Ernesto Buonaiuti

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Ernesto Buonaiuti (1881 – 1946), presbitero, accademico, storico e teologo italiano.

Citazioni di Ernesto Buonaiuti[modifica]

  • Il carattere distintivo del modernismo fu la stessa indeterminatezza del suo programma. Esso non investì un punto particolare della disciplina ufficiale.[1]
  • Il Cristianesimo è l'unica democrazia possibile; perché in nessun'altra forma di vita religiosa, come in nessun'altra visione filosofica della vita, l'aggregato umano, il senso della solidarietà universale, la coscienza dell'unica famiglia del mondo hanno, come nel Cristianesimo, altrettanto rilievo e altrettanto inconsumabile peso.[2]
  • [...], lo spiritualismo è l'unica visione razionale del mondo che dia ragione dei fatti centrali della vita individuale ed associata. Ogni sistema che non sia una pseudofilosofica impugnazione delle leggi disciplinanti il pensiero, si può ricondurre, dialetticamente, allo spiritualismo.[3]
  • [...] si può legittimamente asserire, quasi assiomaticamente, che anche i sistemi antispiritualistici sono indotti, loro malgrado, in virtù dei loro stessi presupposti e a norma dei loro procedimenti, a prestar implicito omaggio allo spiritualismo e a recare involontario contributo e spontaneo sostegno alla sua validità. Lo spirito è la verità ed il bene. E come il vero ed il buono, esso è, sotto la stretta di una esigenza insopprimibile, riconosciuto ed ammesso anche da coloro che lo negano.[4]
  • Una delle idee cardinali, giustissima, intorno a cui si muovono le concezioni del Missiroli, è che il dissidio reale in cui è presa tragicamente l'anima della nostra generazione è quello che si svolge fra la tradizione trascendentalistica del cristianesimo cattolico e la tendenza immanentistica pura della filosofia, nata dalla Rinascita. Il Missiroli è fra i pochissimi scrittori in Italia che questo dissidio han cercato di delineare più efficacemente.[5]

Giansenio[modifica]

Incipit[modifica]

Saint-Beuve ha scritto: «Giansenio non ha fatto che provocare una sommossa in grembo al cristianesimo. Descartes invece ha scatenato una rivoluzione universale».
Il verdetto è ingiusto, e, anche se il qualificatore suona iconoclasta, inintelligente. Ingiusto: perché lo storico, se vuole sentenziare a norma di equità, non può istituire mai valutazioni comparative su sistemi di pensiero sbocciati nel medesimo tempo, assumendo come criterio e canone l'entità del rispettivo successo esteriore. Inintelligente: perché in tanto Cartesio ha provocato una rivoluzione, in quanto lo spirito del tempo ha isolato, per fas et nefas. il fuoco della sommossa giansenistica.

Citazioni[modifica]

  • Le vecchie edizioni all'Augustinus[6] danno il profilo scarno ed aristocratico di Giansenio: fronte ampia e prominente, occhiaie profonde, naso aquilino, gote infossate, labbra serrate, danno l'impressione di una squisitissima sensibilità e di un diuturno tirocinio di auto-disciplina. Questo figlio di contadini, alla cui intelligenza precocissima erano state di così aspro impedimento le condizioni familiari da costringerlo a interrompere una volta gli studi per andare a procacciarsi da vivere in una officina da falegname, aveva bene sperimentato le amare e stupefacenti ingiustizie di cui s'intesse la vita. (pp. 17-18)
  • Giansenio era fatto per completare e mitigare le unilateralità e le malaccortezze pratiche del suo troppo ardente temperamento. Uomo di studio e di riflessione, scrittore forbito ed efficace, pur attraverso le ridondanze della sua squisita formazione letteraria, il teologo fiammingo poteva portare al programma della rinascita cristiana l'appannaggio di una scrupolosa erudizione patristica. (p. 20)
  • Psicologo perspicace e moralista squisito, Giansenio getta lo scandaglio della sua analisi sensibilissima negli strati più profondi e più impervii del sentimento e della passione. La sua dottrina della colpa e del riscatto è una fedele proiezione e descrizione dei dati elementari della spiritualità umana in azione. (p. 40)

Il cristianesimo nell'Africa romana[modifica]

Incipit[modifica]

Come molte altre chiese dell'Occidente mediterraneo, anche quella africana in genere, e quella cartaginese in specie accampano pretese ad una origine apostolica: sebbene con minore lusso di particolari leggendari. Annalisti arabi e storici bizantini, registrando tradizioni locali affidate ancora a caratteristiche peculiarità toponomastiche, attribuiscono all'apostolo Filippo l'evangelizzazione della Tripolitania e della Tunisia, a Simone di Cana quella della Cirenaica. Non è da fare gran caso di così tarde e contaminate testimonianze.
Le prime memorie sicure del cristianesimo africano sono riconoscibili nel racconto ufficiale di alcune scene di persecuzione e di martirio, col quale la letteratura latina della nuova religione registra solennemente il proprio ingresso nella piena luce della storia.

Citazioni[modifica]

  • Per parecchi decenni, [...], il donatismo fu opposizione politica, rivalità religiosa, atteggiamento pratico, anziché posizione teorica e sistema astratto. Gli ortodossi non ebbero, neppure, né voglia né agio di confutarlo metodicamente. Lo osteggiava per essi, il potere politico, che essi non si stancavano però petulantemente di chiamare al soccorso. (parte seconda, cap. V, p. 322)
  • Se il donatismo è in continuità diretta col cristianesimo precostantiniano, non deve immaginarsi di rappresentare per questo l'unica chiesa. La chiesa del Cristo ha le promesse della universalità, mentre la chiesa donatistica non ha valicato i confini etnici e territoriali dell'Africa. Ed oltre a ciò, dopo un periodo eroico di confessioni e di martirio, la chiesa donatistica, specialmente nel periodo delle sollevazioni maure, è venuta contraendo le medesime macchie deturpanti, che essa scopre nella comunità ufficiale. (parte seconda, cap. V, p. 336)

Lutero e la Riforma in Germania[modifica]

Incipit[modifica]

Di un movimento che ebbe la prima occasione al suo divampare nell'insegnamento innovatore di un monaco, fedifrago alla sua vocazione e ribelle alla sua chiesa, sarà impossibile cogliere l'orientamento fondamentale e il presupposto normativo, se non si saranno in antecedenza esplorate le ragioni spirituali e i coefficienti impalpabili, che determinarono l'evoluzione del suo corifeo. D'altro canto sarà molto malagevole raffigurarsi i motivi e fissare i momenti salienti della lenta elaborazione psichica, attraverso cui quegli che aveva chiesto al chiostro i sussidi proporzionati al suo inquieto desiderio di perfezione divenne il banditore della crociata antiascetica, se non si sarà in anticipo ricercata la scaturigine della sua chiamata religiosa e non si saranno andate a cercare, negli anni della più tenera adolescenza, le possibili remote predisposizioni alla subita decisione del 1505[7]

Citazioni[modifica]

  • L'esperienza personale di Lutero, che considera le opere buone come il risultato automatico dello spirito umano trasfigurato dai meriti del Cristo, rappresenta in pratica un annullamento della morale associata, che è tutta per definizione basata sul codice positivo del bene e sul presupposto della capacità responsabile umana di tradurlo in atto. (cap. III, p. 192)
  • Insistendo così calorosamente sulle opere della personale santificazione e della scambievole edificazione, il pietismo non era eccessivamente fedele alle concezioni antropologiche ed etiche del vangelo luterano. Ma l'intuizione oscura della impossibilità ormai constatata di salvare l'etica associata della umanità credente sul fragile presupposto della rinascita nella fede e della giustificazione nell'adesione intima al Cristo, induceva gli spiriti a rafforzare e ad esaltare la pratica della pietà personale, come unico baluardo resistente al dilagare della mondanità e della profanità nel recinto della Chiesa costituita. (cap. VI, p. 342)
  • Il pietismo in realtà non era altro che la espressione esasperata del dissidio, acuto ed implacabile, che la Chiesa evangelica portava nel proprio grembo, fra l'extraeticità del suo dogma soteriologico e le esigenze concrete della sua organizzazione disciplinare. Esso proclamava di non voler intaccare o depauperare in alcun modo la costruzione dell'edificio teologico. Ma di fatto il bisogno irrefrenabile di rivalorizzare tutte quelle forme esteriori della pietà che l'insurrezione antiromana di Lutero aveva logicamente deprezzato e infirmato, lo induceva ad alterare sostanzialmente le norme concrete e la prassi quotidiana della religiosità riformata. (cap. VI, pp. 342-343)
  • [...] manca completamente al vecchio spirito teutonico un concetto, che è basilare nella nostra tradizione mediterranea, il concetto cioè del peccato, sia esso inteso nel valore biblico di macchia contaminante e ripugnante, che deforma la nostra figura morale, sia esso inteso nel senso ellenico di deviazione dalla mèta prefissata, di allontanamento dalla retta via, per deficienza di cognizione. (cap. VII, p. 385)
  • La forza del tedesco è di mettersi al servizio del suo destino tribale affrontando imperturbabilmente il sacrificio e la morte. (cap. VII, p. 387)

Explicit[modifica]

Lo scatenamento bellico [della Germania] non è stato che l'ultimo risultato di un ripullulare delle vecchie caratteristiche della razza, già embrionalmente delineatosi, così nella fede della Riforma luterana, come nelle forme tipiche della cultura idealistica tedesca.
Sulla scorta di etnografi e di germanisti dell'epoca nazista, oggi è stato possibile far risaltare la continuità palese e riconoscibile fra i lontani istinti primordiali della razza germanica e l'attuale comportamento tedesco, al cospetto del mondo e della civiltà universale.

Pellegrino di Roma[modifica]

Incipit[modifica]

Con uno di quei suoi paradossi, così prodigiosamente aderenti alla realtà della vita umana, che il razionalismo e l'illuminismo non comprenderanno giammai, il Vangelo impone la contraddittoria consegna: tendere fino allo spasimo l'arco delle proprie energie, per servire la legge di Dio, e in pari tempo prostrarsi nella polvere, per riconoscere, al cospetto del Padre, che ogni servizio prestatogli è risibile e vano. Realizzando fino all'assurdo, un vecchio precetto della filosofia eraclitea, secondo cui bisogna superare temerariamente la testimonianza degli occhi e degli orecchi per uscire dalle tenebre della barbarie, Gesù ha inculcato di non riconoscere per Padre chi ci ha generato nella carne, perché anche lì gli occhi e le orecchie sono testimoni fallaci. Noi non abbiamo che un Padre, quello che è nei cieli. Il cristiano che aspiri a non demeritar troppo questa tremenda qualifica deve accostumarsi a non ritenere mai nulla di suo, in quel che egli fa, ma a scoprire, per tutto, l'azione provvida e incessante di chi lo regge e lo guida dal cielo.

Explicit[modifica]

Mentre con i primi tepori primaverili del '44 la grande tragedia mondiale si avviava, pur per vie così tortuose e così complesse, al suo epilogo indeclinabile, io sentivo sempre più chiarirsi nella mia coscienza quel qualsiasi significato della lotta che la mia generazione, la generazione dell'esodo, aveva dovuto sostenere su più fronti, per mantener fede alla sua vocazione cristiana e sacerdotale e per assolvere nel mondo che si trasformava il suo compito implacabile: preparare gli elementi acconci alla ricostruzione di una nuova coscienza religiosa ed evangelica, senza cui l'avvento dell'universale democrazia sarebbe stato una conquista mutila, esangue e peritura.

Gli eventi acceleravano portentosamente il loro ritmo. Io tendevo l'orecchio ai segni annunciatori della grande palingenesi. Spiavo all'orizzonte il levarsi delle luci che annunciavano le ultime tappe del nostro cammino. E una parola sola mi sgorgava dall'anima: «nunc dimittis servum tuum, Domine!». 

Roma, Pasqua del 1944

Incipit di alcune opere[modifica]

La Chiesa romana[modifica]

Fra tutte le denominazioni cristiane la chiesa di Roma è quella che conta nel mondo il maggior numero di aderenti. E nel medesimo tempo quella che possiede la più salda e coerente struttura dottrinale e la più rigida e vigilata organizzazione disciplinare. In quale misura le due circostanze siano interdipendenti, in quale misura cioè la matura sistemazione del patrimonio concettuale e della gerarchia unitaria abbiano contribuito e contribuiscano tuttora nel cattolicismo all'ampiezza del proselitismo, non è qui il caso di indagare. E non è neppure il caso di domandarsi ora se il numero degli aderenti sia, per una religione costituita, un titolo assoluto di eccellenza (quando Gesù moriva, Dio era forse con la maggioranza?) e se l'azione spirituale, cioè specifica, di una chiesa debba, per definizione, essere raccomandata all'imperio cogente di un sistema astratto e razionale, di una burocrazia meccanica accentratrice.

Lo gnosticismo[modifica]

Gnosticismo, per definizione, può dirsi qualsiasi sistema che, pieno di fiducia nelle capacità iniziali della ragione, crede di risolvere i vari problemi dell'essere, con sicurezza e fuori di ogni illuminazione esteriore: la parola γνῶσις[8] è adoperata dai classici come sinonimo di conoscenza. Ma per uso costante, tale designazione ha un ámbito più ristretto, e suole indicare alcune speciali dottrine, fiorite in varie epoche della storia della filosofia, le quali, nate da una compenetrazione bizzarra di misticismo e razionalismo, si sono chiuse in una terminologia di mistero e in una aristocratica riserbatezza, quasi sdegnando la propaganda minuta dei propri principî fra gli strati inferiori della società: per i pitagorici come per Platone, γνῶσις significa una contemplazione superiore dell'infinito. Per antonomasia poi si suol chiamare gnosticismo una manifestazione di pensiero, strana e a prima vista indecifrabile, che, fra il primo e il terzo secolo del cristianesimo, insidiò la tradizione evangelica, e, prendendo a prestito dal neo-platonismo alcuni concetti cosmologici e dal cristianesimo altri soteriologici, soddisfece anch'esso alle tendenze sincretistiche di quel periodo storico, e morì sopraffatto dalla corrente meno affinata, ma democratica e sana, del cattolicismo.

Pascal[modifica]

Agostino, per quel che di universalmente normativo il suo nome significa, non è nato nel 354, non è morto nel 430. L'esperienza che egli ha drammaticamente vissuto e di cui ha affidato il ricordo alle Confessioni è stata ed è l'esperienza in cui si risolve, d'istinto, ogni spiritualità consapevole. Il problema al quale, nello spiegamento della polemica con Pelagio, ha imposto una soluzione brutalmente realistica, cui le circostanze storiche propizie hanno conferito eccezionali capacità di realizzazione, è stata ed è il nucleo vitale di ogni etica associata e di ogni religiosità universalistica.

Tertulliano[modifica]

Nato a Cartagine da un centurione proconsolare, dal comandante cioè di uno di quei distaccamenti della terza legione che il legato della Numidia inviava agli ordini del proconsole dell'Africa, Quinto Settimio Fiorenzo Tertulliano doveva conservare per sempre qualcosa delle immagini e delle consuetudini, sotto la cui impressione si erano sviluppate familiarmente la sua puerizia e la sua adolescenza, anche quando la professione cristiana gli fece apparire il mestiere delle armi incompatibile con il Vangelo. La educazione e l'istruzione che ricevette furono ricercatissime. Ne fan fede l'erudizione letteraria disseminata a piene mani negli scritti, la destrezza dialettica sprizzante da ogni inciso di questi. Naturalmente le prime fonti della sua formazione furono tutte pagane. Il mondo fastoso e rumoroso del circo e del teatro, del foro e delle pubbliche scuole, ebbe in Tertulliano giovane, un frequentatore appassionato.

Citazioni su Ernesto Buonaiuti[modifica]

  • Antifascista per i fascisti, anticattolico per i cattolici, anticomunista per i comunisti, Buonaiuti non poteva essere accettato nell'Italia di allora, né lo sarebbe in quella di oggi, sempre impegnata a considerare stravagante e nemico chiunque cerchi di vivere fuori dagli schieramenti, in un pensiero proprio. (Giordano Bruno Guerri)
  • Buonaiuti divenne uno degli esponenti più notevoli del Modernismo italiano, mettendosi in contrasto con le autorità ecclesiastiche che, nel 1921, lo scomunicarono, ribadendo la scomunica nel 1924 e nel 1926. Intorno a lui i cattolici fecero terra bruciata. Ebbe una vita difficile, dolorosa e morì nel 1946 senza riconciliarsi con la Chiesa ma proclamandosene sempre un figlio fedele. Fu certamente una delle figure più straordinarie tra gli intellettuali cattolici del ventesimo secolo, oggi ampiamente rivalutata. (Renzo Allegri)
  • Dal gennaio al giugno del 1901, Roncalli e Buonaiuti vissero uno accanto all'altro, inseparabili come due fratelli siamesi. Buonaiuti, già erudito e consapevole del proprio valore, era assetato di conoscenze e trascorreva tutto il tempo libero a leggere. Era una mente vulcanica, aperto alle nuove teorie, affascinato dagli studi d'avanguardia, ma anche un animo ispirato, sognatore, mistico, ardente. Leggeva opuscoli legati al Modernismo, il movimento teologico guardato con sospetto dalle autorità ecclesiastiche e che alcuni anni più tardi sarebbe stato definitivamente e inesorabilmente sconfessato da Pio X con l'enciclica Pascendi. (Renzo Allegri)
  • Dalle pagine della «Civiltà Cattolica», padre Rosa[9] non ristà dall'attaccare ogni scritto, ogni gesto di Ernesto Buonaiuti, la testa forte del movimento [modernista], uno dei più begl'ingegni che abbia l'Italia, e che le circostanza avverse finiranno di stritolare, non consentendogli di lasciare una traccia che sia proporzionata alla forza del suo ingegno, alla dovizia di tutte le doti che formano i capi: fascino personale come pochissimi ebbero, l'eloquenza più calda ed affascinante, la bella prosa, l'ampissima cultura: quegli che, ove nel 1903 fosse asceso sul soglio pontificio un continuatore di Leone XIII, avrebbe anche potuto essere il Newman dell'Italia. (Arturo Carlo Jemolo)
  • Il dramma di Ernesto Buonaiuti è, prima di tutto, un esempio macroscopico di ciò che hanno dovuto affrontare, in ogni epoca, gli italiani decisi a difendere la propria indipendenza di pensiero dagli schieramenti, dai partiti, dai guelfi, dai ghibellini, dai poteri dominanti. (Giordano Bruno Guerri)
  • L'esponente più rilevante del modernismo nel mondo ecclesiastico italiano fu Ernesto Buonaiuti, profondamente segnato fin dai suoi primi passi da un caratteristico senso di «romanità» che doveva accompagnarlo tutta la vita. Dopo un primo giovanile interesse per i temi del rinnovamento sociale, in un'ottica tuttavia non priva di venature utopiche, egli esprimeva in modo sempre più esplicito la sua convinzione della necessità di un rinnovamento soprattutto religioso nella prospettiva dell'attesa del Regno di Dio. (Agostino Giovagnoli)
  • La formazione del Buonaiuti era stata dominata da un netto orientamento antintellettualistico, che lo aveva portato al rifiuto della Scolastica e a guardare invece con simpatia e interesse alle nuove tendenze apologetiche ispirate alla filosofia dell'azione e allo stesso pragmatismo di William James diffuso in quegli anni in Italia. D'altro canto, dallo studio dell'opera del Loisy[10] e da un incontro con l'esegeta francese, che ebbe nell'estate del 1906, Buonaiuti aveva tratto la ferma convinzione dell'importanza dominante, per l'interpretazione del messaggio cristiano, dell'aspetto escatologico [...]. Sulla base di questi presupposti Buonaiuti tenterà, nel clima delle polemiche suscitate dall'enciclica Pascendi[11], una delle più originali e sconcertanti sintesi del cristianesimo con le affermazioni del socialismo moderno. (Pietro Scoppola)
  • La produzione di Buonaiuti è ampia e abbondante. Ingegno versatile, studioso appassionato tanto da considerare la sua attività universitaria come una missione, forse non sempre persuasivo sotto il profilo del rigore scientifico, Buonaiuti sul piano culturale ha dato soprattutto un contributo alla conoscenza della storia del cristianesimo, e in particolare di quello medievale. A proposito della spiritualità medievale francescana e specificamente di Gioacchino da Fiore, egli ha potuto far emergere la sua peculiare visione del cristianesimo mettendone in luce la prospettiva escatologica, a suo avviso fondamentale. (Agostino Giovagnoli)

Note[modifica]

  1. Da Storia del cristianesimo, III, p. 618
  2. Da una lettera; citato in Giulio Andreotti, I quattro del Gesù, Rizzoli, 1999, p. 24
  3. Da Apologia dello spiritualismo, A. F. Formiggini, Roma, 1926, pp. 12-13.
  4. Da Apologia dello spiritualismo, A. F. Formiggini, Roma, 1926, p. 56.
  5. Da Fra l'idealismo e la Chiesa: Mario Missiroli, in Nuova Antologia di lettere, scienze ed arti, sesta serie, volume CCXX, settembre 2022, Direzione della Nuova Antologia, Roma, p. 179.
  6. Opera principale di Giansenio sul rapporto fra grazia divina e libertà umana.
  7. Nel 1505, a ventidue anni, entrò nel convento agostiniano di Erfurt.
  8. gnósis
  9. Enrico Rosa (1870–1938), gesuita, scrittore e giornalista italiano.
  10. Alfred Loisy (1857–1940), biblista e storico francese, il più famoso dei modernisti.
  11. Pascendi Dominici gregis enciclica di Pio X, pubblicata nel 1907.

Bibliografia[modifica]

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