Una voce nella notte
Una voce nella notte
Titolo originale |
The Night Listener |
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Lingua originale | inglese |
Paese | Stati Uniti d'America |
Anno | 2006 |
Genere | Thriller |
Regia | Patrick Stettner |
Soggetto | dall'omonimo romanzo di Armistead Maupin |
Sceneggiatura | Armistead Maupin, Terry Anderson, Patrick Stettner |
Produttore | Jeffrey Sharp, Armistead Maupin |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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Una voce nella notte (The Night Listener), film del 2006 con Robin Williams e Toni Collette. Regia di Patrick Stettner.
Incipit
[modifica]Dagli studi della WNYH di New York, che trasmette in tutta la nazione con un'edizione speciale in diretta di Parla Gabriel Noone. E questo è Noone, di notte. Sono uno scrittore, da anni saccheggio la mia vita per ricavarne storie. Come una gazza ladra, tendo a prendere quello che luccica, e poi a scartare tutto il resto. I fatti possono essere alterati, quando racconti una storia, ma questa volta starò molto attento: cercherò di descriverli come esattamente mi ricordo. Desidero che voi mi crediate, anche se so che sarà piuttosto difficile. Il titolo è: Una voce nella notte.
Iniziò nel momento peggiore possibile. Jess se n'era andato dicendo che si trattava di una cosa temporanea, ma io ero triste, e nulla aveva più senso. Cercavo di raccontare una delle mie ridicole storie, quelle sulle quali ho costruito una carriera, un pezzo sentimentale sul nostro ottavo anniversario, ma la mia voce suonava così falsa che le parole mi morivano in gola. (Gabriel [voce fuori campo])
Frasi
[modifica]Citazioni in ordine temporale.
- Charles Dickens aveva dodici anni quando i suoi genitori lo mandarono a lavorare in una fabbrica di lucido da scarpe. Questo lo segnò per sempre, e fece di lui uno scrittore. Penso che ognuno di noi abbia la sua fabbrica di lucido da scarpe: qualcosa di terribile, che ci fa perdere il nostro cuore di bambini, proprio come noi perdiamo i nostri denti da latte. La mia fabbrica era una seminterrato a Milwaukee: credevo che sarebbe diventata la mia stanza dei giochi. Nessuno si era mai chiesto perché mio padre l'avesse insonorizzata. (Gabriel, mentre legge a mente il libro di Pete)
- Dagli studi della WNYH di New York, che trasmette in tutta la nazione con un'edizione speciale in diretta di Parla Gabriel Noone. E questo è Noone, di notte. Sono uno scrittore, da anni saccheggio la mia vita per ricavarne storie. Come una gazza ladra, tendo a prendere quello che luccica, e poi a scartare tutto il resto. Be', abbiamo vagato nel bosco per un'ora, solo per scoprire che siamo tornati al punto di partenza. Io non so che cosa sia successo, precisamente, ma è chiaro che Donna e io siamo molto più simili di quanto credessimo. Entrambi abbiamo paura, non vogliamo restare soli, desideriamo l'attenzione di qualcuno che ascolti le nostre voci. per quanto riguarda Pete, il coniglio di velluto chiese al cavallo: "Che cosa vuol dire essere reale?" "Reale non si riferisce a come sei fatto", rispose il cavallo. "È qualcosa che ti accade". Lascio decidere a voi che cosa fosse reale e che cosa no. Mi prenderò una pausa di sei mesi, forse di un anno. Ho bisogno di concentrarmi sulla realtà per un po'. Grazie per la vostra pazienza, e per aver ascoltato la mia voce. Insomma, grazie da parte di Gabriel Noone. Buonanotte. (Gabriel)
Dialoghi
[modifica]Citazioni in ordine temporale.
- [Dialogo al telefono]
Gabriel [parla alla segreteria telefonica]: Ciao, Pete. Sono Gabriel Noone. Mi ha dato Ashe il tuo numero e... mi è piaciuto tanto, sai.
Pete [rispondendo]: Ciao.
Gabriel [sorpreso]: Ciao!
Pete: Giura che sei davvero tu!
Gabriel: Perché non dovrei esserlo?
Pete: Non lo so... Sei diverso dalla radio.
Gabriel: Eh... Nella vita sono un po' meno drammatico.
Pete: Oh! Sembri una merda schiacciata.
Gabriel: Ah! È una definizione che mi calza a pennello.
Pete: Senza offesa. È che non ci credo che sei tu, cazzo!
Gabriel: Devi crederci, cazzo!
Pete: Scusa. La mia nuova mamma dice che sono sboccato.
Gabriel: Davvero? Ha ragione, cazzo! Comunque, il tuo libro mi ha davvero colpito: ti auguro buona fortuna...
Pete: Che fate voi ragazzi per Natale?
Gabriel: Eh... Che vuoi dire?
Pete: Tu e Jess. Avete l'albero e il resto?
Gabriel: Oh, no, non facciamo grandi cose per Natale.
Pete [ridacchia]: So che cosa intendi. Qui di fronte c'è un enorme vecchio serbatoio d'acqua e ogni anno ci appendono una stella.
Gabriel: Una stella? Be', una cosa carina.
Pete: Sì. È dall'altro lato però, e vediamo le scritte sul serbatoio. Loro si beccano la stella di Betlemme, noi Roberta succhia. [Gabriel ride] Giuro: è scritto in nero, in grande. L'anno scorso hanno provato a cancellarlo, ma è tornato fuori.
Gabriel: Deve succhiare benino, allora! [Pete ride, poi tossisce] Tutto OK?
Pete: Cazzo!
Gabriel: Pete?
Pete [tossisce ancora]: Cazzo! [arriva Donna che porge a Pete un bicchier d'acqua] Sì, è tutto OK: Avvisami quando farai altre battute... [...]
Gabriel: Scusa, che succede?
Pete: C'è Donna qui. È una rompiscatole. Non la sopporterei se non fosse che è adorabile, ha i capelli rossi. [passa il telefono a Donna] È lui. Digli qualcosa.
Donna: Ciao, Louis...[1]
Gabriel: Ciao, piacere...
Donna: ...sono Donna Logand. Mi dispiace tagliare corto, ma la sua tosse comincia a preoccuparmi.
Gabriel: Oh, certo, capisco. Io... [Donna interrompe la comunicazione] - [Dialogo al telefono]
Gabriel: Pronto.
Donna: Sono Donna. Si è addormentato. Abbiamo dovuto drenargli i polmoni. Ashe ti ha detto dell'AIDS?
Gabriel: Sì, me l'ha detto. Ci sono dei medicinali portentosi al giorno d'oggi. Hanno fatto miracoli con Jess.
Donna: Ne abbiamo provati tanti, ma ormai... A otto anni ha avuto la sifilide, e i suoi polmoni sono come una groviera. [sospira] Non ne avrà per molto: al massimo un paio di mesi.
Gabriel: Dev'essere molto dura per te.
Donna: Sì. Probabilmente non facilita le cose stare in questo posto sperduto, ma non posso permettere che quegli schifosi sappiano dov'è.
Gabriel: Credevo che fossero in prigione.
Donna: Suo padre sì, ma sua madre è scomparsa dopo che le hanno contestato l'accusa. Nessuno sa dove si trovi.
Gabriel: Certo, capisco, ma è passato molto tempo...
Donna: Non immagini cosa è capace di cosa fare. Ma non ci siamo certo trasferiti qui per diventare paranoici, giusto?
Gabriel [voce fuori campo]: Quel pensiero mi assillò per tutta la notte. Come dev'essere avere quattordici anni e credere ancora all'uomo nero sapendo che è la stessa persona che ti ha messo al mondo? Nelle settimane seguenti Pete e io parlammo quasi tutti i giorni. - [Sul patio della casa di Donna]
Donna: Quindi se non lo pubblicano è colpa tua? È come pensavo. Quel libro significava tutto per lui.
Gabriel: Per questo sono qui. Lo aiuterò a trovare un altro editore...
Donna: Sei qui soltanto perché non credi a noi.
Gabriel: Vi credo!
Donna: M-mh. Meglio lasciar perdere domani.
Gabriel: No! Voglio vederlo!
Donna: Sai, credevo che fossi diverso. Ti credevo capace di leggergli nell'anima, e accettarlo con le sue complessità, le contraddizioni. Credevo che lo ritenessi sangue del tuo sangue. Per me è così!
Gabriel: Anche per me è così.
Donna: Penso di no, altrimenti ti saresti fidato di noi.
Gabriel: Sono due giorni che vago in questo posto del cazzo, solamente per potergli dire...
Donna: Che cosa, Gabriel? Che ti dispiace di averlo creduto un imbroglione?! 'Fanculo, piantala. Pete ha bisogno di persone che lo amino davvero. Io non ti porterò da lui. Non lo farò. Il tuo taxi è qui. [Donna rientra in casa. Un taxi si avvicina]
- Agente immobiliare: È una piccola comunità, ehm, ed è un posto molto tranquillo. È l'ideale per... per le sue circostanze.
Donna: M-mh, sì, sembra perfetto.
Agente immobiliare: E, uhm, se vuole, ehm, abbiamo anche un tipo di contratto con arredamento completo incluso.
Donna: È fantastico!
Agente immobiliare: E [...] quando uscirà suo figlio dall'ospedale?
Donna: Domani.
Agente immobiliare: Oh, il tempo è poco, ma ce la faremo, non si preoccupi.
Donna: Oh, grazie.
Agente immobiliare: Ah, signora, permette una domanda? Come ha perso la gamba?
Donna: Be', è una lunga storia. Lui... ha avuto un'infezione. È stato malato per moltissimo tempo.
Agente immobiliare: Oh, povero piccolo.
Donna: E per quanto io odiassi l'idea dell'amputazione, ci sono cose che bisogna fare.
Agente immobiliare: Sì, è giusto. È ancora con lei, comunque. È questo che conta. È la cosa più importante. Se vuole le faccio vedere il resto. [C'è un ellissi]
Capo dell'agenzia: Hai concluso?
Agente immobiliare [sospirando]: Sì...
Capo dell'agenzia: Qual è il problema?
Agente immobiliare: Nessuno. Ha avuto una vita difficile, ecco tutto. [guardano Donna che se ne va]
Note
[modifica]- ↑ Probabile errore di doppiaggio.
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