Abdulrazak Gurnah

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Abdulrazak Gurnah nel 2009
Medaglia del Premio Nobel
Medaglia del Premio Nobel
Per la letteratura (2021)

Abdulrazak Gurnah (1948 – vivente), scrittore e romanziere tanzaniano naturalizzato britannico.

Citazioni di Abdulrazak Gurnah[modifica]

  • Dedico questo premio Nobel all'Africa e agli africani, e anche a tutti i miei lettori, grazie! Ho pensato che fosse uno scherzo. È stata tale la sorpresa che ho aspettato fino a quando l'ho sentito annunciare prima di poterci credere.[1]
  • [Sui rifugiati e i migranti africani che arrivano in Europa] Molte di queste persone vengono per necessità e anche perché hanno qualcosa da dare. Non arrivano a mani vuote. Molte hanno talento ed energia.[2]
  • Non sono come Virginia Woolf che all’età di dieci anni sapeva già di essere una scrittrice. Io mi sono ritrovato a scrivere qualcosa un giorno, come le persone di solito fanno. Poi si sono aggiunte nuove pagine. Infine sono arrivato a un punto in cui ho pensato: cos’è questa cosa che sto scrivendo? Lì ho compreso la differenza tra buttare giù qualche riga e scrivere.[3]
  • [Sulla Tanzania, il paese natale da cui è scappato alla fine degli anni Sessanta] Quando me ne sono andato era un posto molto pericoloso. La gente veniva imprigionata. C’era pochissimo spazio di manovra, per le persone, per lavorare, per avere successo, o anche per discutere e parlare apertamente del proprio malcontento.[4]
  • Sono venuto in Inghilterra quando parole come richiedente asilo non avevano esattamente lo stesso significato: oggi sempre più persone lottano e scappano da Stati terroristici. Il mondo è molto più violento di quanto non fosse negli anni Sessanta, per questo adesso c'è una maggiore pressione sui Paesi più sicuri. Non vedo divisioni permanenti, le persone si sono sempre spostate. La migrazione degli africani verso l'Europa è un fenomeno relativamente nuovo, ma gli europei che si riversano nel mondo non sono una novità. Penso che ci sia una sorta di avarizia dietro al motivo per cui è così difficile per gli Stati europei fare i conti con questa realtà.[5]

Il disertore[modifica]

Incipit[modifica]

C'era una storia sulla prima comparsa dell'inglese. In realtà ce n'era più di una, ma con il tempo, passando di bocca in bocca, gli elementi delle varie storie si fusero in un unico racconto. In tutte le versioni, comunque, egli compa­riva all'alba, come il personaggio di un mito.

Citazioni[modifica]

  • La sorte regola ogni vicenda umana, e dunque fu così anche per la prima comparsa di quell'uomo, tuttavia la sor­te non è identica al caso, e persino gli avvenimenti più ina­spettati in realtà adempiono a un disegno. (p. 9)
  • E poi c'era la sua passione smodata per tutto quello che era italiano. (...) Quando era più giovane, gli insegnanti della scuola primaria avevano preso i suoi proclami filoitaliani come una forma di esuberanza, l'inevitabile esibizionismo di un ragazzino dall'ingegno bril­lante. In ogni caso, la maggior parte della gente pensava che gli italiani fossero un po' buffi, per via degli aneddoti sulle loro pagliacciate durante la guerra in Abissinia, ragio­ne per cui anche la passione di Rashid per l'Italia era considerata una cosa comica. (pp. 173-174)
  • Quando si tratta d'amore, i genitori cre­dono sempre al peggio, e impongono la loro autorità con la rettitudine più aspra e il ricatto. (p. 228)
  • Nei giorni che seguirono, arrivarono le notizie di nuove violenze e sterminii di massa, accompagnate dalle brevi ed erudite analisi di giornalisti ed esperti, ma intanto non ri­cevevo una parola, non una lettera, da casa, e fu solo alcune settimane dopo, quando l'accaduto era ormai evidente, che l'incredulità, la paura e la vergogna cominciarono a tradur­si nella coscienza del terrore che doveva avere sommerso il nostro paese. (p. 255)

Sulla riva del mare[modifica]

Incipit[modifica]

Ha detto che passerà più tardi, e a volte quando dice così lo fa davvero.

Citazioni[modifica]

  • Vivo in una piccola città sulla riva del mare, come ho sempre fatto, anche se ho trascorso la maggior parte della mia vita sulla riva di un caldo oceano verde, molto lontano da qui. Adesso vivo la mezza vita di uno straniero, spio nelle case attraverso lo schermo televisivo e immagino le continue paure che affliggono le persone che incontro durante le mie passeggiate. (p. 13)
  • Sono un rifugiato, uno che cerca asilo. Queste non sono parole facili, anche se l’abitudine di sentirle le fa sembrare tali. Sono arrivato all'aeroporto di Gatwick nel tardo pomeriggio del 23 novembre dell’anno scorso. È una piccola emozione ben nota, nelle nostre storie, lasciare ciò che conosciamo e arrivare in posti strani, trascinando piccoli bagagli affastellati e nascondendo ambizioni segrete e represse. (p. 16)
  • Il governo britannico, per ragioni che non mi sono del tutto chiare neanche adesso, aveva deciso che le persone provenienti dal mio paese potevano ottenere asilo politico se dichiaravano che la loro vita era in pericolo. I britannici volevano far sapere a livello internazionale che consideravano il nostro governo pericoloso per i suoi cittadini, cosa che sia loro sia tutti gli altri sapevano da molto tempo. Ma i tempi erano cambiati e adesso qualsiasi pallone gonfiato della comunità internazionale doveva dimostrare che non ammetteva altre sciocchezze da parte della plebaglia disordinata e litigiosa che brulica in quelle savane cotte dal sole. Il troppo è troppo. Che cos’aveva fatto il nostro governo di peggio rispetto a quello che faceva prima? Aveva manipolato un’elezione, falsificando le cifre di fronte a osservatori internazionali, mentre prima aveva solo imprigionato, violentato, ucciso o comunque degradato i suoi cittadini. (pp. 25-26)
  • È un posto triste, il paese della memoria, un deposito buio con pavimenti marci e scale arrugginite dove a volte si passa il tempo frugando fra cose abbandonate. (p. 141)
  • «Ho visitato la sua casa una volta,» disse Latif Mahmud. «Non so se si ricorda. È stato molto tempo fa. E adesso, dopo una vita, visito la sua nuova casa qui. È come se un pezzetto di filo ci tenesse legati a un paletto piantato per terra, e uno gratta gratta sempre nello stesso punto, anche se crede di aver percorso mondi interi.» (p. 241)

Explicit[modifica]

Facevo sempre una cena leggera, in ogni caso, e avevo pur sempre con me l’asciugamano di Alfonso se le cose si fossero messe male.

Bibliografia[modifica]

  • Abdulrazak Gurnah, Il disertore, traduzione di Laura Noulian, Garzanti, Milano, 2006, ISBN 88-11-68321-1
  • Abdulrazak Gurnah, Sulla riva del mare, traduzione di Alberto Cristofori, La nave di Teseo, Milano, 2021, ISBN 978-88-346-0968-2

Note[modifica]

Opere[modifica]

Altri progetti[modifica]