Agostino Giovagnoli
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Agostino Giovagnoli (1952), storico e docente italiano.
Cultura cattolica e crisi modernista
[modifica]- Rimasto a lungo nel mondo cattolico un argomento tabù, il modernismo solo in epoca piuttosto recente è diventato oggetto di un'attenta analisi storica. Dopo Houtin, che tuttavia fu protagonista di quelle vicende e scrisse a ridosso delle medesime[1], e J. Rivière, che le interpretò però in una luce più teologica che storica[2], bisogna attendere gli anni '60 per poter cominciare a disporre di una serie di contributi, scientificamente attendibili, sempre più numerosi negli anni seguenti, fino a trasformare il modernismo in un campo forse tra i più densamente arati della storia religiosa contemporanea. (cap. 6.1, p. 225)
- L'esponente più rilevante del modernismo nel mondo ecclesiastico italiano fu Ernesto Buonaiuti, profondamente segnato fin dai suoi primi passi da un caratteristico senso di «romanità» che doveva accompagnarlo tutta la vita. Dopo un primo giovanile interesse per i temi del rinnovamento sociale, in un'ottica tuttavia non priva di venature utopiche, egli esprimeva in modo sempre più esplicito la sua convinzione della necessità di un rinnovamento soprattutto religioso nella prospettiva dell'attesa del Regno di Dio. (cap. 6.4, p. 238)
- La produzione di Buonaiuti è ampia e abbondante. Ingegno versatile, studioso appassionato tanto da considerare la sua attività universitaria come una missione, forse non sempre persuasivo sotto il profilo del rigore scientifico, Buonaiuti sul piano culturale ha dato soprattutto un contributo alla conoscenza della storia del cristianesimo, e in particolare di quello medievale. A proposito della spiritualità medievale francescana e specificamente di Gioacchino da Fiore, egli ha potuto far emergere la sua peculiare visione del cristianesimo mettendone in luce la prospettiva escatologica, a suo avviso fondamentale. (cap. 6.4, p. 241)
- È certamente impossibile individuare «contenuti» specifici e costanti del modernismo, come pretendeva di fare l'enciclica Pascendi[3]. È però possibile riscontrare una serie di temi e di orientamenti che ricorrono in vari esponenti di questo peculiare movimento. Frequente è ad esempio la riproposizione angosciosa del problema dei rapporti fra ragione e fede in connessione con una tematica scientifica legata in primo luogo alle esigenze della critica storica e letteraria. Sollecitazioni come quelle espresse dalla filosofia dell'azione e da una certa tendenza immanentistica sono anch'esse diffuse. Acuta e ricorrente è la tensione fra autorità e libertà riscontrabile tra le fila del clero sensibile alle suggestioni moderniste, in relazione alle esigenze della ricerca culturale ma anche a quella delle scelte di vita. (cap. 6.5, p. 246)
- Argomento non centrale nella riflessione dei modernisti, ma test indicativo per una comprensione dei rapporti tra modernismo e realtà sociale del tempo, è il legame fra fermenti modernisti e tendenze femministe. (cap. 6.5, pp. 247-248)
- La varietà di tendenze e di interessi, a volte contraddittori o addirittura inconciliabili, presenti nel modernismo, sembra comunque suggerire l'utilità di risalire dalle forme compiute, ma spesso disomogenee e tra loro incoerenti, del modernismo, al suo variegato retroterra. Dotata di di una qualche fecondità appare perciò ancora la prospettiva di accostarsi al modernismo come spia rivelatrice di una crisi, di un disagio, di una sofferenza e anche di un'esigenza di rinnovamento del cattolicesimo, soprattutto italiano. In questo senso la vicenda modernista appare come la punta emergente di un iceberg dalle molteplici e profonde dimensioni che occupa larga parte di quella stagione della storia della Chiesa contemporanea. (cap. 6.5, p. 249)
Note
[modifica]Bibliografia
[modifica]- Agostino Giovagnoli, Cultura cattolica e crisi modernista, in AA.VV., Storia del cristianesimo 1878-2005, vol. 2, La Chiesa e la modernità, supplemento a Famiglia cristiana, Periodici San Paolo, Milano, 2005, cap. 6, pp. 225-249.
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