Attila

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Attila (E. Delacroix, 1845 ca.)

Attila (406 – 453), re degli Unni.

Citazioni di Attila[modifica]

  • Voi siete qui dopo aver conquistato potenti nazioni e aver soggiogato il mondo, considero quindi assurdo dovervi incitare con discorsi come se non foste uomini provati dalle azioni. [...] Infatti cos'è la guerra per voi se non una consuetudine? Oppure cosa per un uomo coraggioso è più piacevole che cercare vendetta con la propria mano? È un diritto naturale saziarsi l'anima con la vendetta. Quindi lanciamoci contro il nemico con ardore poiché sono sempre i più coraggiosi ad attaccare. Disprezzate questa accozzaglia di razze diverse. Chi si difende tramite un'alleanza dimostra codardia. Guardate, anche prima del nostro attacco sono tormentati dal terrore. Cercano le vette, si impossessano dei colli e poi, pentendosi troppo tardi, chiedono a gran voce una protezione dalla battaglia in campo aperto. [...] Quindi giù nella mischia, con cuore gagliardo come siete abituati. Disprezzate il loro ordine di battaglia. Attaccate gli Alani, sbaragliate i Visigoti. [...] Lasciate che il vostro coraggio si levi e la vostra furia scoppi. Ora, o Unni, mostrate la vostra scaltrezza e le vostre gesta d'armi. Chi rimane ferito pretenda in cambio la morte del suo avversario; chi è incolume si diverta a massacrare il nemico. Che nessuna lancia colpisca chi è sicuro di vivere, e che il fato colga anche in pace chi è sicuro di morire. Infine perché mai il destino avrebbe dovuto rendere gli Unni vittoriosi su così tante nazioni se non per prepararli alla gioia di questo conflitto? [...] Chi ha fatto sì che degli uomini armati si arrendessero a voi quando eravate ancora disarmati? Nemmeno una massa di nazioni federate potrebbe resistere alla vista degli Unni. In questo non mi sbaglio [...]. Io lancerò la prima lancia contro il nemico. Chi riposa mentre Attila combatte è un uomo morto.
Post victorias tantarum gentium, post orbem, si consistatis, edomitum, ineptum iudicaveram tamquam ignaros rei verbis acuere. Quaerat hoc aut novus ductor aut inexpertus exercitus. [...] Quid autem aliud vos quam bellare consuetum? Aut quid viro forti suavius, quam vindicta manu querere? Magnum munus a natura animos ultione satiare. Adgrediamur igitur hostem alacres: audaciores sunt semper, qui inferunt bellum. Adunatas dispicite dissonas gentes: indicium pavoris est societate defendi. En ante impetum nostrum terroribus iam feruntur, excelsa quaerunt, tumulos capiunt et sera paenitudine in campos monitiones efflagitant. [...] Vos confligite perstantibus animis, ut soletis, despicientesque eorum aciem Alanos invadite, in Vesegothas incumbite. [...] Consurgant animi, furor solitus intumescat. Nunc consilia, Hunni, nunc arma depromite: aut vulneratus quis aduersarii mortem reposcat aut inlaesus hostium clade satietur. Victuros nulla tela conveniunt, morituros et in otio fata praecipitant. Postremo cur fortuna Hunnos tot gentium victores adseret, nisi ad certaminis huius gaudia praeparasset? [...] Quis adhuc inermibus cedere faciebat armatos? Faciem Hunnorum non poterat ferre adunata collectio. Non fallor eventu [...]. Primus in hoste tela coiciam. Si quis potuerit Attila pugnante otio ferre, sepultus est.[1]

Citazioni su Attila[modifica]

  • Costui haveva un ignegno acuto e circunspetto, la persona gagliarda e picciola, un animo grande, prattico e molto bene instrutto nelle cose della guerra, astuto, e prudente ne consigli. Oltra di questo era in lui una grand'arte d'inganni e insidie, una audacia desperata, un'animo crudele e superbo, perfidia più che Affricana, bella forma di persona l'aspetto torvo, la testa un poco grandetta, gli occhi minuti, la barba rara, el naso schiacciato, gli cappelli quasi cannuti, color scuro, e molta impatientia di libidine. Egli era parim ente superbo nel caminare: voltava gli occhi intorno quaà e là, talche ne movimenti del corpo mostrava l'alterezza dell'animo. (Sebastian Münster)
  • Erano terribili guerrieri provenienti dalla steppa asiatica, con i corpi sfigurati dagli sfregi rituali e le gambe deformate da una vita passata quasi sempre in sella a un cavallo. Nonostante il loro aspetto terrificante, gli Unni sarebbero stati poco più che semplici predoni, se non fosse stato per il carisma di Attila. Si faceva chiamare "il flagello di Dio". Alla guida degli Unni, Attila e il fratello Bleda fecero molto più che razziare... devastarono la Scizia e la Persia. (Age of Empires II)
  • Il suo orgoglio era pari soltanto alla sua avarizia, ch'era immensa. Il suo potere era basato unicamente sulla paura ch'egli ispirava. Non c'erano intorno a lui né entusiasmi né affetti, ma soltanto il terrore. Se fosse un genio come qualcuno ha detto, non sappiamo, e invano ne chiediamo conferma agli avvenimenti. Anche in campo militare, dove lo si vuol paragonare a Annibale e a Napoleone, a conti fatti bisogna riconoscere che l'unica grande battaglia in cui si trovò impegnato la perse, o per lo meno non la vinse. In compenso, era scaltrissimo, rotto a tutti i raggiri, paziente e crudele. (Indro Montanelli e Roberto Gervaso)
  • L'Unno Attila è anche oggi quasi la personificazione della distruzione spietata. (Jawaharlal Nehru)
  • Quale demone o quale strega poteva competere con Attila, il cui sangue anima queste vene? (Conte Dracula, Dracula)

Attila[modifica]

  • Gli unni, un mare di sangue, di distruzione, di morte. Li guida un capo fanatico e feroce dal nome mormorato come quello del demonio, minaccioso come una spada: Attila.
  • Per ognuno di noi che ucciderai, cento ne sorgeranno contro di te. Non si vince uccidendo, Attila.
  • Sei un selvaggio! Hanno ragione di chiamarci barbari. Non concepisci altro che la violenza, e non hai altro ideale che la tua ambizione. Con la violenza credi di poter conquistare il mondo. Distruggeresti interi popoli per poter soddisfare la tua sete di potenza.
  • Sì, possiamo ancora organizzare una difesa, armare delle legioni e stringere alleanze, ma presto! Se non si prendono subito tutti questi provvedimenti, il giorno in cui Attila invaderà l'Italia, nessun cavallo per quanto veloce potrà salvarti, nessuna foresta potrà nasconderti.
  • Ti ricorderà la storia, ma come il flagello di Dio.
  • Tu potrai devastare le nostre città e le nostre terre, ma non potrai distruggere la nostra fede. Non potrai mai vincere, Attila.

Note[modifica]

  1. (LA) Citato in Giordane, De origine actibusque Getarum, XXXIX, par. 202-205.

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