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Teodoro Capocci

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Teodoro Capocci (1894 – 1916), militare italiano.

  • Io finora ho creduto che lo storico o l'autore facesse un po' il poeta nel descrivere la gente che muore nel nome della patria. Ieri invece, quando Maset (il mio bravo porta-ordini, il mio primo granatiere, che mi si è rivelato un eroe) m'ha detto sorridendo: «Signor tenente, il plotone d'Amico fa lo sbalzo in avanti», ed io ho gridato, voltandomi: «Mio bel plotone, avanti!», mi son sorpreso a ridere: ed ero così sereno, così contento che ad alta voce davo la cadenza alle mie quattro squadre che mi correvano dietro affiancate. E difatti ero contentissimo; e ho pensato che morire così sarebbe stato bello.[1]
  • Siamo insieme cinici e sereni. Cinici, perché con tanti morti, tanti disagi, non si può approfondire il dolore. S'impazzirebbe. E allora uno se la prende con filosofia e pensa: c'è quello che avviene sempre, che avverrà domani; e non ci pensa più. Del resto, c'è poco da discutere: se tu hai paura, non sei un uomo; se tu hai paura di morire, sei un tale incosciente che pensi alla tua pelle come se fosse qualcosa di prezioso. È un fenomeno tanto generale, tanto grandioso, che pensare alla singola persona è incoscienza, egoismo, paura. Son migliaia di ufficiali che fan questa vita, e tutti, specie i caratteri forti, son rassegnati e quasi contenti.[2]

Note

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  1. Dal diario personale del 28 ottobre 1915; citato in Omodeo, op. cit., p. 47
  2. Dal diario personale; citato in Omodeo, op. cit., pp. 186-187

Bibliografia

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  • Adolfo Omodeo, Momenti delle vita di guerra. Dai diari e dalle lettere dei caduti 1915-1918, Einaudi, Torino, 1968

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