Battaglia di dieci uomini nudi

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Antonio del Pollaiolo, Battaglia di dieci uomini nudi, incisione a bulino su rame, tra 1460 e 1465

Citazioni sulla Battaglia di dieci uomini nudi, incisione a bulino su rame di Antonio del Pollaiolo.

Bernard Berenson[modifica]

  • Di quanto finora abbiamo detto sul movimento, sarebbe difficile trovare esempio più valido d'una o due opere del Pollajuolo; che diversamente dalla più parte delle cose ch'egli produsse, e nelle quali è poco più che sforzo e ricerca, son veri capolavori d'un'arte che esalta il nostro senso vitale. Consideriamo per prima la stampa «Battaglia di nudi». Che cos'è che ci fa tornare a guardarla con piacere sempre nuovo e cresciuto? Non sono i volti della maggior parte delle figure, o i corpi appena men truci dei volti. Non è l'arabesco decorativo di tutto il disegno, che ha certo grande bellezza, ma non proporzionata al fascino che l'opera esercita su di noi. Ed è ancora meno, per la maggior parte di noi, un qualsiasi interesse per la tecnica o la storia della incisione. Il piacere che ci dànno queste figure che combattono selvaggiamente, deriva da una loro facoltà di comunicarci energia ed intensificare immensamente il nostro senso vitale.
  • Guardate il combattente caduto, e l'altro che gli si china addosso, ingegnandosi tutti e due di pugnalarsi. Il caduto punta il piede sulla coscia dell'avversario, cercando con uno sforzo tremendo di tenerlo discosto. E quest'altro, gira come un perno, afferrandosi alla testa del caduto, e non meno strenuamente vuol mantenere il proprio vantaggio.
  • I significati di questi sforzi muscolari e di queste pressioni sono resi in modo che non possiamo a meno di realizzarli; per così dire, noi ci sentiamo imitare tutti questi movimenti, con l'energia ch'essi richieggono, e senza la minima fatica da parte nostra. Se tali impressioni proviamo, senza bisogno d'alzare un dito, che cosa sarebbe a trovarci materialmente impegnati nell'azione! Mentre dura l'incanto, in una ipertesia non acquistata a mezzo di droghe, e non comperata a spese della nostra vitalità, è come se nelle vene ci corresse un elisir di vita, non già il nostro torpido sangue.

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