Gengis Khan

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Un ritratto di Gengis Khan

Gengis Khan, nato come Temujin (1162 – 1227), condottiero e sovrano mongolo.

Citazioni di Gengis Khan[modifica]

  • Porto gli stessi cenci e mangio lo stesso cibo dei bovari e degli stallieri. Considero il popolo come un fanciullo e tratto i soldati come fossero miei fratelli. I miei progetti sempre concordano [con la ragione]. Quando faccio il bene, ho sempre cura [degli uomini]. Quando mi servo delle miriadi di miei soldati, mi pongo sempre alla loro testa. Mi sono trovato in cento battaglie e non ho mai pensato se c'era qualcuno dietro me. (da un testo del 1219 riportato su una stele taoista[1])
  • Ho affidato il comando delle truppe a quelli in cui l'intelligenza era pari al coraggio. A chi era attivo e capace ho affidato la cura degli accampamenti. Agli zotici ho fatto mettere in mano la frusta e li ho mandati a sorvegliare le bestie.[1]

Citazioni su Gengis Khan[modifica]

  • Arcieri e lancieri a cavallo, uomini con armature di cuoio e corazze in seta, tutti alzano la testa verso il podio dal quale Gengis parla. Il Grande Khan si definisce "il castigo di Dio". Gli uomini sorridono come lupi affamati. È l'alba del primo giorno dell'impero mongolo. (Age of Empires II)
  • Mi sono spesso chiesto con meraviglia perché alcuni si ostinino a considerare una figura romantica Gengis Khan, il condottiero mongolo che invase l'Iran attorno al 1220. Per noi è tuttora difficile dimenticare le spietate e selvagge distruzioni compiute dalle sue orde, che sterminarono a sangue freddo la popolazione delle nostre fiorenti città, massacrando centinaia di migliaia di donne e bambini. (Mohammad Reza Pahlavi)
  • Or avenne che nel 1187 anni li Tartari fecero uno loro re ch'ebbe nome Cinghis Kane. Costui fu uomo di grande valenza e di senno e di prodezza; e sí vi dico, quando costui fue chiamato re, tutti li Tartari, quanti n'era al mondo che per quelle contrade erano, si vennero a lui e tennello per signore; e questo Cinghis Kane tenea la segnoria bene e francamente. E quivi venne tanta moltitudine di Tartari che no si potrebbe credere; quando Cinghi si vide tanta gente, s'aparechiò con sua gente per andare a conquistare altre terre. E sí vi dico ch'egli conquistò bene otto province in poco tempo, né no li face' male a cui egli pigliava né no rubavano, ma menavaglisi drieto per conquistare l'altre contrade, e cosí conquistò molta gente. E tutta gente andavano volontieri dietro a questo signore, veggendo la sua bontà; quando Cinghi si vide tanta gente, disse che volea conquistare tutto 'l mondo. (Marco Polo)
  • Un uomo saggio e pericoloso chiamato Temucin, intende cambiare tutto questo. Egli sostiene che per porre fino al conflitto tribale, ai Mongoli servono solo due cose. Innanzi tutto abbiamo bisogno di verdi pascoli per le nostre mandrie. Con più terra a disposizione diminuiranno le rivalità tra le tribù. In secondo luogo, siamo dei guerrieri: abbiamo bisogno di un nemico comune da combattere. Per soddisfare entrambi questi bisogni, Temucin ha escogitato un piano alquanto modesto: unire le tribù e muovere guerra contro chiunque ostacoli il nostro cammino. "Come?" gli chiediamo. "Come possono dei cavalieri nomadi che abitano in tende di feltro avventurarsi alla conquista del mondo?" Temucin risponde che non combatteremo come guerrieri ma come un singolo esercito. Non combatteremo per la nostra gloria, ma per la gloria della Mongolia. E con queste parole il nome Temucin si è perso nell'oscurità ed è stato sostituito da un titolo: Grande Khan. Gengis Khan. (Age of Empires II)

Jawaharlal Nehru[modifica]

  • Aveva lo spirito di un nomade, e odiava la vita urbana e le città. Gli piaceva vivere nelle steppe o le grandi pianure. A un certo punto, Gengis prese in considerazione l'auspicabilità di distruggere tutte le città della Cina, ma per fortuna desistette! La sua idea era di armonizzare la civiltà con una vita nomade. Ma questo non era, e non è, possibile.
  • È strano, non trovi?, che questo capo feudale feroce, crudele e violento di una tribù nomade debba affascinare una persona pacifica, non violenta e mite come me, che sono un abitante di città e nemico di tutto ciò che è feudale!
  • Gengis è senza alcun dubbio il più grande genio militare e condottiero della storia. Alessandro e Cesare appaiono insignificanti in confronto.
  • Gengis era una persona molto tollerante in materia di religione. La sua religione, se si può definire tale, era lo sciamanesimo, l'adorazione dell'"eterno cielo blu". Era solito fare lunghe conversazioni con i saggi cinesi taoisti, ma rimase sciamanista e, quando si trovava in difficoltà, consultava il cielo.

Note[modifica]

  1. a b Citato in Grado G. Merlo, I mongoli da Gengis khān a Tamerlano in Nicola Tranfaglia e Massimo Firpo, La storia. I grandi problemi dal Medioevo all'Età Contemporanea, volume II, Il Medioevo, 2, Popoli e strutture politiche, UTET, Torino, 1986, p. 561. ISBN 88-02-03989-5

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Mongol