Gialal al-Din Rumi

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Rumi
L'incontro di Mavlana e Molla Shams al-Din a Konya. Illustrazione dal Jâmi al-Siyar di Mohammad Tahir Suhravardî

Jalāl al-Dīn Rūmī (1207 – 1273), poeta e mistico persiano.

Citazioni di Rūmī[modifica]

  • Che noi possiamo fare ciò che di bello amiamo. Ci sono centinaia di modi di inginocchiarsi a baciare la Terra.[1]
  • La nostra danza, o cara anima mia, | ha spiritual natura, e tu, se vi entri, | non v'entrar con superbia e con follia. || La nostra danza fuor della persona, | fuor dall'anima sta. Tu poggia in alto, | empietà e fede dietro a te abbandona. || La nostra danza è amor spirituale, | ebbrezza ella è; gorgoglia come vino | dentro la coppa del corpo mortale. || La nostra danza è la sorgente viva, | è di vita la fonte. E tu, se sei | Khizer, bevi dall'onda che ravviva. || La nostra danza è pegno portentoso; | per la sua vita, Adamo dalla destra | di Dio l'ottenne misericordïoso. || La nostra danza più che le celesti | plaghe è sublime. Questo grande arcano | alla stadera tua tu invan trarresti. || La nostra danza è tutta una gran festa, | tutta una gioia. Via se ne cancella | ogni dolore e ogni cura molesta. || La nostra danza è tal, che di sé prezzo | alcun non ha. Non chiederne compenso, | figlio mio, non donarla a poco prezzo! (da La danza mistica[2])
  • Lascia il mondo e ne sarai signore, | esci da te, sarai compagno di Dio. | Dàtti, tu freccia, all'arco del Signore, | che egli ti scocchi rapido al tuo segno. | Cresci, tu grano, e sii campo di spighe, | poi lasciati mietere nel giorno della falce; | fatti nel forno ardente pane al mondo, | lascia lieto la terra e sarai stella[3][4]
  • Girando intorno al centro eterno, | che è Dio, | tumultuando intorno al quieto centro | che è in Dio, | getta da te ogni cura e ruota intorno | a Dio, | oltre il sole e le aurore, fino | a Dio. | Chi seppe la potenza della danza | vivrà in Dio, | poiché sa che l'amore uccide | come Dio.[5][4]
  • Muoio come pietra e divengo pianta; muoio come pianta e vengo sollevato al rango di animale; muoio come animale e rinasco come uomo... morendo come uomo, tornerò a vivere come angelo... Ma trascenderò l'angelo per divenire qualche cosa che l'uomo non ha mai visto; e allora sarò il Niente.[6]
  • O uomo! Viaggia da te stesso in te stesso.[7]
  • Sai tu che cosa dice il rabab[8], parlando di lacrime e di dolore bruciante? Dice: "sono scorza rimasta lontana dal midollo: perché non dovrei piangere nel tormento della separazione?"(L'amante perfetto[9])
  • Se cerchi l'eterno amico | o cuore, scorda te stesso. | Come farfalla alla luce | offri tu il corpo e l'anima. | Sii bimbo senza pane | alla porta dello straniero, | al pazzo sii bocca fraterna | e parlagli solo d'amore. | Così a te s'inchina il Signore | oltre la fede e l'errore, | poi egli stesso, dalla brocca eterna, | ti berrà, con l'eterno vino.[10][4]
  • Se cominci ad andare, ti si aprirà innanzi la Via; | se ti fai nulla, sarai trasformato in essere puro; | se ti fai basso e abietto, non entrerai più nel cosmo | e allora, fuori di te, sarai mostrato a te stesso! (da Quartine[11])
  • Sorgi, o giorno! Danzano gli atomi di polvere | e le anime, liete, in estasi sante danzano. | Colui per il quale danzano le sfere celesti ed il Vento | te lo dirò in un orecchio, Lui dove danza! (da Quartine[12])
  • Tu inventasti questo "io" e questo "noi" | per giocar con Te stesso il sacro gioco | dell'adorazione, affinché tutti | questi "io" e "tu" divengan unica vita. (Mathanawi, I, 1787[13])

Citazioni su Gialal al-Din Rumi[modifica]

  • La straordinaria ricchezza della condizione di Rūmī nasce dal fatto che in lui si uniscono drammaticamente i due atteggiamenti spirituali opposti: il neoplatonico e lo gnostico. Questa terra è insieme, per lui, la casa dell'anima e la casa dell'esilio, il migliore dei mondi possibili e l'oscuro carcere, che imprigiona i nostri spiriti e i nostri corpi. Così ora Rūmī ci racconta una storia opposta a quella che ci aveva raccontato. Chi contempla le cose, non conosce la luce divina. Il mondo – che prima ci manifestava il volto di Dio – è il velo che ce lo nasconde. Viviamo un'esistenza di sogno. [...] Così dobbiamo lasciarci alle spalle i veli e i riflessi, i profumi e i colori, abbandonare il carcere e il terrore della separazione.
    In piedi, amici, partiamo. È tempo di lasciare questo mondo. | Il tamburo risuona dal cielo, ecco che ci chiama. | Ecco: il cammelliere si è levato, ha preparato la carovana, | e vuole andarsene. O viaggiatori, perché dormire? | Davanti a noi, dietro di noi, si elevano il suono delle campanelle, il tumulto della partenza. | Ad ogni istante, un'anima, uno spirito si invola verso dove non c'è più luogo. (Pietro Citati)
  • Un uomo del suo tempo e di tutti i tempi: una presenza viva e fraterna in tutto il mondo dell'Islam, dal Cairo a Tangeri, da Djakarta a Lahore, coi suoi 800 milioni di musulmani. Nell'India, in Afghanistan, in Iran i suoi poemi sono salmodiati dalle folle durante i pellegrinaggi; nel più umile villaggio turco – e, ancora oggi, in Bosnia-Erzegovina – la sua memoria è venerata; a Istanbul esiste un cimitero in cui molti chiedono di essere sepolti, vicino a coloro che furono "gli innamorati" di Rūmī; monasteri in tutto l'Oriente, ivi compresi i Balcani; cattedre dalle quali per sette secoli fu insegnata la sua dottrina; il riconoscimento, da parte degli orientalisti occidentali, della sua opera come di quella del più grande poeta mistico di tutti i tempi, opera che – per gli orientali – è seconda solo al Corano [...] Ma, soprattutto, il portatore di un messaggio di bruciante attualità, perché fondato su un'esperienza vissuta, emanante da un uomo che – anche se divenne un santo – non era un prete. (Eva de Vitray-Meyerovitch)

Note[modifica]

  1. Citato in Julia Butterfly Hill, Ognuno può fare la differenza, traduzione di Isabella Bolech, Corbaccio, Milano, 2002, p. 7. ISBN 88-7972-542-4
  2. In Orfeo, il tesoro della lirica universale, a cura di Vincenzo Errante e Emilio Mariano, edizione rinnovata e accresciuta da Emilio Mariano, Sansoni, Firenze, 19746, traduzione per Rūmī di Italo Pizzi, pp. 266-267
  3. Da Dattiloscritto, con dedica, di otto testi di Gialal al Din Rumi; probabilmente dei primi anni Sessanta; in Cristina Campo, Se tu fossi qui. Lettere a Maria Zambrano 1961-1975 a cura di Maria Pertile, Archinto, 2009, pp. 36-37. ISBN 978-88-7768-529-2
  4. a b c La traduzione potrebbe essere della stessa Cristina Campo. Cfr. nota 4 a p. 39 di Se tu fossi qui.
  5. Da Dattiloscritto, con dedica, di otto testi di Gialal al Din Rumi; probabilmente dei primi anni Sessanta; in Cristina Campo, Se tu fossi qui. Lettere a Maria Zambrano 1961-1975 a cura di Maria Pertile, Archinto, 2009, pp. 38-39. ISBN 978-88-7768-529-2
  6. Citato in Alfonso Maria Di Nola L'Islam. Storia e segreti di una civiltà. Newton & Compton Editori, Roma, 1989. ISBN 8882891011, p. 205.
  7. Dal Canzoniere; citato in Antonio Mazza, Vivere semplice, Castelvecchi, Roma, 2006, p. 179. ISBN 88-7615-143-5
  8. Strumento musicale a corde. Cfr. Islam, p. 183.
  9. Citato in Luisa Mozzati, Islam, Gruppo Editoriale L'Espresso, Pubblicato su licenza Electa, Milano, Roma, 2008, p.183.
  10. Da Dattiloscritto, con dedica, di otto testi di Gialal al Din Rumi; probabilmente dei primi anni Sessanta; in Cristina Campo, Se tu fossi qui. Lettere a Maria Zambrano 1961-1975 a cura di Maria Pertile, Archinto, 2009, p. 36. ISBN 978-88-7768-529-2
  11. In Gialâl ad-Dîn Rûmî, Poesie mistiche, introduzione, traduzione e note di Alessandro Bausani, Fabbri Editori, collana I grandi classici della poesia, RCS libri, Milano, 1997, p. 134.
  12. In Gialâl ad-Dîn Rûmî, Poesie mistiche, introduzione, traduzione e note di Alessandro Bausani, Fabbri Editori, collana I grandi classici della poesia, RCS libri, Milano, 1997, p. 133.
  13. Citato in Ananda K. Coomaraswamy, Induismo e Buddismo, traduzione di Ubaldo Zalino, Rusconi, Milano, 1994, p. 30. ISBN 88-18-70053-7.

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