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Theodor Storm

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Theodor Storm

Theodor Storm (1817 – 1888), poeta e scrittore tedesco.

Citazioni di Theodor Storm

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  • È tanto scomodo barattare il caro mondo d'ogni giorno con un altro, nel quale invece che in ferrovia, si va forse attraverso l'aria con lo stivale delle sette leghe. La favola inoltre – e non a torto – ha perduto il suo credito; è diventata l'officina del dilettantismo, che impiastriccia il suo lavoro abborracciato con variopinte immagini e apre con ciò un vivo mercato negli innumerevoli libri per la gioventù; il poco, che in questo genere di poesia è compiuto da autentica mano maestra, scompare in questo deserto.[1]
  • Se allora la gente andava la sera nello studio e udiva salire su dalla botte[2] un mormorio, vedeva certamente uscirne delle lame di luce, e il vecchio scrivano non poteva riferire abbastanza sulla strana causa del fatto. Ma dov'eravamo intanto Giannino ed io? – Sebbene si salisse adagio, alla fine però ce ne andavamo per benino fuori del mondo di tutti i giorni, di modo che la polvere della scuola e anche quella della terra volava via allegramente dai vestiti svolazzanti. La vecchia dotta scuola coi i suoi verbi irregolari, la tetra cantina con le brutte assi fangose, sulle quali stava il letto dell'orfano[3], stava sotto di noi nella profondità nebbiosa, mentre noi respiravamo l'aria pura delle altezze.[4]
  • Una novella d'intonazione tragica, quando è come dev'essere, deve, come la tragedia, scuotere, non commuovere.[5]

Incipit di alcune opere

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La città sul mare

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Un pomeriggio di tardo autunno. Un vecchio ben vestito, scendeva pian piano giù per la strada. Pareva che ritornasse da una passeggiata; infatti le sue scarpe a fibbia, d'una foggia ormai fuori moda, erano piene di polvere. Sottobraccio portava un bastone dal pomo dorato e i suoi occhi scuri ove pareva essere raccolta tutta la passata giovinezza, contrastavano stranamente col candore dei suoi capelli.[6]

Mio cugino Cristiano

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È una cittadina modesta e disadorna quella che mi ha dato i natali: giace su un lembo di costa piano e senz'alberi, e le sue case sono vecchie e scure.[6]

Note

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  1. Dalla prefazione dell'autore a Racconti della botte, traduzione di Antonio Cassin, Edizioni Paoline, Catania, stampa 1962, p. 9.
  2. Una grande botte vuota, rifugio segreto dei due amici in cui, nascosti, si raccontavano alla luce di una piccola lanterna favole da loro stessi inventate.
  3. Giannino che possiede in grande misura il dono di inventare e raccontare favole.
  4. Dalla prefazione dell'autore a Racconti della botte, traduzione di Antonio Cassin, Edizioni Paoline, Catania, 1962, pp. 10-11.
  5. Dalla prefazione di Aldo Fulizio a Storia di Hans e Heinz Kirch, introduzione e traduzione di Aldo Fulizio, Edizioni Paoline, Catania, 1962, p. 10.
  6. a b Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

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