ora di notte | mi viene in mente che la tua faccia | risponde ad una geometria particolare | e ne ho così chiara negli occhi la costruzione | che disegnarla sarebbe un gioco da ragazzi | domani, avrò già dimenticato queste | meravigliose intuizioni. (da Le straordinarie avventure di Pentothal)
  • Sono un lupo... Che non mi si chiami fido quindi! (da Pacco)

Citazioni su Andrea Pazienza[modifica]

  • Andrea è stato veramente un grande, ho tutto di lui e ancora oggi, quando c'è qualche novità editoriale che lo riguarda, la compro subito. (Sergio Vastano)
  • Andrea Pazienza è riuscito a rappresentare, in vita, e ora anche in morte, il destino, le astrazioni, la follia, la genialità, la miseria, la disperazione di una generazione che solo sbrigativamente, solo sommariamente chiameremo quella del '77 bolognese. (Pier Vittorio Tondelli)
  • C'era una volta e ci sarà sempre Andrea Pazienza, che disegnava sul cielo rubando i colori all'arcobaleno. Era felice il sole d'impastare la luce coi colori, era felice la luna di farli sognare. [...] Quando Andrea se ne andò da questa terra, il cielo pianse lacrime e pioggia, e nell'azzurro sciolse la malinconia. Per fortuna non durò a lungo. Gli passò e quando il sole illuminò una nuvoletta che ballava col vento, si trasformò ridendo in mille facce, animali e cose. Poi sporcandosi d'arcobaleno, macchiava il cielo di mille colori. Il sole pensò: "Adesso il cielo s'infuria.". Ma la musica era cambiata, le nuvole erano in festa e applaudivano quella nuvoletta monella. Allora anche il cielo applaudì con due ali che gli prestò un gabbiano e sorridendo disse: "Pazienza...". (Vincenzo Mollica)
  • Con Federico Fellini parlavamo spesso di lui, era uno dei nostri pupilli, uno dei nostri amori, uno dei nostri argomenti preferiti. Fellini infatti lo usò per la locandina de La città delle donne. A me sarebbe piaciuto tantissimo usarlo anche come attore perché era meraviglioso, aveva una faccia straordinaria, mi metteva una grande allegria guardarlo. Era proprio lo spirito fanciullesco dello scugnizzo, dell'intelligenza pura in tutti i sensi. (Roberto Benigni)
  • Era il capostipite di una grande scuola che non ha avuto poi nessun allievo prediletto perché era inimitabile, un talento irripetibile. (Roberto Benigni)
  • È questo che la morte di Andrea mi mette davanti, spietatamente: il lato negativo di una cultura e di una generazione che non ha mai, realmente, creduto a niente, se non nella propria dannazione. Nonostante il successo, nonostante l'equilibrio raggiunto nell'oasi di Montepulciano, nonostante il matrimonio, Andrea è morto – probabilmente per overdose – come uno dei tantissimi coetanei, come uno di quei ragazzi che meglio di ogni altro aveva interpretato e saputo raccontare. (Pier Vittorio Tondelli)
  • Ho sentito la necessità di fare i conti con Pazienza, di aggiornare lo sguardo sulla sua opera e su tutto ciò che in essa continua a brillare. Nonostante fosse tutt'altro che modesto e fin troppo consapevole delle sue qualità, non credo aspirasse a diventare un simbolo (anche se Pompeo, prima di tentare il suicidio, si domanda se il suo nome andrà a inserirsi "nella schiera delle leggende giovani"). Eppure è questo che gli è accaduto, come a Julien Sorel, James Dean o Kurt Cobain... giovani reali o inventati, di epoche diverse, apparentati dall'intensità con cui ci hanno rappresentato la fatica e il dolore del diventare adulti. (Rudi Ghedini)
  • Non c'era mai poeticume nelle sue opere; era sempre duro, ma duro come lo può essere un bambino. Vedeva tutte le cose come le si vedono per la prima volta. Il suo tratto nel disegno era stravagante, un caos rigorosissimo. I suoi testi provenivano dal parlato; era un grande poeta, un linguista vero perché i suoi testi erano frutto di un genio letterario innato. (Roberto Benigni)

Note[modifica]

  1. A. Pazienza ha ripreso questa frase, come altre, da John le Carré.
  2. Michele e Mariella Pazienza (a cura di), Andrea Pazienza, una estate: Saint'Mnà, spiagge contigue e le altre bellezze del Gargano, Fandango libri, 2008. ISBN 978-88-604-4066-2

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