Utente:Syd Storm/Sandbox/craxi
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Marxismo e revisionismo
[modifica]- [Su Marx ed Engels] Il loro valore supremo non fu la giustizia sociale disgiunta dalla libertà: concepirono sempre il socialismo come un ordine sociale in cui la libertà di tutti sarebbe stata la condizione della libertà di ognuno. Essi avversarono quello che chiamavano, con espressione tagliente, il «comunismo di caserma».
- Dopo la delusione della rivoluzione del '48, essi [Marx ed Engels] compresero che la strategia dello scontro frontale non era altro che la proiezione di un potente desiderio che immaginava già presenti in Europa le condizioni materiali e spirituali del passaggio dalla società classista alla società senza classi. Allora elaborarono la strategia della «lunga traversata del deserto». Essi si convinsero – e cercarono di convincere i leaders del movimento internazionale – che il passaggio dal capitalismo al socialismo si sarebbe verificato solo quando lo sviluppo delle forze produttive avesse toccato il culmine, [...] si resero conto che il socialismo, per liberare gli uomini da tutto ciò che li opprimeva, aveva bisogno di una base materiale adeguata, vale a dire di un sistema economico opulento. Di qui l'esaltazione della rivoluzione industriale e della borghesia capitalistica quale artefice dell'illimitato sviluppo delle forze produttive. Di qui altresì la tesi della rivoluzione comunista come rivoluzione post-industriale.
- [...] i bolscevichi si consideravano come dei marxisti ortodossi. Ma lo erano solo a condizione di considerare come insignificante tutto quello che Marx ed Engels avevano scritto dopo la delusione del Quarantotto. In breve: il marxismo di Lenin e Trockij non era altro che il giacobinismo giovanile di Marx ed Engels: un concentrato di volontarismo e di estremismo, di speranze millenaristiche e di autoritarismo, di moralismo esasperato e di realismo machiavellico.
- [...] si capisce perché tutti i maggiori leaders della Seconda Internazionale rifiutarono di riconoscersi nel progetto bolscevico. Malgrado le divergenze, spesso profonde, che li dividevano, essi concordavano tutti su un punto: che socialismo e giacobinismo erano termini antitetici. Il giacobinismo, in effetti, è una concezione elitistica, autoritaria e totalitaria della rivoluzione. Affida a una minoranza cosciente e attiva il compito di creare autocraticamente la società perfetta. Il giacobinismo promette la democrazia sostanziale e la vera libertà, ma di fatto porta alla dittatura totalitaria dei custodi dell'ideologia.
Explicit
[modifica]Quanto agli errori e alle illusioni di Marx ed Engels, spetta a noi fare in modo che essi non continuino ad operare, producendo i loro tipici effetti negativi. In questo senso il socialismo moderno può dirsi marxista, ma deve anche dirsi revisionista. Il destino di tutti i grandi dell'umanità – Marx ed Engels lo sono stati in sommo grado – è quello di essere superati, non già imbalsamati e trasformati in feticci. Questo è l'unico modo di sviluppare criticamente quello che essi ci hanno insegnato.
Bibliografia
[modifica]- Bettino Craxi, Marxismo e revisionismo, su Mondoperaio, anno 30, n. 5, maggio 1997, Edizioni Avanti!, pp. 71-74.