Teatro San Carlino
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Citazioni sul teatro San Carlino.
- [Il 1° settembre 1880 Eduardo Scarpetta riapre il San Carlino] Anch'io mi preparava a ricevere, nella mia nuova dimora di artista, un ospite illustre, gentile, pel quale nutriva profonda stima, riverente affetto, e di antica data; e stabilii di fargli onore, di preparargli un pò di festa, come meglio potessi. Ripulii il teatro, misi tutto a nuovo, ed adornai la mia mensa di vivande apparecchiate alla cucina del buon umore e della giovialità. Sapeva già il buon gusto degli ospiti miei, e feci del mio meglio, perché mangiassero di buon appetito. E la sera del l° Settembre 1880, io, tutto trepidante, con un batticuore che non ve lo saprei ridire, ricevetti l'ospite mio generoso. Quel piccolo San Carlino com'era lieto, com'era splendido quella sera! Pareva ritrarre dall'elegante pubblico, di cui era pieno, la stessa grazia, la stessa vaghezza, la stessa aria nobile e gentile. (Eduardo Scarpetta)
- L'epoca del piccone cominciò a' 6 di maggio del 1844, e dopo qualche mese non rimaneva più, al posto del teatro, se non un cumulo di pietre. Su quelle rovine pianse, lungamente, tutta Napoli, memore delle ore deliziose passate in quel torrido fosso, tenera de' ricordi quasi classici che quel teatro avea tramandati, con la storia sua e de' suoi comici e dei suoi frequentatori, in tre o quattro generazioni partenopee. Spariva, difatti, un monumento napoletano, l'Eldorado della gaiezza spariva e la improvvisa e insospettata soppressione era lamentata qui come da per tutto, poi che erano state accessibili a tutti le forme comiche nostrane e nel teatrino di San Carlino era stata internazionale la risata. (Salvatore Di Giacomo)
- San Carlino è uno stambugio, San Carlino è un forno, è un teatro impossibile, ma noi altri Napoletani amiamo San Carlino, e, a dirla schietta, quando passiamo per la piazza del Municipio e guardiamo la modesta e piccoletta facciata del regno di Pulcinella, pensando che dovrà sparire per dare agio alla piazza di farsi più bella, sentiamo una strappata al cuore, e tiriamo innanzi, brontolando. È un vecchio amico della nostra infanzia e della nostra adolescenza. Fino a sedici anni siamo andati a ridere con Pulcinella a San Carlino, dai sedici anni in qua siamo andati ai Fiorentini, quando i Fiorentini erano i Fiorentini. Ora andiamo al Sannazzaro, dorato ed elegante, ma con l'animo freddo e il sorriso canzonatorio sul labbro, pronti a criticare ogni cosa, elegantemente annoiati, e se vogliamo rifarci un'ora dell'adolescenza, fiduciosa ed espansiva, ci tocca di scendere nello stambugio di San Carlino, rivedere quei palchetti stretti come gabbie, quelle sedie chiuse, troppo chiuse, rivedere quel piccolo telone, riudire quell'orchestra in miniatura, e rivedere infine il nostro Pulcinella e certi faccioni giovialoni di operai, che vengono a dimenticare i guai in una risata lunga e sonora.
Sono lì tutti i nostri ricordi infantili, quando eravamo felici se la mamma ci concedeva di andarci a sedere, accompagnati dalla cameriera, in quelle sedie strette strette, dove ci credevamo sopra un trono. (Carlo del Balzo)
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