Tommaso Pedio

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Tommaso Pedìo (1917 – 2000), storico, saggista e avvocato italiano.

Citazioni di Tommaso Pedìo[modifica]

  • [Carmine Crocco] Ha una intelligenza non comune, qualità di capo e notevole ascendente sul "basso popolo" e sui contadini con i quali ha sempre diviso privazioni e ingiustizie e nutrito un radicato rancore contro chi si arricchisce ai danni del povero. Poco conta se Crocco non ha mai nascosto i suoi risentimenti nei confronti dei vecchi sovrani [...] Quel che conta per i legittimisti lucani è il risentimento che questo ribelle prova nei confronti di chi non ha mantenuto la promessa fattagli. Come tutti i contadini, anche Crocco guarda con ira chi gli ha fatto un torto. Quegli stessi motivi che, nell'agosto del 1860, lo hanno posto contro il potere costituito, lo pongono ora contro il nuovo regime. Nessuna ideologia politica e tanto meno nessun sentimento di devozione nei confronti dell'antico sovrano lo spingono a trattare con chi, in Basilicata, crede ancora possibile il ritorno dell'antico regime. (da Brigantaggio Meridionale (1806-1863), Capone, 1997, p. 65)

Economia e società meridionale a metà dell'ottocento[modifica]

  • A gara chi meglio sappia piegare la schiena, i primi storici liberali hanno ricostruito la storia del Risorgimento italiano ad usum delphini: per servile adulazione nei confronti del nuovo sovrano, la storiografia italiana postunitaria ha alterato la verità storica e ne è venuta fuori una storia assurda e irreale, il cui unico grande attore è una sparuta, avida, egoista e servile classe dirigente.
  • La storiografia ufficiale continua ancora oggi a sostenere che, al momento dell'unificazione della penisola, fosse profondo il divario tra il Mezzogiorno d'Italia e il resto dell'Italia: Sud agricolo ed arretrato, Nord industriale ed avanzato. Questa tesi è insostenibile a fronte di documenti inoppugnabili che dimostrano il contrario ma gli studi in proposito, già pubblicati all'inizio del 1900 e poi proseguiti fino ai giorni nostri, sono considerati, dai difensori della storiografia ufficiale: faziosi, filoborbonici, antiliberali e quindi non attendibili.
  • Le resistenze ad una revisione sistematica della nostra storiografia sono curiosamente molto forti ancora oggi, nonostante oramai si guardi al di la' dei confini del proprio paese e si aspiri a diventare cittadini del mondo; spesso l'ostacolo è solo ideologico ma la storia non può essere studiata secondo le direttive del partito in cui si milita o di cui si condivide l'ideologia e il programma politico. Dobbiamo liberamente ricostruire il nostro passato anche se ciò significa porsi controcorrente con il risultato di non essere congeniali né agli storici di destra che di sinistra.

Brigantaggio e questione meridionale[modifica]

  • I demagogici provvedimenti preannunziati dai vari Prodittatori per tenere a freno le masse contadine e per attirarle nel movimento liberale non sono stati attuati. L'entusiasmo con cui i contadini meridionali hanno seguito le forze insurrezionali e accolto le avanguardie garibaldine, si trasforma rapidamente in aperta ostilità non appena il movimento liberale, conseguito il potere nelle province, si oppone alla risoluzione della questione demaniale per non disgustarsi la classe de' proprietari che sono stati i sostegni veri e precipui del movimento che ha portato l'attuale ordine di cose.
  • Gli uomini scesi dal Nord per amministrare le nuove province italiane e per reprimere lo spirito rivoluzionario che minaccia gli interessi e le finalità dei moderati, non concepiscono che gli oppressi possano aspirare a un migliore sistema di vita e, ravvisando nelle richieste dei contadini manifestazioni antiliberali, considerano costoro nemici del nuovo regime e assumono atteggiamenti da conquistatori che irritano i contadini e provocano la loro ribellione contro l'ordine costituito.
  • Oppressi da una miseria che non consente loro alcuna via di uscita, tormentati dalla fame e dalla disperazione, ascoltano ora i nostalgici dell'antico regime e si lasciano suggestionare da nuove promesse. Dimenticando quella che era stata la loro esistenza prima del 1860, le classi popolari si illudono che una eventuale restaurazione borbonica possa loro arrecare vantaggi e benefici e, soprattutto, rendere possibile l'assegnazione delle terre demaniali che, promessa dai liberali, oggi viene praticamente negata da coloro che il nuovo regime ha portato alla direzione delle province.

Bibliografia[modifica]

  • Tommaso Pedio, Economia e società meridionale a metà dell'ottocento, Capone Editore, Lecce, 1999
  • Tommaso Pedio, Brigantaggio e questione meridionale, Edizioni Levante, Bari, 1982

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