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Tintoretto

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Autoritratto, Museo del Louvre (1587-88)

Jacopo Robusti, noto come il Tintoretto (1519 – 1594), pittore italiano.

Citazioni sul Tintoretto

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  • Fu gran disegnatore e gran colorista. Soleva dire che il colore si vende nelle botteghe, e che il disegno è nella testa degli uomini grandi. Diceva altresì che col bianco e col nero si fa qualunque cosa ben rilevata. (Francesco Milizia)
  • Fu maravigliosa la sua celerità nel lavorare; e più maravigliosa ancora l'inuguaglianza delle sue produzioni; alcune buone e belle, altre pessime e scorrette in tutte le parti. (Francesco Milizia)
  • Grande ricercatore dell'effetto drammatico e decorativo, il Tintoretto si valse molto della luce viva o dell'ombra oscura, delle grandi masse aeree soleggiate e nuvolose, per dare l'intonazione lieta o triste ai suoi quadri ed accentuarne il sentimento. Figlio del popolo e della natura, nemico del classicismo, egli dipinse le sue scene bibliche sotto un aspetto moderno, e i personaggi sacri sotto il costume dei patrizi o dei popolani Veneziani, ciò che diede una nota viva ai soggetti vecchi. (Evelyn Franceschi Marini)
  • Meno abile colorista del Tiziano, lo superò nell'arditezza del concetto e nella potenza del disegno. Sommo maestro del chiaroscuro e dello scorcio audace, egli fu il vero Michelangelo della pittura Veneziana. (Evelyn Franceschi Marini)
  • Mercé la vigoria del suo genio creatore il Tintoretto sorge superiore di assai al più fortunato Tiziano e alla splendida esecuzione del Veronese. Questi due ultimi furono grandi solo come pittori: nel Tintoretto, all'incontro, noi troviamo immaginazione fervida, anima potente a creare, e cuore di poeta. Dal momento in cui egli con mano infantile incominciò ad adoprare il pennello, fino all'ultima ora del viver suo, la pittura fu sua lira, sua musa e sua amante. Non v'ebbe forse artista che amasse l'arte sua così devotamente e con tanta abnegazione: fu in lui più che passione, eroico fervore per l'Arte. (Margarita Miniati)
  • Molte cose ai scrissero in favore o contro del Tintoretto. Chi lo mise al cielo, chi troppo lo confinò al suolo, e quasi tutti gli scrittori, che non hanno potuto esaminare i molti dipinti di questo artista, fecero puntello al giudizio loro quanto lasciò di lui Giorgio Vasari, che mosso forse da bassa invidia, e preso da disordinato amore de' suoi toscani, depresse il merito di un artista, che cadde, è vero, in alcun difetto, ma cadde non per ignoranza, ma molte volte portato da sua fervida fantasia, e molte altre dalla voglia dì far troppo. (Francesco Zanotto)

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