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Modernismo teologico

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Il biblista e storico francese Alfred Loisy, tra i maggiori esponenti del modernismo

Citazioni sul modernismo teologico.

  • Innestandosi su una base filosofica che, sostenendo l'immanenza divina, faceva coincidere mediante l'azione religione e morale, il modernismo assunse due articolazioni fondamentali: una critico-dottrinale ad opera di Loisy, Le Roy, Tyrrell e Buonaiuti, i quali dal sostenere che i dogmi sono simboli della rivelazione epressi in modo da risentire del clima storico, furono portati a difendere il principio metodologico che la stessa Bibbia dovesse essere studiata secondo i metodi propri della critica storica con lo scopo di cogliere, attraverso la forma simbolica imperfetta, l'essenza della rilevazione divina; un'altra politico-sociale, ad opera specie di Murri, il quale si fece propagandista di un concetto di «democrazia cristiana», secondo cui nel popolo si manifesta la vita divina e missione del cristiano è di favorire il progresso morale, religioso e civile in lotta con i privilegi sociali, compresi quelli di una Chiesa che va liberata dalle incrostazioni di un passato storico condannato. (Massimo Luigi Salvadori)
  • Argomento non centrale nella riflessione dei modernisti, ma test indicativo per una comprensione dei rapporti tra modernismo e realtà sociale del tempo, è il legame fra fermenti modernisti e tendenze femministe.
  • È certamente impossibile individuare «contenuti» specifici e costanti del modernismo, come pretendeva di fare l'enciclica Pascendi[1]. È però possibile riscontrare una serie di temi e di orientamenti che ricorrono in vari esponenti di questo peculiare movimento. Frequente è ad esempio la riproposizione angosciosa del problema dei rapporti fra ragione e fede in connessione con una tematica scientifica legata in primo luogo alle esigenze della critica storica e letteraria. Sollecitazioni come quelle espresse dalla filosofia dell'azione e da una certa tendenza immanentistica sono anch'esse diffuse. Acuta e ricorrente è la tensione fra autorità e libertà riscontrabile tra le fila del clero sensibile alle suggestioni moderniste, in relazione alle esigenze della ricerca culturale ma anche a quella delle scelte di vita.
  • La varietà di tendenze e di interessi, a volte contraddittori o addirittura inconciliabili, presenti nel modernismo, sembra comunque suggerire l'utilità di risalire dalle forme compiute, ma spesso disomogenee e tra loro incoerenti, del modernismo, al suo variegato retroterra. Dotata di di una qualche fecondità appare perciò ancora la prospettiva di accostarsi al modernismo come spia rivelatrice di una crisi, di un disagio, di una sofferenza e anche di un'esigenza di rinnovamento del cattolicesimo, soprattutto italiano. In questo senso la vicenda modernista appare come la punta emergente di un iceberg dalle molteplici e profonde dimensioni che occupa larga parte di quella stagione della storia della Chiesa contemporanea.
  • Rimasto a lungo nel mondo cattolico un argomento tabù, il modernismo solo in epoca piuttosto recente è diventato oggetto di un'attenta analisi storica. Dopo Houtin, che tuttavia fu protagonista di quelle vicende e scrisse a ridosso delle medesime[2], e J. Rivière, che le interpretò però in una luce più teologica che storica[3], bisogna attendere gli anni '60 per poter cominciare a disporre di una serie di contributi, scientificamente attendibili, sempre più numerosi negli anni seguenti, fino a trasformare il modernismo in un campo forse tra i più densamente arati della storia religiosa contemporanea.

Note

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  1. Pascendi Dominici gregis, enciclica di papa Pio X del 1907. Definì il modernismo «sintesi di tutte le eresie».
  2. A. Houtin, Histoire du modernisme catholique, Parigi 1913. [N.d.A.]
  3. J. Rivière, Le modernisme dans l'Eglise. Etude d'histoire religieuse contemporaine, Parigi 1929. [N.d.A.]

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