Aldo Natoli

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Aldo Natoli nel 1963

Aldo Natoli (1913 – 2010), politico e antifascista italiano.

Citazioni di Aldo Natoli[modifica]

  • Tania aveva sei anni quando la famiglia, in volontario esilio, lasciò la Russia zarista. Il padre, già populista, aveva conosciuto a Samara (dove era confinato e dove Tania nacque nel 1888) Lenin, divenendone amico. La famiglia visse per alcuni anni a Ginevra, dove nacque Giulia, poi si trasferì in Francia a Montpellier e nel 1909 a Roma, dove Asja e Giulia frequentavano l'Accademia di Santa Cecilia (scuola di violino), ed Eugenia era entrata in contatto con ambienti e personalità delle arti figurative (Duilio Cambellotti). In quegli anni si strinse l'amicizia fra la famiglia e Nilde Perilli. Tania sembra essere rimasta in disparte da quelle relazioni. Studiò scienze naturali, poi frequentò all'Università i corsi di medicina. Non giunse alla laurea, ma entrò in relazione con alcuni fra i più noti e autorevoli medici e chirurghi del tempo: G. e R. Bastianelli, Puccinelli. All'inizio e durante la Prima guerra mondiale la famiglia rientrò in Russia, mentre Tania restò sola a Roma, per continuare gli studi, come si trova scritto, con prospettiva di impiego.[1]
  • Tania era una donna sola, totalmente indipendente anche nei confronti della famiglia. Quando, all'inizio della Prima guerra mondiale, i familiari ritornarono in Russia, ella rimase a Roma. Non sappiamo nulla dei motivi che la indussero a restare. Non sappiamo nulla della sua vita sentimentale, intima, se non quanto lei stessa, più di una volta, confidò a Gramsci. Aveva un legame affettivo assai vivo con i genitori e, fra le sorelle, con Giulia. Ma anche nei confronti dei familiari sembra valesse per lei il principio, teorizzato più di una volta nelle lettere a Gramsci, del rapporto disinteressato, senza contropartite, del dare senza chiedere e senza ricevere. In quegli anni, più di una volta sembrò sul punto di partire, rispondendo alle sollecitazioni del padre (anche Gramsci le aveva consigliato di «tornare dalla mamma»), ma, in definitiva, non parti. E a Gramsci una volta scrisse di non riuscire a vedere in che modo avrebbe potuto vivere in seno alla famiglia. Anche nei confronti delle sorelle, Eugenia e Giulia, quando erano a Roma (1926), avvertiva l'ambivalenza nei sentimenti: affettuosa devozione, ma anche disagio, senso di distanza.[1]

Note[modifica]

  1. a b Da Introduzione a Antonio Gramsci, Tatiana Schucht - Lettere 1926-1935, Einaudi, Torino, 1997.

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