Jacob Burckhardt: differenze tra le versioni
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*La [[nazionalismo|nazione]] vuole soprattutto potere. Il modo di vita del piccolo Stato viene aborrito come condizione d'infamia. [...] Si vuole appartenere a qualcosa di grande e così si rivela chiaramente che il primo fine è la potenza e che la cultura è solo un fine secondario. Più in particolare, si vuol far valere verso l'esterno la volontà collettiva, a dispetto di altri popoli. (primi anni 1870; citato in Giardina, Sabbatucci, Vidotto, ''Storia 1650 – 1900'', Laterza) |
*La [[nazionalismo|nazione]] vuole soprattutto potere. Il modo di vita del piccolo Stato viene aborrito come condizione d'infamia. [...] Si vuole appartenere a qualcosa di grande e così si rivela chiaramente che il primo fine è la potenza e che la cultura è solo un fine secondario. Più in particolare, si vuol far valere verso l'esterno la volontà collettiva, a dispetto di altri popoli. (primi anni 1870; citato in Giardina, Sabbatucci, Vidotto, ''Storia 1650 – 1900'', Laterza) |
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*La religione è il legame principale dell'umana civiltà, in quanto solo essa è sufficiente custode di quelle condizioni morali che tengono unita la società (''Riflessioni sulla storia universale'' |
*La [[religione]] è il legame principale dell'umana civiltà, in quanto solo essa è sufficiente custode di quelle condizioni morali che tengono unita la società. (da ''Riflessioni sulla storia universale'', p. 139) |
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Versione delle 14:21, 2 dic 2007
Jacob Burckhardt (1818 – 1897), storico svizzero.
- La nazione vuole soprattutto potere. Il modo di vita del piccolo Stato viene aborrito come condizione d'infamia. [...] Si vuole appartenere a qualcosa di grande e così si rivela chiaramente che il primo fine è la potenza e che la cultura è solo un fine secondario. Più in particolare, si vuol far valere verso l'esterno la volontà collettiva, a dispetto di altri popoli. (primi anni 1870; citato in Giardina, Sabbatucci, Vidotto, Storia 1650 – 1900, Laterza)
- La religione è il legame principale dell'umana civiltà, in quanto solo essa è sufficiente custode di quelle condizioni morali che tengono unita la società. (da Riflessioni sulla storia universale, p. 139)
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