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Giovanni Titta Rosa

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Giovanni Titta Rosa

Giovanni Battista Rosa noto come Giovanni Titta Rosa (1891 – 1972), scrittore e critico letterario italiano.

Una visita di Croce

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Un pomeriggio venne a trovarci Benedetto Croce. Nessuno se l'aspettava. Entrò un signore, se non corpulento, grassoccio; il volto pienotto e oblungo, il cappello un po' calato sulla fronte, gli occhiali a «pince-nez», non ricordo più se legati a un cordoncino. Sbirciava dei libri, con occhi da miope, perché noi s'aveva anche una piccola libreria con tutte le novità e persino un repartino di piccolo antiquariato. Si facevano anche ogni tanto delle aste; del «Diavolo al Pontelungo» che ci aveva regalato Riccardo Bacchelli per fare un po' di soldi per il giornale.

Citazioni

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  • Qui [Sede della Fiera] un pomeriggio del '28, durante uno dei suoi non frequenti soggiorni milanesi in casa del suo amico senatore Alessandro Casati era venuto a trovarci Benedetto Croce. O forse, invece che a a trovar noi – cosa che ci lusingò estremamente quando ce lo disse – era venuto per dare qualche sbirciatina al «piccolo antiquariato» ch'era diretto da un amico nostro, arguto ed eloquente conversatore, e talvolta scontroso «spirito bizzarro».
  • Nell'ultimo numero della «Fiera» c'era un articolo mio sul «Compagno dagli occhi senza cigli», e un ritratto di Gabriele, con la bianca divisa di «comandante», la mano al fianco. Don Benedetto sorrise della posa, scorse l'articolo, dove c'era un riferimento al Foscolo.
  • E un altro sorrisetto, ma un po' più sardonico, regalò a un ritratto di Valéry che illustrava un articolo sui «Charmes». «Vi pare un poeta?» ci chiese. Osammo rispondere di sì. «Fa a volte bei versi, ma li fabbrica con la macchina dell'intelletto... Ma anche l'intelletto suo è disorganico, frammentario. È un dilettante dell'intelligenza». Restammo perplessi, forse impersuasi. E forse se ne accorse, ma finse di niente, e continuò a conversare amabilmente.

[Giovanni Titta Rosa, Una visita di Croce, La Fiera Letteraria, n. 5, 14 marzo 1971]

  • …queste tele di Philippone ci prendono con il loro dominante impeto figurativo senza possibilità di sottrarcene; così prensile è la loro vigoria formale, e caldo e ricco lo splendore della sua tavolozza. (Giovanni Titta Rosa, 1964, presentazione personale Galleria Burdeke. Zurigo).

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