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Claudio Monteverdi

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Claudio Monteverdi, dipinto di Bernardo Strozzi, ca. 1640

Claudio Monteverdi (1567 – 1643), compositore italiano.

Citazioni di Claudio Monteverdi

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  • Lo scopo di tutta la buona musica è toccare l'anima.[1]
  • Preferirei essere poco elogiato per il nuovo stile piuttosto che molto per quello comune.[2]

Citazioni su Claudio Monteverdi

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  • Furono i maestri veneti, Claudio Monteverde alla testa di tutti, che tracciarono la via, che l'opera va percorrendo da quasi tre secoli. (Taddeo Wiel)
  • Il sentimento di Monteverdi, pesando sulle parole, sembra toglier loro la virtù metaforica e il senso figurato originarii e inchiodarli al significato reale, per trarne una terza e diversa metafora: quella della propria lirica in un nuovo verbalismo melodico. Egli disfa perfino quella musica aerea che il Tasso, liberando le sillabe da ogni peso, e quasi direi da ogni residuo di pratica comunicazione, era riuscito a spirare nei suoi versi. (Francesco Flora)
  • In Claudio Monteverdi e in quanti altri la musica sentirono come un accrescimento della parola, si aduna veramente la poesia maggiore degl'Italiani nel Seicento. Quando una storia letteraria, pur restando nella classificazione che distingue praticamente le arti, potrà meglio contare su una diffusa preparazione musicale, un assunto come il nostro non parrà affatto paradossale: perché qui il prevalere del fatto verbale nella sintesi ultima riconduce un Monteverdi alla storia della parola. (Francesco Flora)
  • L'opera italiana aveva posseduto dalla sua nascita con Monteverdi un iniziatore geniale di cui si è potuto scrivere che proponeva nell'Incoronazione di Poppea una sintesi delle due concezioni del genere: l'opera a brani staccati, che è prevalsa per due secoli, l'azione su una trama musicale continua, abbozzata da Gluck, magistralmente imposta da Wagner. (Lucien Rebatet)
  • L'opera musicale di Monteverdi segna il principio dell'espressione lirica moderna. Seguendola più da vicino [...] si vedrà come il musicista va sempre liberandosi dall'arido schematismo declamatorio dei fiorentini per affermare la sua complessa personalità che non si stanca, non esaurisce le forze e dal secolo, da l'ambiente in cui vive in immediata corrispondenza, trae sempre nuovo alimento. Da Orfeo a L'incoronazione di Poppea è tutto un cammino ascensionale in questo senso. (Guido Pannain)
  • Monteverdi? A mio giudizio, il più grande compositore della storia della musica. Dopo Bach, naturalmente. (Ton Koopman)
  • Monteverdi elevò la potenzialità d'espressione del recitativo, e diede inoltre un più ampio sviluppo alla melodica dei passi «ariosi»; ma la sua più importante innovazione fu la maggiore e caratteristica partecipazione degli strumenti all'azione. Nel «Tancredi e Clorinda» egli, per caratterizzare una situazione, impiega con eccellente effetto il tremolo degli strumenti ad arco, messo in uso per la prima volta da Biagio Marini[3] nel 1617; nell'«Orfeo» egli accompagna il canto di Plutone con tromboni, il coro degli spiriti con «organi di legno» (positivi) e i lamenti di Orfeo con viole-bassi. (Hugo Riemann)
  • Monteverdi comprese quale musica convenisse meglio al teatro, e, pur manifestandosi di frequente compositore del tempo che fu suo, – difatti, in molti pezzi appare ancora arido, monotono, amante dei giri di voce, dei trilli, delle figure lombarde, dei suoni ribattuti, – non meno spesso egli ci maraviglia con la sua ricchezza d'invenzione musicale e con le linee grandiose e magistrali delle sue scene drammatiche.
  • Monteverdi elevò lo stile rappresentativo a bella idealità drammatica: il suo recitativo ha contorni definiti, melodiosi, le sue arie s'informano a idee musicali felicemente trovate negli "spunti", ispirate e chiare nel loro svolgimento, naturali, senza ripetizioni, ma sviluppante l'una dall'altra con varietà, animate dal senso delle parole e dei sentimenti.
  • Tempra di musicista drammatico vigorosa, ingegno innovatore dalle ardite intuizioni, Claudio Monteverdi si presenta in mezzo ai musicisti dell'età sua con uno schema d'opera grandioso, il quale avrebbe realizzato immediatamente il concetto del dramma musicale moderno, se al suo tempo non fosse stato ancora da creare il linguaggio della melodia, formatosi, nella sua essenza psicologica, solo dopo un secolo d'incessanti trasformazioni, evoluzioni e perfezionamenti.

Note

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  1. Citato in AA.VV., Il libro della musica classica, traduzione di Anna Fontebuoni, Gribaudo, 2019, p. 67. ISBN 9788858022894
  2. Citato in AA.VV., Il libro della musica classica, traduzione di Anna Fontebuoni, Gribaudo, 2019, p. 69. ISBN 9788858022894
  3. Biagio Marini (1594-1663), violinista e compositore italiano.

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