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Raoul Follereau

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Targa dedicata a Raoul Follereau

Raoul Follereau (1903 – 1977), giornalista, filantropo e poeta francese.

Citazioni di Raoul Follereau

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Citato in Teresio Bosco, Uomini come noi

Torino, SEI, 1968.

  • La sottospecie umana condannata senza appello e senza amnistia: i lebbrosi.
  • Non avevo a mia disposizione che un solo mezzo: la mia parola.
  • Nel secolo XX del Cristianesimo ho trovato lebbrosi in prigione, in manicomio, rinchiusi in cimiteri dissacrati, internati nel deserto con filo spinato attorno, riflettori e mitragliatrici. Ho visto le loro piaghe brulicare di mosche, i loro tuguri infetti, i guardiani col fucile. Ho visto un mondo inimmaginabile di orrori, di dolore, di disperazione.
  • Un giorno in Asia vidi morire una lebbrosa di ventidue anni. La vidi, impotente, svincolarsi a piccoli sussulti da questa atroce vita. Appena morta, fui preso dallo strano capriccio di pesarla. Caricai sulle braccia quell'esile pugno di ossa, ancora tiepide, e lo portai sulla bilancia. La lebbrosa di ventidue anni pesava venti chili. Ora sapete di cosa è morta... Poiché mi mostravo inorridito, mi dissero: "È cosa che capita da che mondo è mondo. Non lo potete cambiare, è impossibile". Impossibile? La sola cosa impossibile è che voi, che io, possiamo ancora dormire e ridere sapendo che ci sono sulla terra donne di ventidue anni che muoiono perché pesano venti chili....".
  • Ho visto un giorno in Pakistan un lebbroso giungere da noi in uno stato di stanchezza e miseria indescrivibile. Veniva da una valle sperduta dell'Himalaya. Aveva fatto a piedi milleduecento chilometri per trovare un medico.
  • Un sociologo americano mi ha detto: "Se si dovesse nutrire un topo con ciò che mangia un uomo del Bengala, il topo morrebbe di fame".

Dal testamento spirituale

In Jesus Caritas, 108, ottobre 2007, pp. 75-78; citato in Lucio Coco, Testamenti spirituali. Note e pensieri dal limite della vita, Paoline, 2008, pp. 77-81. ISBN 9788831534611

  • Il nostro mondo non ha che questa alternativa: amarsi o scomparire.
  • [...] la più grande disgrazia che vi possa capitare è quella di non essere utili a nessuno, e che la vostra vita non serva a niente.
  • Se manca qualcosa alla tua vita è perché non hai guardato abbastanza in alto.[1]
  • La libertà non è una cameriera tuttofare che si può sfruttare impunemente. Né un paravento sbalorditivo dietro il quale si gonfiano fetide ambizioni. La libertà è un patrimonio di tutta l'umanità. Chi è incapace di trasmetterla agli altri è indegno di possederla.

Note

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  1. Frase citata senza menzione dell'autore in Romano Battaglia, Cielochiaro.

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