Samuela Comola
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Samuela Comola (1998 – vivente), biatleta italiana.
Intervista di Christian Leo Dufour, biathlonazzurro.it, 27 aprile 2023.
- [...] il biathlon è arrivato un po' per caso. Inizialmente con lo sci club facevamo solo gare di sci di fondo, perché il biathlon non era ancora così popolare. Poi un giorno è stata annullata una competizione per mancanza di neve. Allora il presidente dello sci club [...] ci ha proposto di andare la sera stessa nel garage di casa sua per provare a sparare. Quella è stata la prima volta in cui ho preso in mano una carabina. Avevo sette anni ed è stato amore a prima vista.
- Ho dei ricordi bellissimi dell'infanzia. Ero sempre assieme a mia sorella Michela e non stavamo mai ferme. Quasi mai giocavamo in casa, ci piaceva stare all'aperto. Non abbiamo mai avuto un videogioco. Ma non ci è mai pesato, perché ci divertivamo con le piccole cose. Non guardavamo nemmeno i cartoni animati perché la TV ci annoiava e dopo pochi minuti uscivamo a giocare nel giardino davanti casa. Lì avevamo l'altalena, i pattini a rotelle, la bicicletta, le macchinine e la cucina giocattolo con cui preparavamo delle merendine. Non ci serviva altro per divertirci.
- Fare biathlon ad alto livello è sempre stato il mio sogno fin da bambina, quando guardavo le gare della tedesca Magdalena Neuner in televisione. Era il mio idolo e volevo diventare come lei. Inoltre, ho sempre ottenuto buoni risultati e quindi il desiderio di continuare è stato automatico. Quando sono entrata in Asiva [il comitato valdostano degli sport invernali, ndr] ero adolescente. In quel momento lo sport non era il mio primo pensiero. Ma anche quegli anni mi hanno insegnato tanto, fossi stata troppo focalizzata sul biathlon probabilmente oggi mi sarei già ritirata.
- In Italia, al di là del calcio, la cultura sportiva è bassa. In uno sport di nicchia come il biathlon se ottieni risultati vieni elogiato, ma appena sbagli una gara ti scavano la fossa. Lo sport, però, è fatto di alti e bassi. Un giorno puoi essere preciso al poligono, ma faticare sugli sci e viceversa. Inoltre, è sufficiente un'influenza per perdere performance. Bisognerebbe analizzare un'atleta nel suo complesso, non basandosi su un singolo risultato. Anche perché i piazzamenti non dipendono solo da te, ma anche dagli avversari. Non tutti possono essere Dorothea Wierer o Lisa Vittozzi, ma tutti mettono lo stesso impegno e la stessa dedizione.
- [«Qual è il momento più difficile di una gara?»] Il pre gara lo vivo serenamente. Poi in prossimità della partenza mi sale l'ansia, ma quella fa parte della vita di ogni atleta. Cerco di rimanere calma, perché se affronto una competizione con troppa tensione so già che andrà malissimo. L'eccessiva ansia toglie energie mentali e fa perdere la concentrazione. L'esperienza accumulata negli anni per fortuna mi permette di gestirla bene. Il momento più difficile è durante la prova, quando ti giochi un piazzamento importante nell'ultimo giro. In quel frangente devo ancora migliorare, soprattutto nelle gare con partenza a intervalli, mentre in quelle sull'uomo è più facile.
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