Dino Compagni: differenze tra le versioni
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*Dino Compagni, ''[http://www.liberliber.it/ |
*Dino Compagni, ''[http://www.liberliber.it/libri/c/compagni/index.htm Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi]'', introduzione e note di Gino Luzzatto, Einaudi, 1968. |
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Versione delle 21:08, 6 dic 2011
Dino Compagni (1255 ca. – 1324), politico, scrittore e storico italiano.
- Naturalmente i Pistolesi sono uomini discordevoli, crudeli e salvatichi. (da Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi, Libro I, 25)
- E non si può d'amor proprio parlare
a chi non prova i suoi dolzi savori;
e senza prova non sen può stimare
più che lo cieco nato dei colori. (da La Donna del Poeta, in L'Intelligenza)
Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi
Incipit
Quando io incominciai propuosi di scrivere il vero delle cose certe che io vidi e udi', però che furon cose notevoli le quali ne' loro principi nullo le vide certamente come io: e quelle che chiaramente non vidi, proposi di scrivere secondo udienza; e perché molti secondo le loro volontà corrotte trascorrono nel dire, e corrompono il vero, proposi di scrivere secondo la maggior fama. E acciò che gli strani possano meglio intendere le cose advenute, dirò la forma della nobile città, la quale è nella provincia di Toscana, edificata sotto il segno di Marte, ricca e larga d'imperiale fiume d'acqua dolce il quale divide la città quasi per mezo, con temperata aria, guardata da nocivi venti, povera di terreno, abondante di buoni frutti, con cittadini pro' d'armi superbi e discordevoli, e ricca di proibiti guadagni, dottata e temuta, per sua grandeza, dalle terre vicine, più che amata.
Citazioni
- La detta città di Firenze è molto bene popolata, e generativa per la buona aria: i cittadini ben costumati, e le donne molto belle e adorne: i casamenti bellissimi, piena di molte bisognevoli arti, oltre all'altre città d'Italia. Per la qual cosa molti di lontani paesi la vengono a vedere, non per necessità, ma per bontà de' mestieri ed arti, e per bellezza ed ornamento della città. (p. 114)[1]
- Piangano adunque i suoi cittadini [Riferito a Firenze] sopra loro e sopra i loro figliuoli, i quali, per loro superbia e per loro malizia e per gara d'ufici, hanno così nobile città disfatta, e vituperate leggi, e barattati gli onori in picciol tempo, i quali i loro antichi con molta fatica e con lunghissimo tempo hanno acquistato; e aspettino la giustizia di Dio, la quale per molti segni promette loro male sì come a colpevoli, i quali erano liberi da non potere essere soggiogati. (p. 114)[1]
- Mossono le insegne al giorno ordinato [stabilito] i Fiorentini per andare in terra di nimici, e passarono per Casentino per male [disagevoli] vie, ove, se avessono trovate i nimici, arebbono ricevuto assai danno: ma non volle Dio. (p. 115)[1]
Citazioni sull'opera
- È l'opera più viva e pià bella di tutta la storiografia medievale. (Natalino Sapegno)
Note
Bibliografia
- Dino Compagni, Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi, introduzione e note di Gino Luzzatto, Einaudi, 1968.
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