Yasunari Kawabata

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Yasunari Kawabata, 1951
Medaglia del Premio Nobel
Medaglia del Premio Nobel
Per la letteratura (1968)

Yasunari Kawabata (1899 – 1972), scrittore giapponese.

Citazioni di Yasunari Kawabata[modifica]

  • [Sullo Shinkankakuha (nuova sensibilità)] Per esempio: lo zucchero è dolce. Finora la lingua delegava alla mente l'espressione di questo dolce, ed era la mente che scriveva «dolce». Adesso invece «dolce» lo scriviamo con la lingua. Finora poi, gli occhi e un cespuglio di rose erano due cose distinte. Si scriveva: «I miei occhi hanno visto un cespuglio di rose rosse». Per i nuovi scrittori gli occhi e il cespuglio di rose sono tutt'uno, essi scrivono: «I miei occhi sono un cespuglio di rose rosse». In questa espressione è un modo di percepire le cose e di vivere la vita.[1]

Incipit di alcune opere[modifica]

Il paese delle nevi[modifica]

Il treno sbucò dalla lunga galleria nel paese delle nevi. La campagna si stendeva bianca sotto il cielo notturno. Il treno si arrestò a un segnale.[2]

Il suono della montagna[modifica]

Con la fronte corrugata e la bocca socchiusa, Ogata Shingo sembrava rincorrere qualche pensiero. O forse agli altri non dava l'impressione di uno che pensasse. Aveva un'aria quasi triste. Suo figlio Shuichi se n'era accorto, ma essendo abituato a vederlo in quel modo, non se ne preoccupò. Capiva non soltanto che suo padre pensava a qualcosa, ma che stava cercando di ricordarsi qualcosa. Shingo s'era tolto il cappello e, tenendolo tra le dita della mano destra, lo pose sul ginocchio. Senza dir nulla, Shuichi prese il cappello e lo mise sulla rete portabagagli del treno.

La casa delle belle addormentate[modifica]

"Scherzi di cattivo genere non ne faccia; non sta bene neppure infilare le dita nella bocca delle ragazze che dormono" raccomandò la donna della locanda al vecchio Eguchi. Al piano superiore probabilmente c'erano solo la stanza di otto tatami, in cui Eguchi stava parlando con la donna, e quella da letto attigua; da quanto aveva visto, anche al pianterreno non c'era salotto né altro, e dunque non si poteva parlare di una vera locanda. Fuori mancava persino l'insegna. Né il segreto di quella casa consentiva forse di affiggerne. All'interno non si udiva alcun rumore. A parte la donna che aveva accolto il vecchio Eguchi al cancello chiuso a chiave, e con la quale egli stava ora parlando, non si vedeva nessuno; e a lui, giunto là per la prima volta, non era chiaro se la donna fosse la padrona o un'inserviente. Sembrava comunque opportuno non fare domande superflue.

Mille gru[modifica]

Sebbene avesse varcato il recinto dell'Engakuji a Kamakura, Kikuji era ancora indeciso se recarsi o meno alla cerimonia del tè. Era già in ritardo. Kurimoto Chikako lo invitava ad ogni tè che dava nell'appartato padiglione del tempio; ma lui, dopo la morte del padre, non c'era più andato. Considerava quegli inviti niente più che un omaggio formale alla memoria del padre. Questa volta, però, Chikako aveva aggiunto sul biglietto che intendeva presentargli una sua allieva. Leggendo quel post scriptum, Kikuji si era ricordato della voglia sul petto di Chikako.

Note[modifica]

  1. Da Shinshin sakka no shinkeikō kaisetsu (Manifesto delle nuove tendenze degli scrittori emergenti), in Bungei jidai, gennaio 1925. Citato in Fukuda Kiyoto e Itagaki Makoto, Kawabata Yasunari. Hito to sakuhin (Kawabata Yasunari. L'uomo e le opere), Shimizu shoin, Tokyo, 1970, p. 65, Cfr. Racconti in palmo di mano, p. 158; in Racconti in palmo di mano. Suggestioni e artifici, a cura di Ornella Civardi, traduzione dal giapponese di Ornella Civardi, Marsilio Editori, Venezia, 1990, p. 158. ISBN 88-317-5370-3
  2. Traduzione di Luca Lamberti, citato in Fruttero & Lucentini, Íncipit, Mondadori, 1993.

Bibliografia[modifica]

  • Yasunari Kawabata, Il sogno della montagna, traduzione di Atsuko Ricca Suga, Bompiani.
  • Yasunari Kawabata, La casa delle belle addormentate, traduzione di Mario Teti, ES Editrice.
  • Yasunari Kawabata, Mille gru, traduzione di Mario Teti, ES Editrice.

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