Taj Mahal

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Veduta del Taj Mahal

Citazioni sul Taj Mahal.

  • Ad Agra c'è il Taj Mahal. Il San Pietro dell'India. Veramente è un tempio, o meglio una tomba mussulmana, non indù. Ma è comunque la forma architettonica nazionale, lo stemma dell'Air India, il sogno delle zitelle inglesi. (Pier Paolo Pasolini)
  • Riunite l'apparenza delle materie della mollica di pane bianco, del latte, della polvere di talco e dell'acqua, mescolate e fate di ciò un eccessivo mausoleo, fateci un'entrata spalancata e formidabile, come per uno squadrone di cavalleria, ma dove non entrò mai che una bara. Non dimenticate le così inutili finestre con grate di marmo (perché la materia di cui parlo, e della quale tutto l'edificio è fatto, è un marmo estremamente delicato, squisito e come sofferente, fatto per la più rapida dissoluzione e che una pioggia scioglierà la sera stessa, ma che si mantiene intatto e verginale da tre secoli, con la sua irritante e inquietante struttura di edificio-fanciulla). Non dimenticate le inutili finestre di marmo dove la così intensamente rimpianta[1], la rimpianta del Gran Mogol, di Scià Jehan, potrà venir a presentarsi al fresco della sera.
    Malgrado i suoi ornamenti rigorosi, puramente geometrici, il Taj Mahal ondeggia. Il fondo della porta è come un'onda. Nella cupola, l'immensa cupola, un niente di troppo, un niente che tutti provano, qualcosa di doloroso. Dappertutto una medesima irrealtà. Perché questo bianco non è reale, non pesa, non è solido. Falso sotto il sole. Falso al chiaro di luna, sorta di pesce argentato costruito dall'uomo, con un intenerimento nervoso. (Henri Michaux)

Note[modifica]

  1. Mumtaz-i-Mahal, sposa dello Scià Jehan, morta di parto nel 1631. Cfr. Letteratura universale, a cura di Luigi Santucci, vol. XXX: Antonio Mor, Jean Weisberger e Jan Hendrik Meter, Antologia delle letterature del Belgio e dell'Olanda, Fratelli Fabbri Editori, Milano, 1970, p. 114, nota 1.

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