Age of Empires II
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Age of Empires II
Titolo originale |
Age of Empires II |
---|---|
Sviluppo | Ensemble Studios |
Pubblicazione | Microsoft Corporation |
Anno |
1999 2013 (HD ediction) |
Genere | Videogioco strategico in tempo reale |
Tema | Medioevo |
Piattaforma | Microsoft Windows, Mac OS, PlayStation 2 |
Serie | Age of Empires |
Preceduto da | Age of Empires |
Seguito da | Age of Empires III: Age of Discovery |
Note | |
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Age of Empires II: The Age of Kings, videogioco statunitense del 1999 sviluppato da Ensemble Studios e pubblicato da Microsoft Corporation.
The Age of Kings
[modifica]1: William Wallace: Campagna d'addestramento
[modifica]- Il sangue degli uomini dei clan impregnerà queste antiche pietre e queste querce millenarie. (conclusione di Marcia e battaglia, I scenario)
- Come si usa dire, un esercito marcia solo a pancia piena. (introduzione a Vettovaglie, II scenario)
- Edoardo I Longshanks, il malvagia condottiero, ha già mostrato in Galles, in Inghilterra e in Francia quanto sia efficace, crudele e spietata la sua tattica militare. È veramente un nemico da temere. Gli Inglesi hanno saccheggiato la città di Berwick upon Tweed. Si potrebbe chiamarla battaglia, ma in realtà è stato un vero e proprio massacro. (conclusione di Vettovaglie, II scenario)
- [Riferito a William Wallace] Delle voci provenienti da sud insinuano che ci sia un gigante a condurre le forze della Scozia; dicono che la sua immensa spada debba essere impugnata a due mani e possa abbattere cavaliere e cavallo in un solo colpo. (introduzione a Nuove tecnologie, IV scenario)
- È giunta l'ora di passare all'attacco. Gli Inglesi hanno una fortezza nei pressi della città di Sterling. Se riusciremo a sconfiggerli, potrebbero cambiare idea a proposito dell'invasione della Scozia. (Narratore: La battaglia di Stirling, V scenario)
- Stirling è stata la nostra prima vittoria. Anche se abbiamo protetto la linea costiera, si dice che il ponte di Stirling sia stato difeso dal leggendario cavaliere di cui così tanti hanno parlato. Adesso conosciamo il suo nome: Sir William Wallace, il Martello degli Inglesi. Edoardo I Longshanks chiama Wallace traditore e criminale, ma sir William non si ritiene tale perché non ha mai giurato fedeltà a un re inglese. (conclusione di La battaglia di Stirling, V scenario)
- Il castello inglese a Falkirk non esiste più. Le pretese degli Inglesi sulla Scozia sono state spazzate via. (Narratore: La battaglia di Falkirk, VII scenario)
2: Giovanna d'Arco
[modifica]- Fu allora che vidi la ragazza. Ci disse che il suo nome era Giovanna. Ci disse che non era altro che una contadina, che non sapeva né cavalcare, né combattere. Ci disse che intendeva salvare la Francia. Le tenebre si sollevarono dall'animo dei miei uomini. La sua voce risuonava convinta e ogni sua parola era acqua fresca per i nostri animi assetati. Posso aver perduto la fede, ma Giovanna non ha perduto la sua ed è questo quello che conta. (Guy Josselyne[1]: introduzione di Un improbabile messia, I scenario)
- [Dopo una battaglia persa dai Francesi contro gli Inglesi] Un'altra perdita illustre per la Francia. Spero che possiate veramente cambiare l'esito di questa guerra, Giovanna d'Arco. (Jean De Metz, Un improbabile messia, I scenario)
- Voi francesi non sapete quando è il momento di arrendersi. (Soldato borgognone, Un improbabile messia, I scenario)
- Non arrivava alle spalle del più basso degli uomini, ma tutti noi dovevamo alzare lo sguardo per parlare con lei. (Guy Josselyne[1]: conclusione di Un improbabile messia, I scenario)
- Giovanna ha una forza di volontà titanica. Ha radunato intorno al suo vessillo briganti e furfanti bestemmiatori e li ha trasformati in patrioti e eroi. (Guy Josselyne[1]: introduzione di La purificazione della Loira, III scenario)
- Giovanna d'Arco non è più tra noi. Un mondo ricco è stato reso povero e vuoto! Gli Inglesi l'hanno processata come eretica. La mente di Giovanna era acuta e pronta e ha evitato tutte le insidiose trappole verbali dei suoi persecutori. Ma la sua morte non è giunta invano. "La Pucelle" è il grido di battaglia che richiama contadini e nobili alle armi. (Guy Josselyne[1]: introduzione a Una martire perfetta, VI scenario)
- La spada di La Hire reclama sangue! (La Hire: Una martire perfetta, VI scenario)
- Vedremo che fine faranno gli arcieri inglesi contro i cannoni francesi! (Jean Bureau: Una martire perfetta, VI scenario)
- Mon dieu! Sono finito! (Jean Bureau: Una martire perfetta, VI scenario) [ultime parole]
- Talvolta la storia è determinata dalla forza delle armi, talaltra dal caso. (Guy Josselyne[1]: conclusione di Una martire perfetta, VI scenario)
3: Saladino
[modifica]- Fu così che conobbi Saladino. I ritratti in Europa dipingono Saladino come un demone barbaro, eppure è più leale di qualsiasi cavaliere che io abbia mai incontrato e preferisce soggiornare nei palazzi piuttosto che sgozzare i Normanni nel deserto. Non mi aspettavo ospitalità dai Saraceni: noi Normanni giustiziamo ogni Arabo che catturiamo mentre Saladino mi ha concesso di esplorare il suo accampamento. (introduzione a Una notte araba, I scenario)
- I miei connazionali, i figli dell'Europa, non hanno mostrato che perfidia, mentre i Saraceni si sforzano di dare dignità alla loro civiltà. È una cosa talmente sconvolgente da togliere il sonno. (conclusione di Una notte araba, I scenario)
- Baghdad, la capitale saracena, è la città più civile del mondo, con ospedali gratuiti, bagni pubblici e un servizio postale e banche con distaccamenti anche in Cina. (conclusione di Signore d'Arabia, II scenario)
- Ho chiesto a Saladino perché eravamo là a miglia di distanza dalla civiltà e dall'acqua. Egli mi ha risposto "per dare al nemico dagli occhi azzurri una morte rosso sangue". (introduzione a I Corni di Hattin, III scenario)
- È ironico che solo dopo l'invasione delle loro terre da parte dei crociati, i Saraceni si siano trasformati nel popolo che ci eravamo proposti di distruggere. (conclusione di I Corni di Hattin, III scenario)
4: Gengis Khan
[modifica]- Un lupo blu prese per sposa una femmina di daino fulva. Si stabilirono presso la sorgente del fiume Onon per crescere la loro prole. E là nacquero i Mongoli. (introduzione a Crogiolo, I scenario)
- Un uomo saggio e pericoloso chiamato Temucin, intende cambiare tutto questo. Egli sostiene che per porre fino al conflitto tribale, ai Mongoli servono solo due cose. Innanzi tutto abbiamo bisogno di verdi pascoli per le nostre mandrie. Con più terra a disposizione diminuiranno le rivalità tra le tribù. In secondo luogo, siamo dei guerrieri: abbiamo bisogno di un nemico comune da combattere. Per soddisfare entrambi questi bisogni, Temucin ha escogitato un piano alquanto modesto: unire le tribù e muovere guerra contro chiunque ostacoli il nostro cammino. "Come?" gli chiediamo. "Come possono dei cavalieri nomadi che abitano in tende di feltro avventurarsi alla conquista del mondo?" Temucin risponde che non combatteremo come guerrieri ma come un singolo esercito. Non combatteremo per la nostra gloria, ma per la gloria della Mongolia. E con queste parole il nome Temucin si è perso nell'oscurità ed è stato sostituito da un titolo: Grande Khan. Gengis Khan. (introduzione a Crogiolo, I scenario)
- Uomini, visitate le tribù più lontane e convincete quanti più uomini possibili ad unirsi al nostro glorioso esercito. Fate attenzione però ai Kara Khitai. Sono uomini che non mantengono la parola. (Gengis Khan: Crogiolo, I scenario)
- Arcieri e lancieri a cavallo, uomini con armature di cuoio e corazze in seta, tutti alzano la testa verso il podio dal quale Gengis parla. Il Grande Khan si definisce "il castigo di Dio". Gli uomini sorridono come lupi affamati. È l'alba del primo giorno dell'impero mongolo. (conclusione di Crogiolo, I scenario)
5: Federico Barbarossa
[modifica]- E così siete venuti a sentire la storia di Federico Barbarossa? Sedete e ascoltate, allora. Sapete, è una lunga storia come grandioso è tutto ciò che riguarda quell'uomo. Un uomo con grandi appetiti, grandi ambizioni... e una lunga, grande barba rossa. Lo so, vi state domandando se fu abbastanza grande e se la volontà di un uomo è sufficiente da sola per fondare un impero. [...] Barbarossa era convinto di essere eletto imperatore per volontà divina ed aveva intenzione di riportare il Sacro Romano Impero alla sua antica gloria. Se per questo sarebbe stato necessario schiacciare i principi germanici, allora... niente lo avrebbe fermato. (introduzione a Il Sacro Romano Impero, I scenario)
- Hanno definito Barbarossa "il flagello d'Europa", ma oltre a essere un grande guerriero, era anche un abile diplomatico. Non unificò la Germania solo a colpi di spada. Riformò la legislazione emanando una serie di codici. Aiutò la popolazione indigente fissando un prezzo ufficiale per il grando dopo ogni raccolto. Rese in breve tempo le province germaniche le più ricche e le più potenti d'Europa. (conclusione di Il Sacro Romano Impero, I scenario)
The Conquerors
[modifica]1: Attila l'Unno
[modifica]- Erano terribili guerrieri provenienti dalla steppa asiatica, con i corpi sfigurati dagli sfregi rituali e le gambe deformate da una vita passata quasi sempre in sella a un cavallo. Nonostante il loro aspetto terrificante, gli Unni sarebbero stati poco più che semplici predoni, se non fosse stato per il carisma di Attila. Si faceva chiamare "il flagello di Dio". Alla guida degli Unni, Attila e il fratello Bleda fecero molto più che razziare... devastarono la Scizia e la Persia. (introduzione di Il Flagello di Dio, I scenario)
2: Il Cid
[modifica]- Basta. Mi hai tormentato per tre isolati, straniero. Fammi la cortesia di smetterla di perseguitarmi e lasciami ai miei lamenti, poi risponderò alle tue insistenti domande. Ti racconterò in quale modo un uomo morto poté cavalcare per le strade di Valencia. (Ximena Dìaz[2]: introduzione a Fratello contro fratello, I scenario)
- Vorresti fronteggiare in sella un uomo a piedi? Non posso permetterlo. (Re Sancho: Fratello contro fratello, I scenario)
- Rodrigo Dìaz de Bivar, Il Cid, guiderai gli eserciti della Castiglia. Sono lieto che tu abbia vinto: sei il solo uomo a cui affiderei un incarico tanto importante. (Re Sancho: Fratello contro fratello, I scenario)
- Nel lontano Oriente in Terrasanta l'unica espansione musulmana di cui si narra è quella dei turchi selgiuchidi. Ma qui in Spagna noi ne abbiamo conosciuta un'altra... quella dei Mori. I Mori hanno governato la Spagna così a lungo che cristiani e musulmani spesso convivevano senza ostilità. Così era nella città di Toledo, situata nel territorio dei Mori, ma abitata anche da cristiani. (Ximena Dìaz[2]: introduzione a Il nemico del mio nemico, II scenario)
3: Montezuma
[modifica]- Il primo messaggero giunto a Tenochtitlan raccontò di montagne o torri che galleggiavano sul mare. Le storie che venivano raccontate a Montezuma erano una più incredibile dell'altra: lanciavano palle di fuoco, scintille e fiamme per rompere le difese. Queste divinità cavalcavano un grande cervo senza corna, inoltre le loro spade, gli archi, gli scudi e persino i loro abiti... tutto era di ferro! Senza dubbio questo era il ritorno di Quetzalcoatl! (Cuauhtemoc[3]: conclusione di La Triplice Alleanza, II scenario)
- Io ero presente quando Montezuma incontrò Cortès su una delle strade maestre che conducono alla nostra capitale. Evidentemente gli Spagnoli non avevano mai visto niente di simile a Tenochtitlan: si guardavano intorno meravigliati dai mercati variopinti e dalle piramidi che si innalzavano sull'isola realizzata dalla mano dell'uomo, proprio nel mezzo dell'immenso lago Texcoco. Qualcuno fra i soldati spagnoli chiedeva se tutto ciò fosse solo un sogno, una fugace apparizione di cose mai prima d'allora sentite né viste, e neppure mai immaginate. (Cuauhtemoc[3]: conclusione di Quetzalcoatl, III scenario)
4: Battaglie dei conquistatori
[modifica]Azincourt (1415)
[modifica]- Se siamo destinati a morire siamo abbastanza per perdere il nostro Paese. Se vivremo, meno saranno gli uomini, maggiore sarà l'onore per ciascuno. (Enrico V)
- Oggi è San Crispino: d'ora in poi ogni anno potrete mostrare le vostre cicatrici e dire che eravate qui con me, il giorno di San Crispino. Chi oggi versa il suo sangue insieme al mio sarà insieme al mio, sarà mio fratello per sempre.[4] (Enrico V)
Kyoto (1582)
[modifica]- L'arcipelago del Giappone è dominato da litigiosi samurai che ancora ingaggiano duello secondo i dettami dei rituali tradizionali. Il Signore di Nobunaga mira alla riunificazione del Giappone per portarlo dall'epoca ormai superata dei particolarismi nell'era moderna. (introduzione allo scenario)
Noryang Point (1599)
[modifica]- Tutte le speranze della marina coreana sono riposte nelle idee innovative di un ammiraglio di nome Yi Sun Shin. L'ammiraglio Yi sta infatti lavorando a un'arma segreta: una nave corazzata in grado di resistere ai cannoni giapponesi e dotata di una carena con spuntoni per respingere gli abbordaggi. L'ammiraglio ha dato alla sua nave il nome di Kobukson, nave testuggine. (introduzione allo scenario)
The Forgotten
[modifica]5: El Dorado
[modifica]- Orellana è tornato da un'incursione con una piccola bambina come prigioniera. Lei ci ha parlato dei Negros che mangiano le persone. Le Amazzoni volevano il nostro sangue ma i Negros vogliono mangiare la nostra carne. Gli uomini sono abbastanza disturbati da ciò. Una cosa è morire in guerra per mano di un uomo, ma è decisamente un'altra essere mangiato dai selvaggi! (introduzione a I Cannibali, IV scenario)
- Che cosa corre sempre, ma mai cammina, spesso mormora, ma non parla mai, ha un letto ma non dorme mai, ha una bocca ma non mangia mai?
Una nuvola.
Un fiume.
Una montagna.[soluzione 1] (Sciamano: I Cannibali, IV scenario) [indovinello] - Ho sempre fame, devo essere alimentato, il dito che tocco diventerà presto rosso. Che cosa sono?
Fuoco.
Terra.
Aria.[soluzione 2] (Sciamano: I Cannibali, IV scenario) [indovinello] - Dì il mio nome e sparisco. Cosa sono?
Oscurità.
Silenzio.
Tempo.[soluzione 3] (Sciamano: I Cannibali, IV scenario) [indovinello]
The African Kingdoms
[modifica]1: Tariq ibn Ziyad
[modifica]- Comincio il mio racconto mentre i venti gettano le sabbie su in una spirale, costringendo uomini e cavalli a rifugiarsi e proteggersi gli occhi. Non posso fare a meno di notare come i cammelli si ergano alti, imperterriti. (introduzione a La battaglia di Guadalete, I scenario)
- Gli invasori hanno afflitto questa terra per secoli, eppure noi berberi siamo rimasti potenti e volitivi. Fino ad ora ci siamo solo di rado avventurati al di fuori della nostra patria sulla via della conquista. Ma tutto questo sta per cambiare. Un uomo di nome Tariq ibn Ziyad ha seminato i semi dell'ambizione sia nelle menti dei guerrieri che dei semplici pastori, e ci prepariamo alla guerra. Tariq non è come gli altri uomini. Un tempo era un servo, si è elevato fino a diventare un brillante generale. Forte, carismatico, e pieno di tatto, lui è anche uno di noi. (introduzione a La battaglia di Guadalete, I scenario)
The Rise of the Rajas
[modifica]1: Gajah Mada
[modifica]- L'animale che ammiriamo di più nella nostra cultura è il kanchil, ma i forestieri ridono di noi quando ne sentono parlare. Si chiedono perché qualcuno dovrebbe considerare così tanto una creatura così piccola e innocua. Ma questo accade perché non sanno niente del suo cuore. Nonostante l'aspetto modesto, il kanchil è in grado di superare ogni ostacolo, di sconfiggere avversari più grandi di lui con la semplice astuzia, e possiede un coraggio che gli altri animali non hanno. (introduzione di La storia dei nostri fondatori, I scenario)
Note
[modifica]- ↑ a b c d e Voce narrante della campagna di Giovanna d'Arco.
- ↑ a b Moglie del Cid e voce narrante della campagna de Il Cid.
- ↑ a b Voce narrante della campagna di Montezuma.
- ↑ Cfr. Enrico V in William Shakespeare, Enrico V, atto IV, scena III: «Oggi è la festa dei Santi Crispino e Crispiano; colui che sopravviverà quest'oggi e tornerà a casa, si leverà sulle punte sentendo nominare questo giorno, e si farà più alto, al nome di Crispiano. Chi vivrà questa giornata e arriverà alla vecchiaia, ogni anno alla vigilia festeggerà dicendo: "Domani è San Crispino"; poi farà vedere a tutti le sue cicatrici, e dirà: "Queste ferite le ho ricevute il giorno di San Crispino". Da vecchi si dimentica, e come gli altri, egli dimenticherà tutto il resto, ma ricorderà con grande fierezza le gesta di quel giorno. Allora i nostri nomi, a lui familiari come parole domestiche – Enrico il re, Bedford ed Exeter, Warwick e Talbot, Salisbury e Gloucester – saranno nei suoi brindisi rammentati e rivivranno. Questa storia ogni brav'uomo racconterà al figlio, e il giorno di Crispino e Crispiano non passerà mai, da quest'oggi, fino alla fine del mondo, senza che noi in esso non saremo menzionati; noi pochi. Noi felici, pochi. Noi manipolo di fratelli: poiché chi oggi verserà il suo sangue con me sarà mio fratello, e per quanto umile la sua condizione, sarà da questo giorno elevata, e tanti gentiluomini ora a letto in patria si sentiranno maledetti per non essersi trovati oggi qui, e menomati nella loro virilità sentendo parlare chi ha combattuto con noi questo giorno di San Crispino!»
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