Aubrey Beardsley
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Aubrey Vincent Beardsley (1872 – 1898), illustratore, scrittore e pittore inglese.
Citazioni su Aubrey Beardsley
[modifica]- Aubrey Beardsley, il giovane disegnatore inglese, che un morbo implacabile doveva, nella primavera del 1898, trascinare nella tomba appena ventiseienne, è, a parer mio, una delle personalità più spiccate che l'aristocratica arte del bianco e nero abbia avuto in quest'ultimo ventennio.
Dinanzi all'opera sua così numerosa, così varia ed a cui egli ha saputo, fondendo gli elementi più disparati, imprimere un'originalità spiccatissima ed affatto individuale; dinanzi all'opera sua, che, acerbamente censurata dagli uni ed enfaticamente glorificata dagli altri, ha esercitata un'influenza così larga e così profonda sui disegnatori dell'Inghilterra e dell'America Settentrionale, suscitando tutta una falange d'imitatori, non si può rimanere indifferenti e se, già altra volta si è ceduto al fascino dell'arte d'eccezione, si finisce ben presto col non trovare esagerato l'epiteto di geniale attribuitole dai ferventi suoi ammiratori. (Vittorio Pica) - Di vita instabile – ma niente di più fermo del suo segno, infallibile e tagliente, come inciso sul metallo – Beardsley ebbe subito l'incrollabile certezza di una vocazione, la fanatica convinzione della fede. Fu puro artista, fu l'essenza stessa dell'arte, senza corpo, per diretta emanazione dell'anima. Appena toccò la carta, subito rinacquero le figure bianche e nere della pittura vascolare, le danze sfrenate del Pollaiolo, i più vertiginosi grafismi di Schifanoia. E il suo rigoroso en blanc et noir si sostituì, senza destare rimpianti, alla pittura. (Vittorio Sgarbi)
- Il desiderio, la bellezza, la morte, il piacere, il tormento, la voluttà del martirio, l'identificazione e la separazione nei sensi, la mondanità e la sacralità, trovano compiuta espressione, unità e ragione nel segno di Beardsley. Qui il Decadentismo tocca il culmine, ha la sua massima esaltazione come neppure nei suoi più valorosi campioni, Oscar Wilde e D'Annunzio. (Vittorio Sgarbi)
- La linea, così come lui la padroneggia, così come l'ha domata sino a farne una serva delle proprie visioni umile, docile, obbediente ed accorta, non conosce l'impossibile. Sa esprimere tutto, il gesto esteriore e l'impulso interiore che l'ha provocata. Scherza e si adombra, si avvinghia come liana e si appoggia rigida, sussurra dolcemente e ironizza con sarcasmo, è tenera e morbida, per tirar fuori all'occorrenza gli aculei della derisione. È una linea che arriva dappertutto, che con le sue qualità, la sua capacità espressiva raggiunge tutti gli effetti che si prefigge. (Arnošt Procházka)
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