Andrea Moschetti

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Andrea Moschetti (1865 – 1943), storico dell'arte italiano.

Padova[modifica]

  • Rimane però [del palazzo degli Scrovegni abbattuto], per somma fortuna, la parte più preziosa di esso, la cappella che Enrico Scrovegni volle dipinta da Giotto e dedicata a S. Maria della Carità, e che è il più superbo monumento dell'arte italiana del trecento. (p. 37)
  • È il dramma [...] della redenzione e della sublimazione dell'umanità che si svolge su quelle pareti [della Cappella degli Scrovegni] frescate dall'immortale pennello. Sembra ivi che l'arte giottesca di quadro in quadro si affini sino a toccare il sublime. Quanto avvilimento e quanto cruccio nell'anima di Gioachino tornante a lenti passi al suo gregge! Che intenso amore, che commovente tenerezza nell'incontro dei due sposi sulla porta della città! Quale classica pompa solenne nel corteo nuziale, che accompagna Maria, la dolce, timida eppur maestosa giovinetta, alla casa di Giuseppe! E lo sdegno, il ribrezzo, il dolore, la rassegnazione gloriosa, l'estasi del sacrificio prorompono, con accenti non mai più uditi, dalle altre pagine di quel gran libro dell'arte trecentesca: dalla Cacciata dei mercanti dal tempio, dal Tradimento di Giuda , dall'Andata al Calvario, dalla Crocifissione, fino a che nella scena del Compianto l'amore, la passione, lo strazio raggiungono tale altezza e tale potenza di espressione, quali l'arte mondiale forse non saprà superare mai. (pp. 40-45)
  • [...] la più solennemente classica [tra le composizioni padovane di Donatello], quella in cui la romanità della rinascenza tocca veramente l'apogeo, è la statua equestre del Gattamelata eretta sul piazzale stesso di S. Antonio l'anno 1453 e imitante il celebre Marcaurelio capitolino. (pp. 95-96)
  • Fu il Gattamelata valoroso capitano della repubblica veneta, morto nel 1443; ma il monumento gli fu eretto non per riconoscente decreto del governo, come un tempo credevasi, bensì per pietosa volontà della moglie e del figliuolo. Donatello lo effigiò sul suo robusto cavallo di battaglia, vestito dell'armi ma scoperto il capo, nell'atto di imprimere alle falangi i movimenti che dovranno condurle alla vittoria; il gesto imperioso è pur lento e misurato, e l'occhio freddo e profondo esprime, piuttosto che lo slancio dell'eroismo, la ferrea volontà di un indomito carattere. Alla vigorosa ma calma movenza del guerriero corrisponde l'andare cadenzato e sicuro dell'animale; cavallo e cavaliere formano come un tutto inseparabile, e il magnifico gruppo profila nell'azzurro del cielo le sue linee eleganti e imponenti nel medesimo tempo. Di una semplicità somma, fors'anche eccessiva, è la base [...]. (p. 96)

Bibliografia[modifica]

  • Andrea Moschetti, Padova, Collezione di monografie illustrate, Istituto italiano d'arti grafiche editore, Bergamo, 1912

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