Teologie femministe

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Citazioni sulla teologia femminista.

  • Il femminismo è individuare la discriminazione. Non tutti la vedono. Gregorio nel IV secolo l'ha vista, altri neppure oggi, lo fanno. Secondo: prendere coscienza della ingiustizia di questa discriminazione. Insomma assumere con chiarezza una posizione contraria. Neanche questo però basta: contro la discriminazione bisogna agire, lottare per eliminarla. Per fare teologia femminista c'è un quarto punto. Deve esserci chiaro che la discriminazione non viene dalla natura, non viene da Dio, non viene dai sacri testi. Quindi va criticata e respinta la teologia che teorizza la discriminazione perché la ritiene voluta da Dio. (Teresa Forcades)
  • La teologia al femminile ha avuto il compito necessario di mostrare che la teologia era malata degli stessi stereotipi sul femminile che attraversavano la società. E di liberare il pensiero teologico da una posizione difensiva in cui si era confinato rispetto al femminile e rispetto a quello che, secondo uno stereotipo appunto, al femminile appariva connesso, cioè il corpo, la sensibilità, l'accudimento, la tenerezza. (Mariapia Veladiano)
  • Per la donna il potere è il possum, l'apertura alla possibilità. Il limite di molta teologia femminista sta nel non accettare questa peculiarità, interpretando come limite quello che è, al contrario, un valore irrinunciabile. Proprio perché non partecipa del "potere" comunemente inteso, la donna ha il "potere" di testimoniare un nuovo modello ecclesiale, che in questo momento ci si presenta come uno dei frutti maturi del Concilio. (Paola Ricci Sindoni)
  • Una teologia della donna non può essere pensata in maniera astratta dagli uomini, né tanto meno rielaborata in termini di mera rivendicazione femminista. Da un lato c'è il rischio di un linguaggio che, nella sua genericità, non contiene la ricchezza della differenza perché, in sostanza, non ne tiene affatto conto. Sull'altro versante, c'è la deriva di quello che il Papa Francesco definisce "machismo in gonnella". [cioè] [...] la trasposizione meccanica delle forme di potere maschile in ambito femminile. O, se si preferisce, la confusione tra la funzione svolta e la dignità delle differenza. A farne le spese è sempre la specificità dell'essere umano nella sua natura duale di maschile e femminile. (Paola Ricci Sindoni)

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