Adalberto Libera

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Adalberto Libera (1903 – 1963), architetto italiano.

Palazzo dei Congressi (Roma), progetto di Adalberto Libera.
Scuola Raffaello Sanzio (Trento), progetto di Adalberto Libera.
Villa Malaparte (Capri), progetto di Curzio Malaparte e Adalberto Libera.
Palazzo della Regione (Trento), progetto di Adalberto Libera.

Citazioni di Adalberto Libera[modifica]

  • Il ricordo dell'Esposizione londinese 1851 è stato tramandato dal famoso Palazzo di Cristallo. La Torre Eiffel, concepita quale sintesi delle possibilità costruttive dell'epoca, ci ricorda l'Esposizione Universale del 1889 ed è ora simbolo di Parigi. New York realizzerà per E. 39 un trilone alto 300 metri. Anche l'E. 41 può avere la sua affermazione costruttiva, originale, ardita, poetica: un arcobaleno nel cielo di Roma, arco di trionfo sulla via Imperiale, 200 metri di luce, 100 metri di altezza, senza un kilo di ferro.[1]

Citazioni su Adalberto Libera[modifica]

  • Adalberto Libera appariva come un gentiluomo dell'Ottocento. Agghindato con sobria, inappuntabile eleganza, usciva dal suo palazzo di Villa Lagarina, deliziosa residenza a pochi chilometri da Rovereto, scendeva la collina, attraverso il ponte sull'Adige (El pont de Vila), imboccava dopo un po' il corso San Rocco (oggi corso Bettini), e percorrendolo fino al termine, veniva a trovarsi in piazza Rosmini, dove c'era un caffè famoso. Lì dentro, io lo aspettavo (1922). Entrava con il suo contegno signorile, un sorriso appena, una leggera stretta di mano, e mi si sedeva accanto. Come lo invidiavo. Al suo confronto mi sembrava di essere un villano. Parlava quasi sottovoce e le cose che diceva avevano già un contenuto profetico (anni venti) per quanto riguardava l'architettura. (Carlo Belli)
  • Nella percorribilità critica degli eventi del Ventennio, oggi per fortuna esente da molti pregiudizi, la posizione di Adalberto Libera si colora dunque di una fondamentale attitudine interdisciplinare che discende senza ombra di dubbio da una formazione accademica largamente compromessa con il mito dell'opera d'arte totale e con l'estetica dello Jugendstil degli anni giovani e opera con altissimi risultati, sia nel campo della progettazione – basti pensare alla serie degli stupendi disegni da studente o alle tempere dei progetti per concorsi negli anni della maturità – sia nella fase più delicata dell'architettura costruita come nel caso della Scuola Raffaello Sanzio di Trento dove chiama a collaborare alle pitture murali Gino Pancheri, artista trentino di solida formazione novecentista, o del ben più complesso palazzo dei Congressi dove progetta pareti "costruite" a mosaico, suggestioni di storia romana formulate in collaborazione con Quaroni, Gentilini, Capizzano e Guerrini. (Gabriella Belli)

Note[modifica]

  1. Da Opera completa, Electa, Milano, 1989, p. 162.

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