Sara Gama
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Sara Gama (1989 – vivente), calciatrice italiana.
Citazioni di Sara Gama
[modifica]Citazioni in ordine temporale.
- A me non è mai capitato d'aver problemi per la pelle che ho, mai. E sono la prima a scherzare sul colore della mia pelle; penso tra l'altro sia una mia forza, altrimenti non le avrei avute le capacità fisiche che ho.[1]
- Il piede sinistro forse lo uso non solamente per scendere dal letto, ma in ogni caso ho sempre i piedi del terzinaccio.[1]
- [Sugli inizi] A casa mio preferivano i motori, io passavo le giornate in cortile con i maschi e a 7 anni uno di loro mi disse: "Sei forte, perché non vieni nella mia squadra?". Non ho più smesso.[2]
- Capitana? Non si diventa guida perché lo decidi tu, sono gli altri che ti scelgono. Dai il massimo, diventi un esempio, non esiste altro segreto. [...] Io sono in prima fila ma penso che non ci debba essere una sola persona [di riferimento nello spogliatoio], il modello non può essere unico: uno non racchiude tutti. Io mi metto a disposizione e se sono un punto di riferimento è perché le mie compagne e i risultati mi danno forza.[3]
- Io vado avanti di obiettivo in obiettivo. Non mi fisso dei limiti. Non ragiono sul lungo termine. Vedo una cosa, la desidero, ecco l’obiettivo. Idoli no, perché penso che ognuno ti dà qualcosa, ed è bene cogliere da tutti. Ho ricevuto tanti insegnamenti e da tanti ho avuto una mano.[3]
- [«Cos'è [...] la maglia da calcio?»] È proprio una seconda pelle, vuol dire indossare l'essenza di un club. È importante fondersi con essa, una sensazione sicuramente speciale. Non è solo una t-shirt, ma molto di più.[4]
- [Sul razzismo nel calcio italiano] Non credo che quello italiano sia un popolo razzista [...]. Credo però che sia un popolo ignorante, nel senso che ignora. Purtroppo il mondo del calcio è spesso specchio della società.[5]
- Le bambine nelle scuole calcio sono sempre di più perché nel momento in cui i media danno spazio a un evento, come sta accadendo ora, le ragazze trovano dei modelli e i genitori capiscono che questo è uno sport adatto alle loro figlie.[6]
- La Juventus è continuità nel tempo. Il segreto più semplice e anche il più difficile da mantenere per ambire a realizzare grandi progetti.[7]
- Terzina è stato il mio ruolo negli anni giovanili e dei primi anni in Serie A, la mia posizione ideale perché avevo più campo per correre e spingere. Come si diceva una volta, un esterno di difesa fluidificante. Lo spostamento a centrale è arrivato per caso: nel 2008, durante l'Europeo con la Nazionale Under-19 che poi abbiamo vinto, abbiamo avuto molti infortuni tra i centrali. Io ero il capitano e una delle giocatrici più esperte e così hanno deciso di spostarmi al centro, un po' perché non avevamo più giocatrici che potessero farlo, un po' anche perché io comunico molto in campo, che è un aspetto molto importante soprattutto quando giochi dietro. Da lì in poi molti allenatori, anche grazie all'esito positivo di quell'Europeo, al bisogno hanno continuato a sfruttarmi in quel ruolo. Nel 2015 sono rientrata dal Paris Saint-Germain a Brescia e la squadra giocava con una difesa a tre. Da lì sono rimasta centrale [...]. Non è che mi piacesse tanto all'inizio, non mi permetteva di spingermi all'attacco. Ma poi con il passare degli anni è stato un passaggio meno traumatico. Con il tempo inizi ad apprezzare altre cose e alla fine ho completato anche la transizione mentale per stabilirmi in quel ruolo.[8]
- Porto il numero 3 sulla maglia, è il numero tre della nostra bellissima Costituzione, quello che sancisce che siamo tutti uguali davanti alla legge, senza distinzione alcuna.[9]
- [«[...] cosa vorrebbe lasciare in eredità al mondo del calcio?»] Credo che la mia generazione stia lasciando il mondo meglio di come l'ha trovato: le calciatrici oggi sono professioniste. [...] Essere professionisti vuol dire che si sta credendo e si sta investendo su questa disciplina. [...] Se devo guardare nel mio piccolo, mi auguro di lasciare in eredità la voglia, l'entusiasmo e la passione con cui pratico il mio sport.[10]
- La Juventus per me è l'insieme di identità, dedizione e vicinanza continue nel tempo per scrivere pagine di sport uniche. Ho l'onore e il privilegio di esserne il Capitano dall'inizio dell'avventura femminile, alzare trofei è il nostro unico obiettivo, seguendo e mettendo in campo sempre i tre valori cardine elencati.[11]
- [...] mi scrivono spesso padri e madri che hanno delle figlie che si riconoscono in ciò che ho fatto. L'idea che si prendano un momento per scrivermi è qualcosa che mi fa molto piacere, ricordano sempre i passi avanti che siamo riusciti a fare come movimento in questi anni. Queste sono le cose che ti danno una spinta. Quando si fa vedere qualcosa alle persone, gli si mostra una strada, chi osserva il tuo percorso sa che anche per imitazione può accadere qualcosa di bello, si può diventare una calciatrice. Così è più semplice imparare, al posto di seguire i propri istinti e andare [per] tentativi come accadeva in passato.[12]
- Il numero 3 [...] mi è sempre piaciuto da quando ero piccola, preferisco i dispari – non è che mi sia un motivo razionale. L'ho preso perché il numero 3 significa un sacco di cose sin dai tempi antichi, è un simbolo fondamentale e mi piace anche la forma, rientra moltiplicato in altri numeri a cui "tengo". È stato scelto così, ma prima ho indossato anche altri numeri e non è importante cosa c'è scritto sulla maglietta ma quello che porti in campo. Quando sono cresciuta si è liberato il 3, l'ho preso e l'ho tenuto per il resto della mia carriera: giocare con un altro numero non è un dramma. Questo è il mio approccio. Meglio mettere in campo il sacrifico, voler far fatica per la compagna, avere la gioia di giocare: quelli sono i riferimenti da avere, non per forza il numero sulla maglia.[12]
Intervista di Alessandra Giardini, donnamoderna.com, 6 giugno 2018.
- La gente neanche immagina che le sportive in Italia siano tutte dilettanti. Non dico noi che giochiamo a calcio, parlo delle atlete che portano la bandiera alle Olimpiadi. Puoi pensare che per tutte loro lo sport sia un hobby? Non abbiamo un'assicurazione sanitaria, una previdenza. Non abbiamo neanche uno stipendio, il nostro è soltanto un rimborso spese. Però lavoriamo come professioniste: tutti i pomeriggi, e qualche volta doppio allenamento. Ho visto ragazze titolari in nazionale smettere a venticinque anni perché avevano avuto un'offerta di lavoro. Fino a poco tempo fa se rimanevi incinta l'accordo con la tua società si dissolveva.
- I primi anni giocavo a centrocampo, sulla fascia. Sono passata in difesa quando si sono accorti che con un pezzo di campo in più da correre andavo ancora meglio. Ma il mio primo istinto è sempre stato quello di sistemare le cose, di metterle in sicurezza.
- Costacurta mi ha paragonato a Fabio Cannavaro, è un complimento, ma io modelli nel calcio non ne ho mai avuti.
Prendo a calci i pregiudizi da tutta una vita
Intervista di Francesco Ceniti, SportWeek nº 49 (914), 8 dicembre 2018, pp. 52-56.
- Nel mondo esiste una fetta di popolazione che è gay o lesbica. Numeri che statisticamente si riflettono pure in uno spogliatoio [di calcio], non importa se maschile o femminile. Chi pensa il contrario non vuole vedere la realtà.
- [«Perché dovremmo vedere il calcio femminile?»] In quello maschile l'aspetto fisico ha superato quello tecnico. Da noi è il contrario, si possono apprezzare certi gesti. Un po' come guardare una gara degli Anni 60, quando c'era Rivera.
- Nei miei ricordi da bambina c'è sempre il pallone. Ma era un divertimento. Oggi è pure gioia e dolore.
"Io capitana azzurra, sono il volto dell'Italia già globale"
Intervista di Giulia Zonca, La Stampa, 5 maggio 2019.
- [Sulle differenze tra calcio maschile e femminile, «tre cose da rubare agli uomini e tre da lasciare a loro.»] Prenderei la conoscenza, l'esperienza e il professionismo. Lascerei i presunti tifosi che fanno danni.
- Se la nostra società è intollerante e istiga all'odio questo atteggiamento si riversa anche negli stadi.
- [«Avere una capitana multietnica della nazionale aiuta?»] Sì, perché mostri la faccia di una società globalizzata. Siamo mescolati e gli incroci ci migliorano, più lo vedi e più ti ci abitui.
- Sono felice dei mondi che mi attraversano. La mia famiglia è metà istriana, ho sangue misto: croato, congolese e il risultato è che sono italianissima.
- [«Il calcio è maschilista?»] Lo è: era un feudo, è normale. Abbiamo le quota rosa e nessuno le ama, io neppure, ma per iniziare devi dare delle opportunità. Anche se non è solo l'innesto di donne che può rendere l'ambiente meno maschilista.
Intervista di Silvia Bombino, vanityfair.it, 1º ottobre 2020.
- [...] un prozio [...], a Natale, mi regalò una bambola: non la presi bene, reagii con freddezza. Non sapevo che farci.
- Bisogna trovare una passione, un interesse [...]. Qualcosa che ti porti dentro e cerchi di coltivare. Trovare il proprio "fuoco", quello che ci accende, sintonizzarsi su quello che si sente dentro è l'antidoto migliore per accettarsi. Così lo sguardo degli altri, a cui siamo soggetti tutta la vita, non è più un giudizio inappellabile, ma si ridimensiona a quello che è: uno specchio. Spesso gli altri ci rimandano quello che noi pensiamo di noi stessi, ma se iniziamo a fare quello che vogliamo davvero è più difficile cadere.
- [...] sentirsi dire per anni, da tutti, "questo non lo puoi fare", e poi dimostrare il contrario, non ha prezzo.
Intervista di Alessandro Cappelli, rivistaundici.com, 16 dicembre 2021.
- Quando arrivano calciatrici da fuori devono alzare il livello del campionato [italiano], altrimenti conviene puntare sul talento di casa. È vero che dobbiamo aumentare il numero di tesserate in generale, siamo 33mila e siamo ancora poche, ma la crescita dal basso del movimento renderebbe tutto più sostenibile sul lungo periodo.
- Il lavoro dei media può essere un veicolo fondamentale per la crescita del calcio femminile. Una storia può essere raccontata in tanti modi diversi e le scelte che si fanno in questo campo fanno sempre la differenza. In questi anni penso che sia stato fatto un ottimo giornalismo, attento alla nostra realtà. C'è un ambiente positivo che sta accompagnando la crescita del nostro micromondo. Mi piace pensare che sia stato fatto un gran lavoro, ma non si devono fermare qui perché noi abbiamo appena cominciato.
- [Nel 2021, sul futuro del calcio femminile in Italia] L'assenza del professionismo non era più ammissibile. Certo, comporterà costi maggiori, ma se osserviamo come sta cambiando il calcio femminile in tutto il mondo, con più professionismo, con nuovi sponsor, con competenze sempre più ricercate, capiamo che questa è la direzione giusta. Poi ovviamente a livello istituzionale bisogna aiutare i club, le dirigenze, le stesse calciatrici in questa fase di transizione. Ma con tutti gli attori coinvolti in questa nuova fase di crescita non cogliere l'occasione sarebbe un errore imperdonabile.
Intervista di Alessio Salvio, gazzetta.it, 23 marzo 2024.
- Valuto ogni tipo di proposta che mi viene presentata. Ne esamino i contenuti. A me piace pensare di costruire qualcosa, qualsiasi essa sia. Il senso della vita è questo: fare qualcosa di positivo, che sia far star bene qualcuno o realizzare un progetto. La politica è tante cose. Tutti noi facciamo politica. Io l'ho fatta nello sport. E, per come la intendo io, la politica "alta" è quella dell'antica Grecia e dell'antica Roma, intesa come cura dei bisogni del cittadino.
- [...] il calcio è la cartina di tornasole della società, enfatizza i suoi malesseri, compresi i pregiudizi di vario tipo.
- [...] noi non dobbiamo assomigliare a niente e nessuno. Smettiamo di paragonare calcio maschile e femminile: pratichiamo lo stesso gioco, ma con caratteristiche diverse. Giusto esaltare i punti in comune, inutile sottolineare le naturali differenze. Le porte più basse, le misure ridotte del terreno di gioco? Prima di cambiare le regole, facciamo che tutti si allenino nelle migliori condizioni possibili. Iniziamo a dare le stesse opportunità a tutti, poi parliamo di abbassare le porte "perché tu donna sei più bassa e non arrivi a toccare la traversa". Un ragionamento del genere è alla base di discriminazioni più profonde.
- Le donne non sono meglio degli uomini, e viceversa. Siamo uguali nelle diversità, il resto dipende dalle condizioni che ci sono intorno, dai riflettori più o meno puntati addosso. Il calcio femminile è nato insieme a quello maschile, la differenza è che il secondo è andato dritto per la sua strada, l'altro è vissuto di oscillazioni. Tra le donne c'è maggiore correttezza, nei confronti dell'avversario e dell'arbitro: speriamo di non prendere certe brutte abitudini [...]
Citazioni non datate
[modifica]- Dell'adolescenza ricordo i pomeriggi trascorsi a Barcola [...] a giocare in mezzo ai ragazzi. Eravamo io e un'amica, in pratica due mosche bianche. A 12 anni mi sono unita ad una squadra femminile della Polisportiva San Marco: un'oretta di viaggio per ogni allenamento, il bus, i passaggi dati da un papà-dirigente o dall'allenatore... Facevo sacrifici, ma non li ho mai percepiti come tali, anche quando sono passata al Tavagnacco, squadra di Udine geograficamente più distante. Era il periodo liceale e ricordo che tornando dagli allenamenti serali mi ritrovavo a studiare col lumino in macchina. Se a posteriori dovessi analizzare quegli anni, non potrei che apprezzare la dimensione di un calcio "dilettantistico" nel miglior senso del termine: un calcio supportato unicamente dalla passione della gente.[13]
Dall'intervista di Letizia Magnani a Grazia; citato in grazia.it.
- La diversità è un valore. Diversità e originalità sono ingredienti fondamentali per emergere e per rendere la propria vita una storia unica. Come è successo a me.
- [«Capitana o capitano?»] Capitana! La prima cosa a cui bado è il rispetto con cui ti chiama la gente. Quando siamo entrati nel mondo [...] dei club professionisti maschili, tanti mi chiamavano al maschile. Serve tempo perché i cambiamenti vengano recepiti. È importante declinare al femminile, è questione di abitudine, perché poi le parole plasmano la realtà. Quindi, se posso scegliere, capitana.
- Da piccola volevo solo giocare a calcio, con i miei amici, non avevo in testa l'idea di diventare un modello. Non lo diventi se hai quello come obiettivo. Uno deve pensare a fare al meglio il proprio mestiere: se lo fai bene e dai l'esempio, allora diventi un riferimento. Con le mie compagne ci rendiamo conto che la risonanza mediatica ci impone maggiore responsabilità. Quando giocavo, da bambina, non potevo sognare di vestire la maglia della Juventus. Era inimmaginabile, perché non esistevano squadre femminili di professioniste. Ora le bambine invece lo possono sognare. Non siamo noi le pioniere del calcio, lo sono state altre donne prima di noi, ma rappresentiamo la svolta. Ogni generazione deve lasciare qualcosa. Facciamo la nostra parte.
Note
[modifica]- ↑ a b Da Pino Lazzaro, Il calcio è donna; citato in Marco Pastonesi, L'altra metà del calcio, paneegazzetta.gazzetta.it, 5 novembre 2013.
- ↑ Da un'intervista a La Gazzetta dello Sport; citato in Stefano Villa, Sara Gama: "Italia, sei sulla strada giusta", oasport.it, 21 marzo 2018.
- ↑ a b Dall'intervista di Valeria Ancione, Gama: Italia, finalmente si gioca, corrieredellosport.it, 9 aprile 2018.
- ↑ Citato in Simone Redaelli, Calcio femminile, Gama e Bonansea in coro: "Orgogliose del nostro cammino verso i Mondiali", sportmediaset.mediaset.it, 19 aprile 2018.
- ↑ Citato in Insulti razzisti a Balotelli, Gama: "In Italia c'è ancora ignoranza", globalist.it, 29 maggio 2018.
- ↑ Citato in Cristina Piotti, Sara Gama: «Il calcio femminile va ai Mondiali», iodonna.it, 29 aprile 2019.
- ↑ Da un post sul profilo ufficiale twitter.com, 10 agosto 2019.
- ↑ Da Giorgia Bernardini, Ognuno fa la sua parte, intervista a Sara Gama, ultimouomo.com, 25 febbraio 2021.
- ↑ Citato in Paolo Armelli, Perché guardare Numero 3, il documentario sulla calciatrice Sara Gama, vogue.it, 13 gennaio 2023.
- ↑ Da Stefano Toniolo (a cura di), Il sogno di Sara Gama: "Ogni bambina in Italia deve poter giocare a calcio, oggi non è ancora così", fanpage.it, 6 giugno 2023.
- ↑ Citato in Agnelli 100, juventus.com, 24 luglio 2023.
- ↑ a b Da un'intervista al profilo ufficiale twitch.tv della Juventus, 27 febbraio 2024; citato in Sara Gama su Twitch!, juventus.com.
- ↑ Dall'intervista di Gianmarco Pacione, Sara Gama, il calcio ha trovato me, athletamag.com.