Elisabetta Strickland

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Elisabetta Strickland (1948 – vivente), matematica italiana.

Scienziate d'Italia[modifica]

  • Nell'antichità sono state individuate circa venti donne scienziate, una decina nel medioevo, nessuna dal 1400 al 1500, una ventina nel 1600 e nel 1700, poco più di un centinaio nel 1800. (p. 14)
  • [Su Giuseppina Aliverti] Riuscì a mettere a punto un metodo quantitativo per misurare la radioattività basato sulle proprietà dell'effluvio elettrico, usando il quale fu in grado di determinare il contributo che la radioattività dà all'ionizzazione dell'aria. In particolare constatò che l'aria atmosferica presso il suolo continentale contiene sempre radon, nonché i prodotti della sua disintegrazione. Rilevò inoltre che nell'aria di mare la presenza di radioattività è scarsa. (p. 26)
  • Gli studi dell'Aliverti sul radon furono di grande importanza, dato che questo gas radioattivo scoperto da Pierre e Marie Curie nel 1898, che si forma dal decadimento del radio (con espulsione di un nucleo di elio), generato a sua volta dal decadimento dell'uranio, è pericoloso per la salute umana se inalato: uno dei principali fattori di rischio di questo gas è legato al fatto che, accumulandosi all'interno delle abitazioni, diventa una delle cause rilevanti di tumore al polmone. (p. 26)
  • Un ulteriore filone di ricerca sondato dall'Aliverti fu quello relativo alle particelle solide o liquide, dette aerosol o nuclei di condensazione, che si trovano in sospensione nell'atmosfera e che fanno da supporto per la condensazione del vapore acqueo, rendendo possibile la formazione delle nubi e delle conseguenti precipitazioni. (pp. 26-27)
  • Massimilla Baldo Ceolin è nata a Legnago (Verona) nel 1924 e si è laureata a Padova nel 1951. È stata la prima donna a ricoprire una cattedra all'Università di Padova, dalla sua fondazione: la cattedra di Fisica superiore, da lei ottenuta nel 1963. (p. 29)
  • Parallelamente alla carriera universitaria, la Ceolin ha ricoperto cariche estremamente prestigiose. Infatti dal 1965 al 1968 è stata direttore della sezione INFN (Istituto nazionale di fisica nucleare) di Padova. Nel 1973 è succeduta ad Antonio Rostagni nella Direzione dell'Istituto di fisica Galileo Galilei, di cui si è occupata per cinque anni. (pp. 29-30)
  • Sul piano della ricerca il suo ambito principale è stato la fisica delle particelle elementari. Ha svolto la maggior parte della sua attività in collaborazione con università e laboratori italiani e stranieri. Ha infatti lavorato, oltre che alle macchine acceleratrici del CERN a Ginevra, agli acceleratori di Berkeley e di Argonne negli Stati Uniti, all'acceleratore dell'ITEP (Institut for Theretical and Experimental Physics) a Mosca e al reattore dell'ILL (Institut Laue-Langevin) a Grenoble in Francia. (pp. 30-31)
  • Italiana a tutti gli effetti, ma nata in una famiglia cosmopolita, Margherita Beloch Piazzolla è stata una matematica che ha diviso la sua vita accademica tra l'Università di Roma «La Sapienza», dove si è laureata nel 1908, e le università di Pavia, Palermo e Ferrara. Il padre fu lo storico tedesco Karl Julius Beloch, che insegnò storia antica per cinquant'anni nell'ateneo romano, dal 1879 al 1929, ma curiosamente diventò cittadino italiano solo negli ultimi anni della sua vita. La madre, Bella Bailey, era invece americana, di Washington: la sua famiglia vantava tra gli amici Abramo Lincoln. Margherita ebbe una sorella, Dorotea, che si dedicò invece alla lirica e fu allieva di Pietro Mascagni. (p. 33)
  • L'attività scientifica della Beloch si orientò verso tre direzioni principali: la geometria algebrica, la topologia proiettiva e la fotogrammetria, settore che per lei rivestì molta importanza: come vi fosse arrivata è uno dei lati interessanti della sua produzione scientifica. Lei stessa, nel 1967, nelle Opere scelte, spiega che la fotogrammetria è «l'insieme delle teorie geometriche ed analitiche e delle operazioni ottico-meccaniche e grafiche, per mezzo delle quali si può riprodurre, in una data scala, un oggetto di cui sono state prese due o più fotografie». (p. 34)
  • Negli anni trenta si dedicò ad applicare i metodi della fotogrammetria terrestre alla radiologia, per scopi medici. Per usare le parole stesse della Beloch: «si trattava di partire da due radiogrammi di uno stesso oggetto, per poi risalire mediante calcoli e disegni grafici, oppure mediante ricostruzioni ottico-meccaniche, alla vera forma e grandezza dell'oggetto e delle sue parti e alla misura esatta delle distanze dei punti (anche interni) a esso appartenenti». (pp. 35-36)
  • [Su Giuseppina Biggiogero Masotti] Nata a Melegnano in provincia di Milano nel 1894 da Biagio e Marta Missironi, venne indirizzata dalla sua famiglia a diventare un'insegnante elementare e così, nel 1912, si diplomò maestra a Lodi. Il suo interesse per la matematica era già molto forte, tanto che fece una cosa totalmente atipica, cioè conseguì anche la licenza in fisica e matematica presso l'Istituto tecnico Carlo Cattaneo. L'idea era buona, dato che tale titolo di studio le permetteva di accedere all'università. (p. 37)
  • Giuseppina era un'allieva di prim'ordine, volenterosa e profondamente interessata: questo le consentì di scrivere subito due lavori, nel 1922 e 1923, su una classe di curve algebriche reali; per i risultati ottenuti vinse i premi Bordoni e Torelli. (p. 38)
  • Una delle attività che contraddistinsero il suo contributo alla cultura matematica fu la recensione dei primi sedici volumi dell'Enciclopedia italiana relativamente alle voci concernenti la matematica. (p. 38)
  • [Su Rita Brunetti] Nel 1923 conseguì la libera docenza in fisica sperimentale e indagò la struttura della riga spettrale del mercurio, i suoi isotopi e la sua inversione della riga azzurra. (p. 42)
  • Sempre verso la metà degli anni venti iniziò una ricerca volta a individuare l'elemento a numero atomico 61. Risale al 1926 il primo di un gruppo di lavori sulle applicazioni in ambito medico-biologico della fisica nucleare. (p. 42)
  • Nel 1929 ipotizzò, usando la teoria classica, il «quenching» del momento angolare orbitale: tale risultato fu ottenuto contemporaneamente da Edmund Clifton Stoner, fisico teorico britannico che lavorava all'Università di Leeds. Fu però quest'ultimo a ottenere il riconoscimento della comunità scientifica internazionale e la Brunetti si imbarcò in una giusta polemica con il collega francese Jean Antoine Becquerel, anch'egli interessato allo stesso problema, perché riteneva che spettasse a lei la priorità del risultato. Tuttavia fu Stoner e non la Brunetti a essere considerato il precursore della teoria del magnetismo di John van Vleck, dell'Università di Harvard, che nel 1977 fu premio Nobel. (p. 43)
  • [Su Maria Cibrario Cinquini] Va detto esplicitamente che la Cibrario riuscì a risolvere diversi annosi problemi tra i quali quello di Goursat per le equazioni di tipo iperbolico non lineari e quello di Cauchy per i sistemi di equazioni alle derivate parziali del primo ordine, ma riuscì anche a comporre una teoria delle curve che aveva come pregio e carattere di novità quello di estendere al campo delle funzioni di variabile reale risultati che in precedenza erano stati ottenuti solo in campo analitico. (p. 51)
  • [Su Maria Bianca Cita] La sua attività scientifica è molto vasta, annovera infatti oltre duecento pubblicazioni, ma è soprattutto la sua vita a essere del tutto fuori dal comune: è infatti il caso di dire che lei gli oceani li ha percorsi in lungo e in largo. [...] Dal 1968 ha svolto un'intensa e peculiare attività nel campo della geologia marina ed è stata chiamata, unica straniera, a partecipare al Deep Sea Projet, organizzato dagli Usa con crociere sulla nave Glomar Challenger, contribuendo così ad arricchire quelle conoscenze oceanografiche che sono alla base delle moderne concezioni sulla mobilità dei fondi oceanici. (p. 54)
  • [Su Cornelia Fabri] È probabile che dopo la morte dei suoi genitori sia scattato in lei qualcosa che l'ha indotta a mettere da parte la passione per le scienze esatte e a dedicarsi completamente ad attività di carità e preghiera, spinta da una spiritualità esasperata. Addirittura nel 1908 venne a conoscenza dell'ordine religioso della Visitazione e cominciò a frequentare un monastero a Pisa. La sua salute era malferma; morì a Firenze il 24 maggio del 1915. Il sacerdote che la confessò in punto di morte riferì che le sue ultime parole furono «un ragguaglio matematico di tutta la sua vita». (p. 58)
  • [Su Eva Mameli Calvino] Eva conosceva già da tempo Mario Calvino il quale, nel 1920, decise di fare una breve visita all'amica di vecchia data. [...] L'incontro dei due fu per Eva Mameli uno straordinario regalo del destino: lei accettò di seguirlo a Cuba, ovvero in un mondo assolutamente nuovo. L'idea funzionò; i due trascorsero nell'isola caraibica cinque anni di una vita serena dedicata allo studio delle loro amate piante e alla cura del primogenito Italo, che sarebbe diventato uno dei maggiori scrittori del Novecento. (p. 78)
  • Eva Mameli Calvino fu l'unica donna a far parte del ristretto gruppo dei pionieri della protezione della natura nel nostro paese. Infatti, appoggiandosi alla stazione sanremese, si dedicò per un periodo di circa vent'anni alla promozione di una cultura per i fiori e per i giardini e anche alla protezione degli uccelli: indagò in modo originale e approfondito il rapporto tra uccelli e giardini, l'utilità degli uccelli insettivori, la distruzione degli uccelli mediante la caccia, i rapaci, i nidi artificiali, i rifugi per gli uccelli. (p. 80)
  • [Su Pia Nalli] Nel 1952 fu pubblicata la sua celebre monografia Lezioni di calcolo differenziato assoluto. Morì nel 1964 quasi dimenticata e non ebbe dall'Università di Catania il riconoscimento della proposta di nomina a professore emerito, che certamente meritava. Né riuscì mai a realizzare il suo sogno di essere chiamata nella sua città natale, Palermo: fu per lei motivo di grande amarezza vedersi preferire matematici di calibro ben diverso dal suo. Una diagnosi ragionevole sullo scarso riscontro che la sua opera ebbe all'epoca è che persone anche capaci si erano rifiutati di meditare sul suo lavoro e l'avevano liquidata con giudizi affrettati. (pp. 85-86)
  • Sviluppando alcune idee di Vito Volterra e Carlo Somigliana, la Pastori prese in esame i corpi imperfettamente elastici, e l'analisi del loro comportamento si rivelò di grande interesse per la scienza delle costruzioni. La studiosa fu uno dei pochi fisici matematici italiani a occuparsi di teoria della plasticità, apportando nuovi contributi sull'equilibrio dei materiali elasto-plastici. Sono proprio i numerosi apporti originali a caratterizzare il lavoro di Maria Pastori, dato che ottenne anche in dinamica elastica formule che generalizzavano quelle fino ad allora conosciute come vibrazioni: in una nota lincea del 1939 sulla propagazione delle membrane inestendibili, riuscì a calcolare la velocità di avanzamento del fronte d'onda. (p. 93)
  • [Su Pierina Scaramella] [...] nonostante la sua copiosa produzione scientifica, solo nel 1975, all'età di sessantanove anni, divenne professore ordinario di botanica farmaceutica presso la Facoltà di Farmacia dell'Università di Urbino, dove insegnò anche botanica nella Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali. Una carriera lenta, ma culminata alla fine a direttore dell'Istituto dell'orto botanico dell'università marchigiana. (p 101)
  • Tra le ricerche più importanti di cui si occupò a Urbino, vi furono un ciclo di studi sull'ulivo e uno sulla coltivazione della patata in funzione del bioclima nella provincia di Pesaro-Urbino, che aveva la peculiarità di sperimentare una coltura estivo-autunnale contraria a quella usuale, che avviene in primavera e in estate. Inoltre diventò esperta sulla barbabietola, sulle piante alpine, sui funghi macroscopici, sulla vernalizzazione dei cereali. (p. 101)

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